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Resident Evil: Infinite Darkness, il gioiellino targato Netflix

Serie anime Netflix basata sul videogioco di Capcom, Resident Evil: Infinite Darkness è un’uscita fruibile a tutti, anche a chi non ha mai giocato ai videogiochi.

Uscita l’8 luglio su Netflix, questa miniserie è piacevole e intrigante. Per chi ha già una conoscenza dei videogiochi, la storia si colloca – cronologicamente – tra Resident Evil 4 e Resident Evil 5, più precisamente nel 2006. 

Per chi, invece, non ha mai giocato ai videogiochi e non conosce le dinamiche, non preoccupatevi! A parte piccoli riferimenti agli eventi “degli episodi precedenti”, la serie è godibile anche per i neofiti

Il primo episodio di questa stagione si apre in medias res, con delle scene di guerra e di sangue che già ci fanno capire la portata della serie. Una serie d’azione e forse anche un po’ splatter (con continue scene crude di violenza e assassinii) che non mostra alcun evento particolarmente memorabile o eclatante, ma abbastanza intrigante e accattivante da portare lo spettatore a guardare i quattro episodi tutti d’un fiato. 

I protagonisti principali sono quelli storici dei videogiochi, Leon e Claire che, se negli episodi precedenti erano compagni di avventure, ora lavorano separati, ognuno per la propria strada… ma si capisce che l’obiettivo è unico. 

Ecco, quindi, che questa miniserie – che dà più l’aria di essere un film tagliato in quattro parti – si divide in due storie parallele, ma inevitabilmente intrecciate. Impossibile arrivare alla fine del quarto episodio senza chiedersi quando e come i due protagonisti si incontreranno e cos’altro succederà. 

La decisione di concludere questa prima stagione lasciando le cose inconcluse e col fiato sospeso potrebbe deludere i più, ma dev’essere visto come un brillante escamotage di lasciare gli spettatori sulle spine fino all’uscita della seconda stagione. Con questa tecnica, i produttori vogliono chiaramente assicurarsi un pubblico di spettatori che non aspetta altro che vedere come andranno a finire le cose. 

All’interno di questa serie, quindi, sono chiaramente visibili anche le tattiche messe in gioco dai produttori, geniali abbastanza da capire che il miglior modo per ottenere la fiducia e la fedeltà degli spettatori è quello di offrire loro dei contenuti attraenti – non per forza dei capolavori assoluti degni di Oscar – e di “portarglieli via” nel momento più alto e più intrigante della serie, come a voler dire “se sei davvero appassionato e interessato a sapere come andranno le cose, aspetta insieme a noi l’uscita della prossima stagione”. 

Con questa tecnica, però, è importante essere consapevoli del fatto che gli spettatori hanno bisogno di “garanzie”: devono pensare, cioè, che valga la pena aspettare e che i contenuti della prossima stagione siano buoni abbastanza da sminuire l’attesa. 

Da questa prima, breve e piacevole stagione di Resident Evil non possiamo che aspettarci una seconda stagione di fuoco, ricca di eventi, di colpi di scena, di azione, violenza e ancora azione. Non importa che ne esca un capolavoro! Importa che gli spettatori, nel guardarla, pensino “Ne è valsa la pena”. 

Anna Illiano

Vedi anche: Daniele Coppola racconta: come ho iniziato a comporre musiche per videogiochi

Anna Illiano

Anna Illiano (Napoli, 1998) è laureata in Lingue e Letterature euroamericane e si sta specializzando in editoria e giornalismo presso La Sapienza di Roma. Ha un blog personale “Il Giornale Libero” ed è articolista per il magazine La Testata. Dal 2021 collabora occasionalmente col giornale “il Post Scriptum”

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