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Spazio interno e spazio esterno dell’architettura sovietica

Progetto fotografico originale è quello sviluppato dal fotografo rumeno Bogdan Girbovan.

La pandemia ha costretto milioni di persone a rimanere chiuse nelle loro case, per molto tempo, nel loro spazio.

Girbovan ha riflettuto proprio su questo spazio vitale, il luogo in cui meglio possiamo essere noi stessi, notando come a seconda della personalità di ognuno di noi questo spazio possa mutare.

Lo spazio oggetto del lavoro, sono i piccoli appartamenti di epoca sovietica in cui lo stesso fotografo abita.

Nel progetto “10/1” Girbovan ritrae dieci vite diverse in dieci appartamenti diversi, corrispondenti ai dieci piano del condominio da lui stesso abitato (in copertina il fotografo nella sua stanza).

Sebbene la struttura delle abitazioni sia sempre la stessa, questi appartamenti sono completamente diversi tra loro.

Dagli scatti emerge che ognuna di queste case riflette una vita diversa, la vita del suo proprietario.

Gli appartamenti ci parlano chiaramente, ci suggeriscono chi potenzialmente possa viverci dentro, i suoi gusti, le abitudini, il lavoro che svolge, ed è da questa riflessione che è nato il progetto.

L’architettura di epoca sovietica, di cui poco si parla, spesso abbandonata a sé stessa ed al degrado, era nata quasi sempre per esigenze pratiche.

Durante il periodo di sviluppo post-bellico grande spazio venne dato all’industria, le città furono costrette a far fronte all’aumento della quantità di manodopera impiegata in questo settore.

I grandi palazzi tutti uguali, costruiti per ospitare le migliaia di operai che si riversarono nelle città dalle campagne, furono progettati non tenendo di certo conto dell’estetica.

Chruscevka, questo è il nome degli edifici a basso costo costruiti dal 1960 in tutto il territorio dell’Unione Sovietica, il cui nome deriva dal presidente Chruscev, che diede avvio alla strutturazione..

Progettati per durare un massimo di 20 anni, tutt’oggi però queste palazzine, tra i 5 ed i 12 piani, sono presenti in molti paesi dell’ex URSS ed abitati.

Sono tra i primi esempi di prefabbricati standardizzati costituiti di pannelli di cemento, strutturati con spazi interni ridotti in cui spesso vivevano famiglie numerose. In alcuni Paesi le Chruscevke, che si è deciso di non demolire, sono state ristrutturate ed abbellite esteriormente.

Oggi questi palazzi rimandano, nella memoria di tutti, all’opprimente periodo del totalitarismo, che poche possibilità lasciava alla creatività degli architetti.

La bellezza delle foto di Girbovan sta proprio quindi nell’aver messo in luce il contrasto tra spazio interno e spazio esterno.

L’opposizione tra la varietà degli ambienti interni espressione della differenza dei modi di vivere, di pensare e del mondo interiore di ognuno di noi è reso ancora più evidente considerando l’esterno ossia la rigidità di forme del regime sovietico e la volontà di creare un livellamento delle personalità del suo popolo. 

Beatrice Gargiulo

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Beatrice Gargiulo

M. Beatrice Gargiulo, studentessa di archeologia, ama l’arte, la storia e dedicare il tempo libero alla lettura.

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