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“La festa dei morti”: il lutto raccontato da Lafcadio Hearn

Pubblicata da Mimesis, La festa dei morti e altri racconti giapponesi di magia è una raccolta dedicata agli scritti di Lafcadio Hearn, personaggio chiave dell’incontro culturale tra mondo occidentale e mondo orientale.

Tante le abitudini che ci differenziano dal popolo giapponese, a partire dalla celebrazione del ricordo dei defunti.

Il 2 novembre, come ben sappiamo, si celebra la commemorazione dei defunti. Nella nostra parte di pianeta la morte è quasi sempre concepita con estremo dispiacere, come un traguardo finale che mette un punto all’esistenza terrena di una persona. Anche se questo discorso vale a prescindere da ogni tipo di credo religioso, bisogna aggiungere che la cultura cristiana ha ispirato molto le sensazioni legate al lutto.

In altre aree della Terra, invece, il concetto di morte è estremamente diverso. Nello specifico mi riferisco al Giappone, dove la festa della commemorazione dei defunti non cade nel mese di novembre, ma a luglio, tra il 13 e 15 di ogni anno. A raccontarcelo è un uomo sconosciuto ai più, ma nome noto a chi è appassionato di cultura nipponica: Lafcadio Hearn.

Nato in Grecia e cresciuto tra l’Inghilterra e l’America alla fine del XVIII secolo, Lafcadio Hearn è un personaggio la cui biografia avrebbe bisogno di uno spazio a parte. Giornalista e saggista, Hearn emigra in Giappone nel 1889 per restarci fino alla fine dei suoi giorni.

È particolarmente conosciuto per i suoi racconti sulle tradizioni e sul folklore nipponico, raccontati con maniacale cura e dettagli precisi. Grazie al suo immenso lavoro di reportage, l’allora esotico e misterioso Giappone viene finalmente rivelato in Europa, aprendo una strada comunicativa tra due culture ugualmente antiche, ma estremamente diverse.

Al mercato dei morti è il primo racconto contenuto nella raccolta pubblicata da Mimesis e interamente dedicata ai racconti di magia e fantasmi di Hearn. Così l’autore descrive lo svolgimento del Bonmatzuri (Festa dei morti o delle lanterne):

“In ogni casa piccole barchette di paglia d’orzo, fittamente intrecciate, sono state caricate con scorte di cibi scelti e ornate con minuscole lanterne e con messaggi scritti di fedeltà e amore. Di rado queste barchette sono più lunghe di due piedi; ma i morti han bisogno di poco spazio. Poi queste fragili imbarcazioni vengono varate nel canale, nel lago, nel mare o nel fiume. E, se la notte è limpida, viaggiano a lungo; quelle flotte di fantasmi scivolano scintillanti verso il mare; e il mare intero brilla all’orizzonte delle luci dei morti.”

Non ci sono cimiteri o storie dell’orrore nell’aldilà giapponese, ma solo pensieri di affetto e celebrazioni festose per la vita dei defunti: un modo diverso, ma altrettanto commovente di salutare chi non c’è più.

Alessia Capasso

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La Redazione

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