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Politicamente informato: Ministro degli Esteri Luigi Di Maio

Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha la funzione di gestire l’attività di dialogo, rappresentanza e i rapporti economici, politici, culturali del nostro paese con gli Stati esteri.

Questo Ministero fu istituito nel 1848 dallo Statuto Albertino del Regno di Sardegna.

La legge del 23 aprile 2003 n. 109 ha ulteriormente delineato le funzioni di questo ministero. 

Attualmente la sede si trova nel Palazzo della Farnesina, che lo ospita dal 1959.

Il Ministero degli affari esteri è presente in molti Stati del mondo con Ambasciate, Consolati, Istituti italiani di cultura,  Rappresentanze permanenti, come nel Consiglio d’Europa e nella NATO. 

Il Ministro degli esteri è Luigi Di Maio, in carica dal 5 settembre 2019 nel governo Conte II e nel governo di Mario Draghi.

Delineiamo brevemente la sua storia politica.

Luigi Di Maio comincia fin da giovane ad interessarsi di politica, e nel 2009 è attivo nel Movimento 5 stelle, fondato da Beppe Grillo.

Eletto deputato nel 2013, è stato il più giovane vicepresidente della Camera della storia della repubblica italiana. 

Nel 2017 è stato eletto dagli iscritti alla piattaforma Rousseau, capo del movimento, ruolo che ha rivestito fino al gennaio del 2020, periodo in cui sono cominciati i contrasti all’interno del partito.

Nelle elezioni politiche del 2018 il movimento 5 stelle ottiene il 33% dei voti. Per creare il governo si allea con la Lega di Matteo Salvini, formando il governo Conte I di cui Di Maio fu vicepresidente del Consiglio e ministro dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali, fino alla caduta del governo avvenuta a settembre 2019.

Nel governo Conte II ed in questo in corso di Draghi è stato nominato ministro degli Esteri.

Tra i punti fondamentali del movimento, sostenuto fermamente anche da Di Maio vi è il reddito di cittadinanza, approvato nel gennaio 2019 come misura di contrasto alla povertà.

Continue tensioni all’interno del partito dei pentastellati hanno portato a fratture all’interno del movimento che sono divenute insanabili.

All’interno del movimento si sono create correnti opposte, quella sostenuta da Di Maio più atlantista e vicina al governo e quella di Conte favorevole ad un ritorno agli antichi ideali del Movimento 5 stelle e scettica sull’invio di armi in Ucraina.

La scissione era nell’aria e il 21 giugno scorso Luigi Di Maio ha fondato un nuovo partito: Insieme per il Futuro, di cui ora è leader. 

Da sempre favorevole al vincolo di mandato per evitare i frequenti cambi di casacca, altro progetto fondamentale del Movimento per cui si era tanto battuto, Di Maio ha fatto quello che aveva sempre detto che non avrebbe fatto, coerentemente con la linea comportamentale tenuta dalla maggioranza dei politici italiani i quali dicono una cosa per poi farne un’altra.

Ma è risaputo ormai che i nostri politici hanno la memoria corta, è una loro caratteristica peculiare.

E così è nato un nuovo partito, come se l’Italia avesse bisogno di un nuovo partito. 

L’impressione è che Di Maio meditasse di abbandonare il Movimento già da tempo e che abbia voluto costruirsi una sua corrente politica, distaccata dal Movimento, da Conte con cui è in chiaro dissidio, da Grillo e dalla regola dei due mandati, così facendo si è assicurato la prosecuzione della sua carriera politica.

In un paese attanagliato dalla crisi economica che deve affrontare problemi sempre più difficoltosi quali il caro bollette, l’aumento dei prezzi degli alimenti, la pandemia ancora presente e la salvaguardia dell’ambiente, sarà interessante osservare come il nuovo partito, che al momento secondo i sondaggi ha circa il 4% ed è collocato nel gruppo dei tanti partiti di centro, affronterà queste sfide e con chi in vista delle prossime elezioni del 2023 intenderà allearsi.

Beatrice Gargiulo 

Copertina realizzata dalla caporedattrice

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Beatrice Gargiulo

M. Beatrice Gargiulo, studentessa di archeologia, ama l’arte, la storia e dedicare il tempo libero alla lettura.
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