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Quando il potere fa rumore: Ilaria Alpi e Miran Hrovantin

A quasi 30 anni di distanza, la morte della giornalista e del suo video operatore è ancora senza colpevoli.

La Somalia, ex colonia italiana nell’epoca fascista, negli anni ’90 del secolo scorso vive uno dei suoi periodi più cruenti e difficili, con una truce guerra civile che è tutt’ora in corso. Il vuoto di potere creato dalla caduta di Siad Barre, capo di stato e dittatore somalo, farà emergere fazioni sempre più violente tra loro e sempre più armate.

È in questo contesto che, il 3 Dicembre 1992 a New York, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite firma la risoluzione 794 con la quale si procede ad operazioni di peacekeeping guidate dai Paesi membri (tra cui l’Italia) sotto mandato Onu per risolvere la crisi umanitaria in corso in Somalia.

Il 20 Dicembre dello stesso anno, mentre i primi soldati della coalizione internazionale arrivano nel Paese, Ilaria Alpi e Miran Hrovantin cominciano la loro avventura come inviati di guerra per la rete televisiva nazionale Rai 3.

Seguiranno, come giornalisti dipendenti, le azioni e le conseguenze della missione di pace Onu rinominata “Restore Hope”: ma in parallelo, indipendentemente, cercheranno indizi e nuove verità rispetto a presunti traffici di armi e di rifiuti tossici che ci sarebbero stati tra l’Italia e la Somalia, con attenzione particolare ad una compagnia di pescherecci che operava nei mari africani, la Shifco, sospettata di usare le proprie navi per riversare illegalmente grandi quantità di rifiuti tossici e radioattivi in territorio africano, provenienti soprattutto dall’Italia, in cambio di armi e favori politici. Insomma, un affare molto sporco che, insieme alla guerra civile che si stava combattendo, se confermato, avrebbe aggravato ancora di più la situazione del popolo somalo.

Il carattere di Ilaria, qui descritto molto bene da Mariangela Gritta Grainer (politica sostenitrice della famiglia Alpi per la ricerca di giustizia), le impediva di accontentarsi di mezze verità o versioni ufficiali, e questo probabilmente le è costato la vita.

Forse in due anni di presenza sul territorio somalo Ilaria e Miran avevano scoperto qualcosa di molto importante che doveva essere tenuto nascosto? Erano venuti a conoscenza di loschi intrecci tra politici, servizi segreti italiani deviati ed imprenditori?

Difficile dirlo con certezza visto che, per ora, nulla di definitivo è uscito dalle commissioni d’inchiesta istituite dallo Stato italiano e dai processi svoltisi sia a Roma che a Perugia.

Ilaria Alpi e Miran Hrovantin furono uccisi da un commando a colpi di kalashnikov a Mogadiscio, la capitale della Somalia, il 20 Marzo 1994, non molto lontano dall’ambasciata italiana.

Una storia nefasta che ci mostra come i vari depistaggi, silenzi, inchieste inconcludenti o addirittura sbagliate abbiano di nuovo, dopo l’omicidio, insabbiato la verità sullo stato delle cose.

La famiglia Alpi si è sempre spesa tanto per portare una nuova luce su questo mistero ancora irrisolto, ed ora che i genitori della giornalista uccisa sono entrambi deceduti, a portare avanti la battaglia è l’associazione Ilaria Alpi, a cui rimando i lettori più curiosi per scoprire i dettagli di questa travagliata e triste vicenda.

Luca Grassi

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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