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La Morte è una cosa da ricchi? Il Cimitero delle 366 fosse no!

Il Principe De Curtis, nella sua opera più importante, recitava così:

“‘A morte ‘o ssaje ched”e? è una livella.

‘Nu rre, ‘nu maggistrato, ‘nu grand’ommo
Trasenno stu canciello ha fatt’o punto
C’ha perzo tutto, ‘a vita e pure ‘o nomme
Tu nu t’hè fatto ancora chistu cunto?”

Con la celebre poesia “A’ Livella” Totò sottolineava come, una volta varcati i cancelli dei cimiteri, le disparità sociali si appiattiscano fino ad annullarsi. Ma è davvero così?

Vi siete mai chiesti se veramente tutte le persone, dai nobili, ai contadini, ai fascisti, vengano sepolti tutti nello stesso luogo?

In una quasi invisibile traversa situa in Corso Malta, a Napoli, si apre una rampa che giunge all’ingresso del secolare Cimitero delle 366 fosse. L’edificio fu costruito con Ferdinando IV di Borbone, nel 1762, chiamato delle 366 fosse perché questo è il numero massimo di corpi che il complesso sepolcrale può contenere.

Il Re Ferdinando aveva un occhio di riguardo per la popolazione napoletana meno abbiente, tant’è che, unitamente al cimitero, fece costruire anche Il Real Albergo dei Poveri, comunemente conosciuto dai napoletani come “O’ Serraglio”. Il concept di realizzazione del cimitero aveva una nota mistica, il nome infatti “delle 366 fosse” non era affatto casuale. Le sepolture erano pensate in maniera schematica, razionale – in perfetta linea con l’animo illuministico che contraddistinse il periodo della sua realizzazione – tant’è che era pensato per ospitare un cadavere al giorno, anche negli anni bisestili. Ogni fossa aveva un numero che la contraddistingueva, si iniziava con le sepoltura il primo giorno dell’anno, che rappresentava la prima fossa.

Ma perché c’era bisogno di un luogo ad hoc per queste categorie? La risposta è molto semplice, per i cimiteri “normali” vige tutt’ora una tassa obbligatoria da pagare ai Comuni di residenza per la concessione dei loculi. E chi non poteva permetterselo? Molto brutalmente, veniva seppellito nelle cavità degli Ospedali, o delle Chiese: si dice che decine di migliaia di cadaveri, durante l’epidemia di peste del XVI secolo, furono seppelliti nei sotterranei dell’Ospedale degli Incurabili.

In Italia le spese funebri gravano sempre sulle spalle degli eredi del defunto e nel caso steste pensando di eludere lo Stato non lasciando eredità ai vostri avi, vi avviso che, in quel caso, esistono molte comunità locali a cui i familiari di un defunto in difficoltà economica possono rivolgersi per risolvere queste spese. Nel nostro paese c’è addirittura il rischio che si introduca una tassa sulla morte, come se Caronte fosse ritornato a pretendere il pedaggio.

In molti paesi del mondo, la situazione è ben diversa, tutt’oggi Stati Uniti e Brasile, non sapendo più dove poter seppellire i “morti senza identità”, soprattutto in seguito all’epidemia Coronavirus, hanno adottato il triste sistema delle fosse comuni. Beh, forse verrebbe da pensare che il Cimitero delle 366 fosse sarebbe stata una valida alternativa per dare degna sepoltura a queste persone. Mi duole però avvisarvi che, dopo più di 700.000 salme, nel 1890 il cimitero è stato definitivamente chiuso.

Ora è un luogo che versa in condizioni non ottimali, in cui vengono organizzati eventi ed inoltre c’è la possibilità di visitare il complesso. Anche se avrebbe bisogno di qualche accorgimento strutturale, sembra si stia dando nuova Vita ad un luogo che ha messo la Morte alla portata di tutti.

Giovanni Perna

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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