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Perché i trent’anni sono meglio dei venti

“A sedici anni un anno dura una vita, poi a trenta sei già lì” canta Max Pezzali in una sua canzone.

Ed è vero, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta lo vediamo tutti così, come un enorme buco nero a cui ripensiamo quando siamo grandi e che spesso facciamo fatica a ricordare.

Quando siamo piccoli non vediamo l’ora di diventare grandi, ci affanniamo perché il tempo giri più veloce e così, tra libri e compiti in classe, arriva la maturità, poi le sere con gli amici, la birra, le prime cotte, l’università, gli esami, la laurea e in un attimo veniamo catapultati nel mondo degli adulti, tra responsabilità, bollette e commercialisti, a domandarci come siamo arrivati ad avere trent’anni e cosa sia successo nel frattempo. 

Raggiungiamo un’età in cui non ci sentiamo né troppo giovani né troppo adulti, perché è questo che si prova ad avere trent’anni. Un periodo in cui, buttando un occhio alle follie passate, ci sembra improvvisamente di esserci svegliati in un nuovo corpo e così, mentre al supermercato ci ritroviamo a scegliere tra l’insalata in busta e quella fresca, ripensiamo al fatto che forse avremmo preferito viverla meglio quella giovinezza, e diamo spazio, senza troppi indugi, ai primi rimpianti per un tempo che, sappiamo, non tornerà più.  

E che fare, allora? 

Oscar Wilde dice che per tornare giovani, basta ripeterne le follie, ma noi siamo sicuri che tornare ad avere vent’anni sarebbe così incredibile come ce lo immaginiamo?

Facciamo un passo indietro, allora, perché oggi scopriremo 5 motivi per cui avere trent’anni è meglio che averne venti:   

  • Chi trova un amico trova un tesoro

A vent’anni ci circondiamo di molte persone e spesso facciamo confusione su chi davvero sia dalla nostra parte e chi, invece, ci sta vicino solo per opportunismo, per noia o per abitudine. Quando abbiamo trent’anni, invece, di amici ne abbiamo due, tre al massimo, ma ce li siamo scelti, lo abbiamo fatto con cautela ed è per questo che sappiamo, con assoluta certezza, che ci accompagneranno per il resto della vita. 

  • La verità è che non gli piaci abbastanza 

Quando volte ci siamo torturati per la fine di una relazione, martellandoci il cervello di domande a cui non riuscivamo a trovare una risposta?

Abbiamo sicuramente sbagliato qualcosa, siamo stati troppo accondiscendenti, o non lo siamo stati per niente. Avremmo dovuto essere più romantici, o meno romantici. Più lascivi, meno gelosi, più attenti. Insomma, ogni delusione amorosa seguiva sempre una lunga serie di interrogativi, che il più delle volte terminavano con l’acquisizione di consapevolezze sbagliate.

A trent’anni, invece, tutto diventa più semplice. Smettiamo di farci troppe domande e guardiamo alle delusioni con occhi diversi. Soffriamo, sì, ma lo facciamo mantenendo le nostre posizioni e mettendoci anche la giusta dose di dignità, accettiamo un rifiuto senza sentirci sbagliati con la stessa risolutezza con cui affermiamo che se non ti vuole, la verità è che non gli piaci abbastanza. 

  • Essere o non essere 

A vent’anni ci sembra di essere uno, nessuno e centomila. Come Pirandello, sì, ma più incasinati. Questo succede perché non conoscendoci, tendiamo a identificarci con il nostro intorno e il più delle volte finiamo per indossare una maschera che nasconde la nostra vera identità. Lo facciamo perché abbiamo paura di non essere conformi a quello che la società richiede o, in senso stretto, al nostro gruppo di amici o ai nostri compagni di università.

Nessuno ci dice che essere diversi può essere un merito e così passiamo gran parte del nostro tempo a provare a piacere agli altri. A trent’anni, di piacere agli altri non c’importa più, abbiamo il nostro modo di vedere, il nostro modo di essere e persino il nostro modo di vestirci. Ricerchiamo la diversità e mettiamo in luce quei particolari che ci rendono speciali, iniziando ad amare quello che fino a qualche anno prima, di noi, proprio non riuscivamo ad accettare.

  • La famiglia

Si sa, a vent’anni non vogliamo nemmeno essere baciati in pubblico dai nostri genitori, passare un sabato sera in famiglia equivale il più della volte a una punizione gratuita e i fratelli sono più simili a una schiera di Mangiamorte pronti a succhiarci la vita e tutta la pazienza che abbiamo a disposizione. A trent’anni, invece, trascorrere il tempo insieme diventa quasi un lusso, come un appuntamento da segnare sul calendario.

Il tempo, che fino a quel momento avevamo dato per scontato, è diminuito, e stare con i nostri familiari diventa quasi un regalo, di quelli che aspetti a Natale o al compleanno, un momento unico che non ci perderemmo per nulla al mondo. 

  • Credere meno, ma di più 

Quando siamo giovani, crediamo e sogniamo molto. Troppo, forse. Crediamo nell’amore, nell’amicizia, nel matrimonio, a San Valentino, ai fiocchi di neve a Natale, al destino e persino nell’Oroscopo. È facile quando davanti a noi abbiamo solo un quaderno pieno di fogli bianchi, tutti da scrivere. Nessuna cancellatura, niente scarabocchi. Solo noi e i nostri pensieri ancora accartocciati.

A trent’anni, invece, a certe cose non crediamo più, perché abbiamo avuto delle delusioni e siamo stati feriti forse anche più d’una volta, ma quando riguardiamo quel quaderno, pieno di cancellature e sbavature, sappiamo quello che resta. E quello che resta, è quello in cui noi, crescendo, abbiamo imparato a credere davvero. E non importa cosa sia, per ognuno probabilmente sarà diverso, ma sappiamo che quei piccoli, minuscoli pensieri, sono essenziali, perché hanno forgiato la persona che siamo.  

Insomma, certe volte avere trent’anni spaventa e non solo perché ci rendiamo conto che, tutto a un tratto, non mettiamo più i tacchi alti, non facciamo le quattro del mattino e il sabato preferiamo restare a casa a vedere un film, ma perché per la prima volta acquisiamo la consapevolezza del tempo che scorre e di noi che forse non siamo più così piccoli.

E così un vecchio compagno di classe diventa il nostro testimone di nozze, un sogno diventa una realtà e i nostri genitori, da supereroi, si trasformano in persone normali. 

Oscar Wilde dice che per tornare giovani basta ripeterne le follie, io dico che ogni età ha le sue, di follie, ma una cosa è certa: se credete, cari lettori ventenni, che la vita sia incasinata, è perché, con tutte le probabilità, non ne avete mai avuti trenta. 

Donatella Casa
Fonte copertina Super Eva

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Donatella Casa

Leggo per conoscere e scrivo per mettere ordine. Da 28 anni sono il rifugio dei miei pensieri. Viaggio per scoprire, sogno per viaggiare e credo nell’oroscopo, anche se detesto ammetterlo. Odio lo sport ma corro sulla tastiera, mi piace l’alba ma a quell’ora dormo sempre. Trascorro la maggior parte del tempo a gestire le mie contraddizioni. Credo nella gentilezza come atto di ribellione e diffido da chi dice di sapere sempre tutto.
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