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Arisa, la battaglia musicale e umana

Rosalba Pippa in arte Arisa è nata nel 1982 a Genova.

Fin da bambina coltivò l’interesse per la musica, ma non ne fece una professione fino alla vittoria del concorso SanremoLab che le permise di partecipare al cinquantanovesimo Festival di Sanremo del 2009, gareggiando con la canzone Sincerità, la cui melodia risuona ancora nelle nostre orecchie da allora.  

Nel 2014 la cantante vinse un altro premio a Sanremo con il brano Controvento.


Da allora è stata vincitrice di numerosi premi e la sua carriera artistica si è sviluppata oltre e lungo strade collaterali a quella del canto. Nel 2010 infatti è stata conduttrice del programma televisivo Victor Victoria- Niente è come sembra, incentrato sugli aspetti più curiosi delle biografie di personaggi famosi e giudice nella quinta e sesta edizione di X-Factor

Quest’anno è tra gli insegnanti di un altro popolare talent-show italiano, Amici. Durante questa esperienza Arisa si è distinta per la sua umanità e per essersi mostrata sempre incoraggiante nei confronti dei giovani talenti.
Arisa ha inoltre ricevuto molti riconoscimenti tra cui il Premio della Critica Mia Martini nel contesto del Festival di Sanremo 2009, due Wind Music Awards e un Premio TV- Premio regia televisiva.

La cantante ha pubblicato nove album; ripercorrendoli è evidente l’evoluzione dell’artista che da caricatura di sé stessa nei primi album (Sincerità, Malamorenò) è andata sempre più verso un’immagine senza filtri.


Arisa quando canta si trasforma, abbandona gli artifici della sua personalità, l’ironia e la sua tendenza allo scherzo e alla battuta e lascia trasparire dalla sua voce la propria sensibilità e all’ascoltatore non resta che farsi cullare dalla liricità, ma al col tempo dalla pervasività del suo canto. 

Una delle principali tematiche che la cantante affronta nei testi delle sue canzoni è l’amore, un amore frustrato ma anche dolce, un amore di un’intensità tale da scoprire la fragilità di chi lo prova.

Un amore che quando è al suo apice è immenso e viene descritto nel suo splendore e nella sua potenza, mentre altre volte è in declino e viene descritta infatti, la sofferenza e l’aridità a cui l’amore ha lasciato posto. Anche nella consapevolezza della fine di un amore, la cantante dà voce ad una donna forte, che è decisa ad interrompere una relazione ormai finita, altre volte invece soffre per una storia che avrebbe voluto andasse diversamente.

Una delle sue canzoni più belle che descrive un amore interrotto è La notte (2012), classificatasi seconda al sessantaduesimo Festival di Sanremo, riesce a far sentire sul proprio corpo le sofferenze fisiche di un amore finito, personificando il dolore, che dal cuore si sposta allo stomaco, e pervade completamente tutto il corpo. Ma descrive anche il senso di colpa per la fine di un amore, e si arrovella per comprendere quale ne è stata la causa.

Dinamica questa, presente anche nel brano che Arisa quest’anno ha presentato al Festival di Sanremo, scritto da Gigi d’Alessio.
L’amore è un’altra cosa (2012) narra invece l’illusione di un amore perfetto, che però finisce per rivelare tutti i suoi limiti e le sue complicanze e che un giorno fa spegnere la scintilla, lasciando solo l’amarezza di un affetto passato a cui adesso si sostituisce il desiderio di un sentimento più forte per se stessi e per l’altra persona.

Controvento (2014) parla di una condizione esistenziale, di una persona assente a se stessa, che cade in una voragine che si è aperta dentro. E’ una promessa d’amore e di amicizia, di voler esserci per l’altra persona e di starle a fianco.
Meraviglioso amore mio (2012) è invece una dichiarazione di amore totale e totalizzante, ma è anche la descrizione di uno dei sentimenti più misteriosi e intensi che l’animo umano è capace di provare e che nel brano si coniuga come necessità dell’altro.

Arisa è un’artista che come altri, non si limita a cantare, ma beneficiando di una visibilità non comune, la sfrutta per porre sotto l’attenzione di un’ampia platea di utenti questioni sociali importanti, sensibilizzando i propri followers su alcuni temi a lei cari.

È infatti diventata una delle sostenitrici del body positive; ella utilizza i suoi profili social anche per parlare di quelle che sono state e sono le sue sofferenze, per discutere di body shaming e di come la società sia la prima ad esercitarlo, imponendo dei canoni estetici, che finiscono per provocare sofferenza all’individuo che tenti di adeguarcisi senza riuscirci. Il suo è un invito ad essere più sensibili ad un’idea di bellezza più complessa e a tutto tondo.  

Infatti, Arisa pubblica spesso foto che la ritraggono come una donna semplice che compie azioni semplici, che trasmettono una necessità di essere e non di apparire.
Forse molti di noi non pubblicherebbero foto che li ritraggono in azioni molto umane come leccare un cucchiaio di nutella, ma lei lo fa, lasciando trasparire il messaggio che non sia necessario sempre dare un’immagine perfetta di noi stessi, anche se si è famosi. 

dal profilo Instagram della cantante

La cantante spesso commenta le foto che pubblica con descrizioni molto personali, nelle quali non nasconde di aver avuto un rapporto contrastato con sé stessa, e di aver avuto difficoltà ad accettarsi e a volersi bene. 

Arisa spesso è stata vittima degli haters, e di attacchi rivolti sia al suo aspetto fisico che e al suo modo di essere, che spesso si mostra ingenuo, svampito e sulle nuvole, ma anche alla sua naturale indole artistica incline a stupire e a scandalizzare.
Arisa è quello di cui abbiamo bisogno per liberarci dai tabù che ci siamo autoimposti, perché riesce a mostrarci quella parte di noi che la nostra società ci chiede di occultare, in nome di un’ipocrita buon senso. 

Se solo avessimo il coraggio di guardare più al fondo delle realtà come ci si presenta, scopriremmo che il suo bisogno di essere accettati è anche il nostro e che la melodia delle sue canzoni risuona anche dentro di noi.

Chiara Celeste Nardoianni

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Chiara Celeste Nardoianni

Mi chiamo Chiara Celeste Nardoianni, sono toscana ma prima che me lo chiediate, non aspiro la 'c' nella frase "la coca cola con la cannuccia corta corta". Ho il bellissimo difetto di credere nel potere sociale della letteratura e che un buon libro possa essere una chiave di lettura della realtà. Come diceva Gandhi dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.

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