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Dracula ha preso sul serio il detto «vedi Napoli e poi muori»

Stando alla cultura popolare, l’affascinante vampiro con le sembianze di Gary Oldman, avrebbe la sua dimora eterna in Transilvania, nel castello di Bran che ispirò Bram Stoker per il suo masterpiece che a sua volta avrebbe ispirato Francis Ford Coppola.

Invece, stando ad un’altra storia, Dracula avrebbe il suo avello a Napoli. Napoli, via Toledo.

Nel cuore pulsante della città, tra brusio incessante e odore di pizza fritta, c’è una chiesa che si erge maestosa ma silenziosa, circondata da localini che esibiscono l’effige di Maradona, la new entry tra i patroni della città.

È la chiesa di Santa Maria la Nova, la chiesa che ospita la tomba di Dracula.

Ma andiamo per gradi.

Di certo il fantomatico vampiro non aveva origini partenopee, e stiamo pur certi che mal avrebbe tollerato la luce del sole che costantemente illumina il golfo.

Quindi a Napoli ci sarebbe arrivato da morto, se solo fosse morto.

In realtà la tomba non è mai stata aperta e non si conosce il suo reale contenuto.

Ma, allora, perché i più sono convinti che proprio lì dentro riposi Vlad III l’Impalatore?

A capo di questa teoria ci sarebbero le effigi presenti sul monumento funebre: stemmi di diverse famiglie che si intrecciano tra di loro, iconografia di un probabile matrimonio.

E gli stemmi sarebbero quelli dei Tepes e dei Ferrillo.

Alla prima dinastia sarebbe appartenuta Maria, figlia di Dracula e giunta a Napoli per scappare dalle persecuzioni dei turchi.

Giunta nel Regno di Napoli, avrebbe sposato un membro della famiglia Ferrillo e fatte portare più vicino le spoglie del padre probabilmente morto in guerra.

Probabilmente, perché il corpo di Vlad III in realtà non è mai stato trovato. Né vivo, né morto.

Che la figlia del vampiro sia andata in sposa ad un membro della famiglia Ferrillo, ce lo fa dedurre il dragone presente sulla tomba, simbolo della famiglia.

Ma in realtà l’animale mitologico potrebbe far riferimento all’Ordine del Dragone, una sorta di setta che si batteva per combattere le eresie e di cui facevano parte anche Vlad e il sovrano aragonese Ferrante.

Possibile che Maria invece di andare sposa a un Ferrillo, si sia addirittura unita in matrimonio col sovrano di Napoli? Anche questo resta un mistero.

Interessanti, invece, sono le due sfingi che si trovano al lato, simbolo di Tebe la cui pronuncia era Tepes.

Diciamo che più coincidenze insieme non sono un caso.

La chicca finale? Un affresco che riporta scritte ancora non decifrate in una lingua sconosciuta.

Messaggio in codice dei Cavalieri del Dragone o  opera di mano non umana?

Maria Rosaria Corsino
Fonte copertina pad.mymovies.it

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Maria Rosaria Corsino

Maria Rosaria Corsino nasce a Napoli il 26 Dicembre 1995 sotto il segno del Capricorno. Laureata in Lettere Moderne, si accinge a diventare filologa. Forse. Redattrice per “La Testata”,capo della sezione di grafica. Amante della letteratura, della musica, dell’arte tutta e del caffè.

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