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Serie TV mania: no, reboot e revival non sono sinonimi

Il mondo delle serie TV è mai come oggi esteso e mainstream.

Essere appassionati di prodotti audiovisivi è infatti un moda degli ultimi anni, prima dei quali si era lasciati ai propri schermi asettici, senza la possibilità di commentare quanto visto con una larga platea a noi nota.

Adesso però la musica è cambiata. Le serie televisive non rappresentano più un hobby di nicchia, ma si sono trasformate in una parte integrante e immancabile della quotidianeità del grande pubblico.

La conseguenza sul mercato è una produzione ricca e prolifica che fa sbucare prodotti su prodotti, titoli su titoli, per accontentare ogni sezione di fruitori e accalappiarne differenti. In questo meraviglioso e apprezzatissimo gioco al rialzo, la competizione è alta e si cerca di produrre magicamente la serie vincente, in grado di appassionare un gran numero di spettatori e fidelizzarli a quest’ultima con grande foga.

Nel tentativo di raggiungere ciò, le idee sono molteplici e talvolta rappresentano un rimando al passato. Alcuni streamer, canali, aziende e pezzi grossi delle crew provano infatti spesso ad affascinare gli utenti spingendo su un pulsante molto delicato, quello della malinconia. Giocano con l’affezione dei fruitori del genere toccando le corde delle serie TV del cuore, che li hanno portati ad apprezzarne il mondo e che sono rimaste sempre nell’Olimpo delle loro preferite. Riportano in vita gli allora chiamati “telefilm” hit per far drizzare le antenne ai semper fidelis e per suscitare l’attenzione delle nuove leve, mosse dal successo racimolato in passato dal prodotto. E lo fanno mediante due tipologie di format: il reboot e il revival.

Spesso i due termini vengono usati come interscambiabili, come fossero meri sinonimi. E ciò ha portato anche i professionisti del genere a utilizzarli indifferentemente, arresi di fronte all’utilizzo scorretto praticato ingentemente.

Reboot, rispettandone la traduzione letterale, significa riavvio. Lanciare il reboot di una serie perciò vuol dire utilizzare la storia del prodotto già noto selezionato, per rielaborarla tramite altri attori e per riscriverne degli accadimenti già noti.

Il nuovo show è quindi assolutamente indipendente dal precedente. Ad eccezion fatta per il nome al quale si rifa e che cerca di omaggiare. Tra i reboot degli ultimi tempi troviamo Charmed, il quale riprende la storia delle amate sorelle Halliwell, ma senza Prue, Piper, Phoebe e Paige e Roswell, New Mexico con una Liz diversa, come la storia.

Revival significa invece rinascita. Creare quello di una serie vuol dire perciò far rivivere quest’ultima dopo la sua chiusura. Un prodotto terminato in passato torna quindi con un revival se la sua storia viene ripresa e se il cast torna nuovamente a vestire i panni dei personaggi che furono. Degli esempi esplicativi sono Will & Grace, dove Debra Messing, Eric McCormack, Megan Mullally e Sean Hayes sono tornati a prestare i volti alle due coppie di amici storiche e Una mamma per amica, che ha riportato su schermo tutti gli strambi personaggi di Stars Hollow.

La differenza preponderante tra i due perciò sta nella continuità dell’operà, che manca nel reboot, ma è onnipresente nel revival. E anche nella linea temporale, staccata nel reboot, legatissima nel revival.

Giovanna Iengo

Vedi anche: Gossip Girl day: tra celebrazioni e nostalgia in attesa del reboot

Giovanna Iengo

Giovanna Iengo, appassionata di serialità televisiva statunitense e di streamer globalizzati. Si affaccia all'intersezionalità nei panni di alleata e prova a scoprire il mondo, tra un approfondimento e un po' di attualità.

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