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E a trent’anni nun può capì’

Va bene. C’è dell’emozione. Tantissima, a dirla tutta.

Mi accingo a chiudermi in una stanza tutta per me, con le mie vestaglie, i miei libri, i brani e le mie candele. E soprattutto un computer acceso davanti. Così. E fino a data da destinarsi. Trent’anni di vita consapevole sono un periodo lungo.

Comunque siano stati questi anni – non ho mai taciuto – ho accettato gli errori che ho fatto a vent’anni e ho preso la consapevolezza che ne commetterò altrettanti, grata, eternamente grata, di averli vissuti e di potermene cibare ancora da sveglia.


Mi premeva fare una scelta dai testi di tutto questo periodo e poi, di pubblicarla. In ogni sua frase, questo brano della Fallaci, resta prossimo all’istante d’origine e, comunque, contiene la verità di una donna.
Brano scelto: ORIANA FALLACI, Se il sole muore (Milano, Rizzoli 1965)

“Sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perché è finita l’angoscia dell’attesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perché anche noi siamo adulti.”


Lo provo tutto quel misto di angoscia e determinazione. Angoscia per il tempo scappato via e senza sosta, come per quei granelli di sabbia dentro una clessidra. Determinazione per la sola e unica consapevolezza, che io, posso fare molto di più che starmene a guardare inebetita quella clessidra.
Un ciclo furioso, incessante. Non mi sento parte di quei granelli. Conosco la mia età, dichiaro la mia età, mi piace la mia età. Certo, il corpo cambia, ma quello che resta è la soggettività. Resto io. Rimane la mia verità.


Quanti anni mi dai? Pare facile – non lo è mai – afferrare la vera età di una persona. Una cosa è l’età anagrafica, un’altra è quella biologica, che riflette, ancora, e come piace a me, il vero.
Rimane anche questo. Quanto sono felice io da uno a dieci quando qualcuno, dopo avere saputo la mia età, mi dice frasi tipo: “Non dimostri affatto i tuoi anni!” o “Complimenti, te ne avrei dati molti di meno”? Probabilmente undici.

Tu come me. Sembrare più giovani ci fa sentire vivi, più belli, ma anche più fieri, perché prenderci cura di noi stessi e seguire uno stile di vita sano darà sempre i suoi frutti.

Il protagonista di questa storia non sono io. Il protagonista di questa storia vive tra continui sbagli ed errori, lunghe e ciniche noie, in un tempo rassegnato e di attesa, contando i giorni credendo che non ci appartengano, gli stessi, i giorni, i più belli dei nostri giorni, quelli che non abbiamo ancora vissuto.

Non voglio aggiungere altro.

Svegliatevi.

Francesca Scotto di Carlo

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Francesca Scotto di Carlo

Ventinove anni, napoletana. Di sé dice di essere un «cumulonembi», testarda, indistruttibile, assertiva. Scrittrice, umanista, attivista, è una di quelle persone con la voglia di cambiare il mondo, un passo alla volta.
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