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“A singolar tenzone”: celebri rivalità ed accademiche frecciatine

Il panorama artistico, si sa, è controverso come poche cose al mondo.

La concorrenza e l’esasperata ricerca della novità fanno sbracciare nella calca, con l’intento di catturare l’interesse di committenti, mecenati, pubblici di ogni età. Da sempre.

Se sommiamo anche il bisogno tipicamente umano di prevalere ed eccellere in tutto quello che fa, abbiamo ottenuto la figura del classico artista un po’ drama queen, geniale nel suo essere così eccessivo in tutto.

L’esempio che si può fare per descrivere una rivalità di questo tipo è lampante: provate a mettere due galli in un pollaio. Vedrete come cercheranno lo scontro, nel tentativo di marcare il territorio che gli compete.

Non me ne vogliano gli esperti per aver paragonato dei mostri sacri a pennuti tronfi e poco abili nel volo.

Ma ammetto che la scena che mi si figura in testa è tanto ilare quanto mai azzeccata. Se non siete convinti, ecco un po’ di nomi illustri, coppie tenute insieme dallo stretto filo del dissing, binomi di amicizie turbolente che, in ogni caso, hanno sempre lasciato qualcosa l’uno nell’altro.

Una sfida all’ultima formella. Brunelleschi e Ghiberti

Chi non ricorda le famose formelle realizzate da Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti per il concorso che avrebbe attribuito a uno di loro il progetto della Porta Est del Battistero di Firenze?

La sfida, bandita nel 1401 dall’Arte dei Mercanti, prevedeva l’elaborazione del tema del Sacrificio di Isacco, reso in entrambi i casi in maniera impeccabile.

Nonostante la vittoria del Ghiberti sia risaputa e decantata dai posteri, alcuni affermano che in realtà il concorso sia finito in parità, permettendo ad entrambi gli artisti di lavorare insieme alla porta.

Tuttavia, Brunelleschi avrebbe rifiutato l’offerta, forse in un atto di superbia, o ancora per semplice antipatia personale e lavorativa nei confronti del collega. E Ghiberti, probabilmente anche sollevato della faccenda, lavorò senza seconde opinioni alla sua Porta del Paradiso.

Uno stile agli antipodi. Michelangelo e Raffaello

La fiamma de foco michelangiolesca da un lato, la delicatezza quasi arcaica del Sanzio dall’altro: ecco su quale sfondo culturale viveva la Roma manierista del ‘500.

C’è da dire che i due artisti si ammirassero molto, reciprocamente. Raffaello d’altronde, appena ventenne, era giunto nella città eterna anche – e soprattutto – per il maestro. Eppure, com’era ovvio, la concorrenza per assicurarsi le attenzioni della corte papale crearono qualche tensione.

Una leggenda vuole che Michelangelo sia intervenuto direttamente su un affresco di Raffaello a Villa Farnesina, approfittando della sua assenza. Questo avrebbe fatto scattare la rabbia del giovane artista, che però decise di mantenere quell’aggiunta. D’altro canto, è pur sempre di Michelangelo che si sta parlando.


L’amicizia spezzata. Van Gogh e Gauguin

Paul Gauguin e Vincent Van Gogh hanno convissuto nella casa di quest’ultimo, ad Arles, per circa tre mesi. Insieme producevano arte gomito a gomito, riuscivano a stimolarsi a vicenda, in un continuo flusso creativo.

Allora perché la convivenza durò così poco? Erano figli dello stesso tempo, riuscivano ad influenzarsi a vicenda, nel bene e nel male. Ed ecco che la risposta risiede nella domanda: fu colpa della convivenza stessa.

Gauguin, animo libero alla ricerca del primitivo e della semplicità che sta alla base di esso, cominciò a sentirsi oppresso dalla poca stabilità mentale ed emotiva dell’amico.

Annunciandogli di volersene andare, dovette assistere alla scena in cui Vincent, in preda alla disperazione, si ferì ad un orecchio, amputandolo.
In verità, sono molte le voci legate alla vicenda dell’orecchio mozzato di Van Gogh.

Fatto sta che, come fra i migliori amanti, anche per i due artisti venne il momento di prendere strade diverse. E di non rincontrarsi mai più.

Ne resterà soltanto uno. Pollock e De Kooning

Il gesto la fa da padrone nell’arte informale di Jackson Pollock e Willem De Kooning. Astrattismo, dripping, figure che compaiono in quelli che potrebbero essere considerati solo un miscuglio di segni casuali su tela, ma che in realtà tendono a celebrare proprio la gestualità dell’artista.

In Artisti Rivali di Sebastian Smee, si racconta che Pollock e De Kooning fossero inizialmente amici, separati dalla smania di successo e dalla gelosia del secondo nei confronti della fama del primo.

Nel 1956, a seguito di un incidente stradale, Pollock venne a mancare. Da parte sua, l’ “amico” urlò con gioia: È morto. È finita. Sono io il numero uno.

Tempo dopo, instaurò una relazione d’amore con l’ex ragazza del collega. Che dire, al cuore non si comanda. Ma se è vero che gli amici si contano sulle dita di una mano, certo è che, su quella di Jackson, Willem non era minimamente contemplato.

Ilaria Aversa

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Ilaria Aversa

Classe 1996, Ilaria Aversa nasce a Sorrento in un lunedì di giugno. Fortemente convinta che la pasta sia il suo unico credo, si è laureata in Storia dell'Arte, dimostrando di sapersi concentrare ed impegnare seriamente, ogni tanto. Ama prendersi poco sul serio, infatti la sua massima più ricorrente è "Almeno sono simpatica". O, almeno, lo spera.
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