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David Bowie risponde al Proust Questionnaire

David Bowie mi ha sempre affascinata tanto perché non mi è mai riuscito di capire chi fosse, e soprattutto perché manco lui sembrava saperlo e non sembrava gliene fregasse tanto.

Si riversava nei suoi personaggi – Ziggy Stardust, il Duca Bianco – come si potrebbe versare acqua in contenitori diversi, senza mai perderne una goccia riempiendo infinite forme, ad averla quella grazie e quella capacità di essere liquido e nomade come la verità – come un circo.

Ci sono circhi interi, dentro di noi, acrobati che si contendono la scena e tutto quello che facciamo è cercare di mantenerci in equilibrio, offrire di noi uno spettacolo quanto più omogeneo possibile perché tutti i nostri costumi luccicanti e le nostre contorsioni di personalità non spaventino troppo il prossimo: Bowie no, lui è stato l’illusionista e il trapezista, la donna cannone e il pagliaccio, come gli pareva a lui, e se qualcuno si è spaventato è stato forse perché sempre gli sarebbe mancato il coraggio di essere così tanto se stesso.

Bowie è sempre sfuggito a qualunque categorizzazione: è uno di quelli che non avreste mai potuto inquadrare servendogli uno di quei “test di personalità” che si portavano tanto su facebook qualche anno fa, tipo quale personaggio di game of thrones sei?, dall’inquadratura semplice e rassicurante. Può forse dunque sorprendere sapere che, effettivamente, David Bowie un test della personalità se l’è fatto fare. Ma uno particolare, ovvio.

Attorno al 1880, molto prima di diventare uno degli autori più acclamati di tutti i tempi, l’allora teenager Marcel Proust fu invitato dalla sua amica Antoinette a rispondere ad alcune semplici domande che avrebbero dovuto fornire indicazioni sui suoi gusti, le sue ambizioni, la sua sensibilità. Proust ne fu così affascinato da includere il questionario in un suo manoscritto ritrovato alcuni anni dopo la sua morte, intitolato by Marcel Proust himself.

Anni dopo, tra il 1970 e il 1980, il conduttore televisivo francese Bernard Pivot cominciò ad utilizzare abitualmente quelle stesse domande nelle sue interviste, e nel 1993 la rivista Vanity Fair decise di includere “il questionario di Proust” nell’ultima pagina di ogni numero, sottoponendolo di volta in volta a personalità della cultura, della politica, dell’intrattenimento. Personaggi come Allen Ginsberg, Hedy Lamarr e Jane Goodall hanno risposto alla chiamata… e, nel 1998, il questionario di Proust è giunto tra le mani di David Bowie, e a leggerlo ci sentite proprio la risata cristallina dell’acqua che travasa di forma in forma in forma…

IL QUESTIONARIO DI PROUST A DAVID BOWIE

What is your idea of perfect happiness? / Qual è la tua idea di perfetta felicità?
«Reading. / Leggere».

What is your most marked characteristic? / Qual è la tua caratteristica più marcata?
«Getting a word in edgewise. / Riuscire ad aprire bocca».

What do you consider your greatest achievement? / Quale consideri essere il tuo più grande successo?
«Discovering morning. / Aver scoperto il mattino».

What is your greatest fear? / Qual è la tua più grande paura?
«Converting kilometers to miles. / Convertire i chilometri in miglia».

What historical figure do you most identify with? / Con quale figura storica ti identifichi di più?
«Santa Claus. / Babbo Natale».

Which living person do you most admire? / Quale persona in vita ammiri di più?
«Elvis».

Who are your heroes in real life? / Chi sono i tuoi eroi nella vita vera?
«The consumer. / I consumatori».

What is the trait you most deplore in yourself? / Quale qualità disprezzi di più in te stesso?
«While in New York, tolerance. / Quando sono a New York, la tolleranza.
Outside New York, intolerance. / Quando non sono a New York, l’intolleranza».

What is the trait you most deplore in others? / Quale qualità disprezzi di più negli altri?
«Talent. / Il talento».

What is your favorite journey? / Qual è il tuo viaggio ideale?
«The road of artistic excess. / La strada dell’eccesso artistico».

What do you consider the most overrated virtue? / Quale pensi sia la virtù più sopravvalutata?
«Sympathy and originality. / Compassione e originalità».

Which word or phrases do you most overuse? / Di quale parola o frase abusi più spesso?
«“Chthonic,” “miasma.”».

What is your greatest regret? / Qual è il tuo più grande rimpianto?
«That I never wore bellbottoms. / Non ho mai indossato pantaloni a zampa d’elefante».

What is your current state of mind? / Qual è il tuo attuale stato d’animo?
«Pregnant. / Incinta».

If you could change one thing about your family, what would it be? / Se potessi cambiare una cosa della tua famiglia, quale sarebbe?
«My fear of them (wife and son excluded). / La mia paura di loro (a parte mia moglie e mio figlio)».

What is your most treasured possession? / Qual è il tuo avere più prezioso?
«A photograph held together by cellophane tape of Little Richard that I bought in 1958, and a pressed and dried chrysanthemum picked on my honeymoon in Kyoto. / Una fotografia di Little Richard tenuta insieme col cellophane che comprai nel 1958, e un crisantemo secco pressato che ho raccolto durante la mia luna di miele a Kyoto».

What do you regard as the lowest depth of misery? / Qual è secondo te il punto più basso della tristezza?
«Living in fear. / Vivere di paure».

Where would you like to live? / Dove ti piacerebbe vivere?
Northeast Bali or south Java. / A Nord di Bali o a Sud di Java.

What is your favorite occupation? / Qual è la tua occupazione preferita?
«Squishing paint on a senseless canvas. / Spiaccicare pittura su un’insensibile tela».

What is the quality you most like in a man? / Quale qualità ti piace di più in un uomo?
«The ability to return books. / L’abilità di restituire i libri prestati».

What is the quality you most like in a woman? / Quale qualità ti piace di più in una donna?
«The ability to burp on command. / L’abilità di ruttare a comando».

What are your favorite names? / Quali sono i tuoi nomi preferiti?
«Sears & Roebuck».

What is your motto? / Qual è il tuo motto?
«“What” is my motto. / “Quale” è il mio motto».

Marzia Figliolia

Marzia Figliolia

Ci sono tre categorie di persone che rischiano di finire sotto una macchina ad ogni incrocio: i distratti; quelli che hanno una melodia in testa e la testa tra le nuvole; quelli che pensano a cosa scrivere nella propria bio quando arriveranno a casa. Io appartengo a tutte e tre le categorie.

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