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Pillole di storia dell’arte, a caccia di bellezza con Susi Mastracchio

Immagina poter conoscere le bellezze italiane solo con un click.

Immagina andare a Napoli con una guida digitale alla mano e scoprire luoghi ancora poco conosciuti, meraviglie artistiche e architettoniche che non aspettano altro che essere visitate.

Tutto ciò è possibile grazie al progetto Pillole di storia dell’arte, nato da un’idea di Susi Mastracchio, studentessa di Storia dell’arte e volontaria del S.C.U presso l’associazione Siti Reali e che oggi risponderà ad alcune delle nostre domande.

Ciao Susi! Ti lascio subito la parola. Presentati pure ai nostri lettori.

«Ciao Catia e ciao a chi ci sta leggendo! È un piacere, oltre che un onore, fare questa intervista e far conoscere il mio progetto di divulgazione della storia dell’arte sui social! 

Sono una studentessa di storia dell’arte, alle ultime battute per quanto riguarda il proprio percorso universitario, svolto, sia in triennale che in magistrale, alla Federico II di Napoli, la mia città, a cui sono legatissima, che mi ha ispirata nella scelta di questi studi. Ho sempre alternato allo studio il lavoro, sia nell’ambito dei beni culturali (attualmente sono volontaria del S.C.U. presso l’Associazione Siti Reali), sia in altri settori. Tutti impieghi che mi hanno permesso di crescere tantissimo e avere un minimo di indipendenza economica per pagare la retta universitaria, i libri etc.»

Parlando del tuo meraviglioso progetto, che poi è anche il fulcro di questa intervista, come nasce Pillole di storia dell’arte?


«Pillole di storia dell’arte nasce, totalmente a caso, nel maggio 2019, ma, al tempo, non avevo un progetto o un’idea da sviluppare e, vista (anche) la mia scarsa attitudine ai social, dopo qualche post abbandonai la pagina. Galeotta fu la pandemia e la quarantena, che credo abbia reso un po’ tutti più social per sopperire all’impossibilità di socializzare dal vivo, e così ripresi a scrivere e a raccontare la mia passione. Oggi, dopo circa due anni di Pillole, mi diverto davvero tanto a divulgare, cercando di non risultare pesante ma mai banalizzando, questa splendida materia che è, appunto, la storia dell’arte abbracciandola a trecentosessanta gradi. »

Dai tuoi post mi sembra di vedere un forte legame con l’arte napoletana. Ti va di dirmi qualche opera o luogo partenopeo poco valorizzato, o anche poco conosciuto, ma che merita di essere visitato?

«Il patrimonio storico-artistico e culturale di Napoli è davvero immenso e non saprei proprio scegliere un solo luogo che meriti di essere visto! Quello che posso consigliare è di guardarsi intorno, non necessariamente andando nei musei e talvolta pagare biglietti salati… basta entrare nelle chiese, negli androni dei palazzi, girovagare per i vicoli… è così che spesso faccio ed è così che mi sono imbattuta in opere meravigliose, specie di StreetArt, una delle mie passioni. Uno dei miei murales preferiti è “Iside” di Francisco Bosoletti che si trova sui Quartieri Spagnoli in via Emanuele De Deo. »

Visitando Pillole di storia dell’arte sono rimasta colpita, sin da subito, dal sapiente utilizzo delle nozioni e dei concetti da te studiati in questi anni. Volevo quindi chiederti, perché, a tuo parere, bisogna studiare la storia dell’arte?

«Ti ringrazio tanto e ti dico che studiare la storia dell’arte, almeno secondo me, è essenziale per imparare a guardare le cose che ci circondano, a cogliere i dettagli. Aiuta a sviluppare una sensibilità che, paradossalmente nell’era delle immagini, si è un po’ perduta e infine è la via più bella (perché illustrata) per conoscere altre materie, in primis la storia, ma anche la geografia, la letteratura fino alle materie come la medicina e l’ingegneria che manco immaginiamo possano avere una correlazione con l’arte ma indagando tutto si fonde. »

Cosa pensi invece del rapporto che oggi vediamo tra social network e arte? Quanto sono importanti i canali social nella trasmissione della disciplina?

«Prima di intraprendere questo percorso non avevo assolutamente la percezione di quanto i social fossero importanti per parlare di arte ma ora mi rendo conto che sono diventati essenziali per questa disciplina al pari della altre. »

A proposito del mondo social, è nata negli ultimi anni la figura dell’art sharer. Di cosa si tratta? Ad oggi possiamo dire che sia una professione vera e propria?

«Gli Art Sharer sono persone che condividono sui propri social contenuti che sono legati al mondo storico-artistico. Banalmente possiamo dire che sono gli Influencer dell’arte. Credo che si possa guadagnare facendo questo tipo di attività anche perché verosimilmente funziona come per gli influencer che si occupano di altro, quindi si è una professione, ma è comunque una nicchia, quindi, sono in pochi ad affermarsi. Per me è un puro hobby che cerco però di fare con professionalità. »

Credi che il mondo dell’arte, della sua divulgazione, andrà verso questa direzione nel futuro? Quali sono le sue possibili evoluzioni social e non?

«Credo che la divulgazione digitale continuerà a svilupparsi in parallelo con i social, è un fenomeno a cui abbiamo già assistito ad esempio dai blog o dai video su Youtube si è passati ad Instagram e a TikTok, chiaramente ogni piattaforma ha un proprio “codice linguistico” ma guardando in giro, anche tra i profili dei musei (la cui presenza social trovo ormai irrinunciabile), non mancano le idee per approcciarsi a questo mondo parallelo.»

Catia Bufano
Fonti immagini Pillole di storia dell’arte

Vedi anche: Marionconlecuffie e il suo viaggio in una Napoli di tutti

Catia Bufano

Laureata in Lettere Moderne, studia attualmente Filologia Moderna presso l’università di Napoli Federico II. Redattrice per La Testata e capo della sezione Fotografia. Ama scrivere, compratrice compulsiva di scarpe, non vive senza caffè. Il suo spirito guida è Carrie Bradshaw, ma forse si era già capito.
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