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Finché Pechino non ci separi – Diario di una espatriata nel Paese di mezzo, il primo libro di Alba Gallo

Finché Pechino non ci separi – Diario di una espatriata nel Paese di Mezzo è l’opera prima di Alba Gallo, giovane scrittrice emergente della provincia di Salerno. 

Terminati gli studi di Lingue e Civiltà Orientali, con una tesi sulla letteratura cinese in epoca Han, Alba si imbarca per Pechino, per approfondire la conoscenza della lingua e della cultura cinese che da sempre l’avevano attratta e incuriosita.  

A distanza di qualche anno, Alba decide di sfruttare la pausa imposta dal lockdown per ripercorrere l’esperienza più importante della sua vita, affidandone la memoria ad un diario romanzato. 

Tra realtà autobiografica e finzione, l’io narrante offre un affresco preciso e inedito del popolo cinese, osservato dall’interno attraverso una prospettiva straniante: quella di un’occidentale che entra in contatto con abitudini, usi e costumi radicalmente nuovi, trovandosi costretta a ridisegnare i confini dei propri orizzonti mentali. Lo stesso toccherà fare al lettore.

La struttura interna del diario ricorda quella di un sistema planetario: al centro si colloca la narratrice-autrice e intorno si dispongono e ruotano gli altri “pianeti”. La narrazione tende ad essere centripeta, focalizzata sulle vicissitudini, sui pensieri e sulle emozioni della protagonista; ma il ritmo centralizzante viene deviato da spinte periferiche che spostano l’attenzione sui personaggi secondari. 

L’incontro-scontro tra culture e microcosmi personali diversi e i misunderstanding che ne derivano – elementi che sorreggono l’impalcatura dell’intero libro – rendono inevitabili le digressioni verticali sui compagni d’avventura della protagonista.

Pagina dopo pagina Alba – o come la si voglia chiamare, Liming, corrispettivo nome cinese – si apre e si racconta senza filtri al lettore, stabilendo una connessione di intima confidenza e innescando un processo di rispecchiamento.

Il viaggio intrapreso è croce e delizia per Alba. È un’occasione di svago, di conoscenza e di crescita; ma al contempo è un pretesto per il riaffacciarsi di dolorosi fantasmi del passato. 

Un anno prima infatti, Alba aveva progettato di recarsi a Pechino con Mario, il suo ex fidanzato, ma poi la loro relazione era finita. 

Imbracciate le armi della finta indifferenza, Alba parte lo stesso, incurante delle ferite ancora aperte. 

Lì ad aspettarla c’è Giulia, una cara amica dell’università che vive nel Paese di Mezzo già da un po’. Giulia tenta di distrarre l’amica, trascinandola in mezzo alla “vita sociale”, ma la nuova arrivata non ne vuole sapere. Preferisce trascorrere le prime settimane nella monotonia di chi, dopo aver vissuto violente burrasche emotive, ricerca la tranquillità nei ritmi regolati di una vita ordinaria, divisa tra casa e studio.

La situazione si ribalta con l’entrata in scena di Chen, un affascinante e sornione ragazzo cinese, il quale le propone di diventare language partner.

Superata l’iniziale diffidenza, il rapporto tra i due si fa sempre più profondo e Chen diventa una figura di riferimento per Liming

Sarà amore? Sarà un calesse? 

Se pensate di aver già capito come va a finire, siete fuori strada. Il finale non è per niente scontato, come potrebbe sembrare da un veloce sunto della trama. Al contrario, vi stupirà prendendo una piega inaspettata; così come fa la vita stessa con i suoi repentini e imprevedibili colpi di scena.

Quando due persone si incontrano c’è sempre un motivo, ma spesso non è quello che ci si aspettava.  

Senza rivelare troppo, vi anticipiamo che l’elaborazione della perdita e l’ammissione delle proprie debolezze saranno alcuni dei traguardi ai quali  l’esperienza pechinese condurrà la nostra protagonista. 

Lo stile della scrittrice mi ha ricordato quello “zerocalcariano”: tra una battuta mordace e l’altra, è in grado di unire l’ilarità e l’autoironia, il disagio esistenziale e la riflessione acuta in un perfetto insieme armonico. 

Il suo è uno stile dialogico e vividamente descrittivo. La scrittrice diverte il lettore, lo stuzzica, lo sottopone continuamente agli shock del suo linguaggio verbale espressionista e prosaico. 

Finché Pechino non ci separi – Diario di un’espatriata nel Paese di Mezzo è una lettura coinvolgente, soprattutto perché attraverso un caso particolare – per l’appunto la storia di una ragazza espatriata – si racconta l’universalità dei sentimenti umani. 

È una sorta di diario generazionale. Siamo tutti Alba in una certa fase della vita. 

Quando terminiamo un percorso e non sappiamo in che direzione andare.

Quando le certezze crollano lasciandoci annegare in un mare di dubbi e di paure.

Quando le promesse fatte da qualcuno a cui abbiamo tenuto si rivelano della consistenza del fumo.  

Quando smettiamo di amare per paura di essere feriti ancora.

Quando l’unica cosa che vorremmo è fare le valigie e partire lontano. E allontanandoci, finiamo per riavvicinarci a noi stessi. 

Per tutti questi “quando” che almeno una volta abbiamo vissuto sulla nostra pelle, vi consiglio di leggere il libro di Alba. Arrivati al punto finale vi verrà voglia di ricominciare da capo.

Il libro non è ancora stato pubblicato. Fino a metà gennaio è in crowdfunding, ed è possibile preordinarlo qui.

Si tratta di un nuovo modo di fare editoria che spinge i lettori a comprare i libri prima che escano, per costruire una comunità intorno all’autore.

Terminata la campagna, se Finché Pechino non ci separi – Diario di un’espatriata nel Paese di Mezzo raggiungerà i 200 pre-ordini, allora arriverà nelle librerie; altrimenti verrà editato e spedito soltanto a chi lo ha ordinato.

L’acquirente che non sta nella pelle ha anche la possibilità di scaricare il manoscritto non ancora editato e di leggerlo per intero prima che gli venga recapitata la copia fisica. 

Il prezzo è modico, il numero delle pagine non eccessivo, la lettura è piacevole… insomma, non avete scuse! 

Sosteniamo la passione e il talento di una nuova proposta del mercato editoriale che merita (più di) una chance.  

Giusy D’Elia

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Foto di Alba Gallo

Giusy D'Elia

Disordinata, ansiosa, testarda, logorroica… ma ho anche dei difetti. I pregi scoprili leggendo i miei articoli! Sono Giusy D’Elia, classe 1997. Studio Filologia moderna perché credo nel valore della cultura umanistica. Ho un mondo dentro che ha paura di uscire, ma La Testata mi sta aiutando a farlo esplodere! Sono la responsabile di Tiktok.
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