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“Vedi, ci sono dei ricordi che mi devi”

Dopo il grande successo estivo di Giovani Wannabe, i Pinguini Tattici Nucleari ci regalano un nuovo singolo intitolato Ricordi.

Un brano che si fa amare fin dal primo ascolto, poiché ognuno di noi riesce a farlo proprio legandolo a un significato totalmente unico e personale, vicino al proprio vissuto, senza sapere che nasconde qualcosa di molto più profondo.

Non è la prima volta che il tema dei ricordi diventa protagonista di un testo dei Pinguini, anzi, intrecciandosi al tema del viaggio, in questa canzone sembra chiudere un cerchio: in Pastello Bianco i ricordi si lasciano andare, in Giovani Wannabe si viaggia per crearne di nuovi e qui sono un’ancora a cui aggrapparsi.

È un pezzo in cui il ricordo diventa sia rifugio che evasione: un rifugio per chi ci si aggrappa nei momenti bui, per chi necessita di ritornare indietro un attimo per poter andare avanti, ed evasione per chi invece li sfrutta per volare via, per viaggiare con la memoria anche quando si è chiusi in una stanza.

Ma il vero significato di Ricordi non è chiaro fin dal primo ascolto. All’apparenza può sembrare una semplice storia d’amore, ma non è così. Tra parole e riferimenti è celato il senso che dovremmo cogliere, ma per iniziare basta osservare attentamente l’immagine del singolo.

Un elefante abbraccia e sposa un pesce rosso: il primo noto per la sua ottima memoria e il secondo tendente per natura a dimenticare tutto all’istante, ad ogni giro nella sua boccia d’acqua.

La canzone, infatti, è dedicata a chi i ricordi li perde, giorno dopo giorno, e a chi cerca di afferrarli uno per uno per tenerli in vita. È una poesia che con dolcezza e un pizzico di malinconia mette in luce un nemico che spazza via frammenti di storia e di personalità: l’Alzheimer

A spiegarlo è proprio Riccardo Zanotti, frontman del gruppo, che traccia una vera e propria analisi di lettura del testo:

Ricordi è una canzone a più strati. A un primo ascolto può sembrare una semplice canzone d’amore, ma in realtà è una storia di speranza e sofferenza. Talvolta i ricordi sono l’unica cosa a cui ci si può aggrappare per vivere una parvenza di normalità, anche in un rapporto di coppia. Una storia d’amore è per definizione storia condivisa, storia d’insieme, e i ricordi sono mattoni con cui questa si costruisce. È solo nella memoria di momenti belli che il peso di un futuro incerto può trovare sostegno e sollievo.

Nella canzone una coppia si trova a ripercorrere i propri istanti migliori, insieme ai più difficili e ai più divertenti. Versano in una situazione di grande sconforto: a causa di una malattia neurodegenerativa lei sta progressivamente perdendo pezzi di sé. Qualche ricordo è frammentato, qualcuno è sbiadito, ma tutti tornano in qualche modo vivi nel momento in cui lui glieli rievoca con piccoli, semplici e dolci gesti quotidiani.”

Quindi è un amore che si intreccia con la sofferenza, quella che solo chi ha un caro affetto da questa malattia può conoscere.

L’Alzheimer si avvia portando via un nome, una ricetta, la strada di casa, un evento passato, ma con il passare del tempo spazza via ogni ricordo, frammenti di un passato che ha costruito un’anima, una personalità, una vita che ora non esiste più.

Ora tutto ciò che è stato è sbiadito, cancellato.

Ora anche le persone più care sono nuovi volti.

Si finisce passo dopo passo nel vuoto, in uno spazio illusorio fatto di nuove verità: quelle costruite dalla mente.

E quella persona forse è inconsapevolmente felice, serena in un mondo fittizio e immaginario, che non ha che un leggero sbocco sulla realtà, quella concretezza di cui non si ha più percezione.

Ma di sicuro è una serenità che non coinvolge chi gli sta intorno, chi ogni giorno vede la vita dell’altro svanire a poco a poco e che in ogni istante combatte per afferrare briciole di esistenza e intrappolarle nel presente. 

Ci si ripresenta ogni mattina, si reinsegnano tante cose ogni mattina. Tra i piccoli gesti quotidiani si rivive un percorso e si racconta il passato, si riosservano immagini e si riascoltano canzoni cercando di riportarle alla mente dell’altro e di stringerli con forza, pur consapevoli che al risveglio ci saranno nuove storie da raccontare.

Si lotta ogni giorno, ottenendo in cambio sporadici sorrisi. Sembrano così poco, ma in realtà sono tutto: incarnano la speranza che in qualche angolo remoto della mente vivano ancora sbiadite le immagini di un tempo, consapevoli che seppur calpestate dalla mente, nel cuore vivano ancora con potenza e con forza.

Ed è ciò che cerca di fare il protagonista della canzone: rendere vivi stralci di vita condivisa, una vita in due che ora solo uno può ritrovare nella semplicità dei gesti quotidiani e raccontarla all’altro.

Il testo, infatti, è pieno di riferimenti di questo tipo.

Lo stesso titolo richiama qualcosa che non può più essere condiviso, appunto i ricordi, o che almeno va rinnovato giorno dopo giorno: “Ci sono dei ricordi che mi devi”.

La persona ammalata non si accorge che chi le sta accanto “ha gli occhi rossi” per le lacrime, ora non è altro che “un jamais vu” tra tante altre persone, uno sconosciuto che ogni mattina si ripresenterà in modo diverso con “la faccia di cui lei ha più bisogno”.

Più avanti, inoltre, è citato l’Aducanumab, farmaco che viene utilizzato proprio da chi è affetto da questa malattia.

Ma tra malattia e sofferenza, vince l’amore, esplicito in una dedica contenuta nel testo:

“Ma solo ieri c’eri, nei giorni neri

quelli che piove troppo forte per stare in piedi

e fottevamo anche la morte volando leggeri

m’hai chiesto, “Dimmi cosa temi, che cosa credi?”

La mia risposta sei tu”

Insieme hanno sempre affrontato tutto: lei è sempre stata la sua forza e di sicuro lo sarà sempre.

Io ti terrò la mano e tu tienimi l’anima

e pure se non sai chi sono, non lasciarla mai

Credo che queste frasi esprimano chiaramente il vero senso dell’amore: lui sarà sempre il suo sostegno per andare avanti, ma lei avrà sempre in mano la sua anima perché ne è parte integrante.

Anche se inconsapevolmente, sarà sempre lei la sua ragione di vita.

Maddalena D’Angelo

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Maddalena D'Angelo

Un po' troppo timida, particolarmente sensibile, esageratamente romantica, mi definirei così. Sono Maddalena D’Angelo, classe ’99 e studentessa di Filologia moderna. Parola d’ordine? Creatività. Mi piace trasformare il mondo fuori e mostrare il mondo che ho dentro. Ho sempre vissuto con la penna in mano, con le scarpette da punta ai piedi e con mille idee in testa, ma non sto qui a raccontartele, scoprile leggendo i miei articoli!
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