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“La parola piangere” non appartiene solo al passato

La parola piangere è un racconto breve che troviamo nel libro di Gianni Rodari dal titolo Favole al telefono. La storia narra di una scolaresca in gita al museo del “tempo che fu, dove sono raccolte le cose di una volta che non servono più”.

Tra gli antichi cimeli dei sovrani di un tempo, come la corona e lo strascico, vi troviamo qualcosa di inaspettato: una parola.

Questa storia non è ancora accaduta, ma accadrà sicuramente domani. Ecco cosa dice.

La parola piangere

Domani una brava, vecchia maestra condusse i suoi scolari, in fila per due, a visitare il museo del Tempo Che Fu, dove sono raccolte le cose di una volta che non servono più, come la corona del re, lo strascico della regina, il tram di Monza, eccetera.

In una vetrinetta un po’ polverosa c’era la parola piangere.

Gli scolaretti di Domani lessero il cartellino, ma non capivano.

– Signora, che vuol dire?

– È un gioiello antico?

– Apparteneva forse agli etruschi?

La maestra spiegò che una volta quella parola era molto usata, e faceva male. Mostrò una fialetta in cui erano conservate delle lacrime: chissà, forse le aveva versate uno schiavo battuto dal suo padrone, forse un bambino che non aveva casa.

– Sembra acqua,– disse uno degli scolari.

– Ma scottava e bruciava, – disse la maestra.

– Forse la facevano bollire, prima di adoperarla?

Gli scolaretti proprio non capivano, anzi cominciavano già ad annoiarsi. Allora la buona maestra li accompagnò a visitare altri reparti del Museo, dove c’erano da vedere cose più facili, come: l’inferriata di una prigione, un cane da guardia, il tram di Monza, eccetera, tutta roba che nel felice paese di Domani non esisteva più.

Immediato è il significato che sprigionano, seppur poche, le righe di questa storia: la sofferenza non smetterà mai di esistere. Tutto ciò che provoca dolore, non appartiene solo al passato come la corona del re e lo strascico della regina, ma si propaga fino al nostro presente.

“Una volta quella parola era molto usata, e faceva male” ed oggi è ancora così. Anche se i bambini del Domani ancora non ne capiscono il significato perché troppo piccoli e dall’animo innocente.

La tirannia del più forte, le guerre, la negazione dei diritti, la povertà, lo sfruttamento del più debole, la discriminazione razziale e di genere… tutto questo non fa che generare la parola piangere.

Enza Galiano

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Enza Galiano

Sono Enza Galiano, disegno cose e faccio guai. La mia formazione è stata arricchita dall’Accademia di Belle Arti di Napoli dove ho coltivato la mia passione per l’arte visiva e ho scoperto l’illustrazione. Mi piace raccontare storie ed esprimere idee attraverso forme e colori. Le illustrazioni sono la mia voce silenziosa.
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