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Come “His Dark Materials” ha cambiato il fantasy per ragazzi

La nuova serie di Amazon Prime tratta dalla trilogia omonima di Philip Pullman, “His Dark Materials”, ha debuttato sulla piattaforma negli ultimi mesi del 2019 ed è già stata rinnovata per una seconda stagione.

La sua trama oscura, fitta ed originale ha cambiato in modo radicale il fantasy per ragazzi.

La trilogia di libri scritti da Philip Pullman più di una decade fa, già dal suo debutto ha conquistato i lettori del mondo fantasy con la sua concezione complessa della realtà, con il suo mettere in scena temi difficili e scomodi, protendendosi verso un pubblico adulto nonostante vedesse come protagonisti due tredicenni.

La trama, assimilabile ad altre saghe affini, parla della scoperta dell’età adulta, del processo di crescita, del primo amore tra la ribelle Lyra Belacqua e il timido ma determinato Will Parry.

Ambientato in una Oxford magica, per ambientazione e target di fruizione ricorda molto un’altra famosissima saga coeva, ovvero quella di Harry Potter. Per quanto entrambe abbiano l’ambizione di parlare ad un pubblico ampio, occupandosi di argomenti impegnativi quali la religione, la politica e la famiglia, Philip Pullman ha aggiunto uno strato più profondo alla narrazione, rendendola senza limiti ed eliminando man mano, con il susseguirsi dei libri, la concezione stessa di target.

La serie Tv ispirata ai libri, visibile su Amazon Prime, ha abbracciato a pieno la piega scelta e portata avanti dal suo autore. Una regia abile, abiti bellissimi, ambientazioni mozzafiato, un cast di attori eccezionali, tra i quali spiccano due dei maggiori talenti dello star system inglese: Ruth Wilson nei panni della enigmatica, malvagia ma fragile Mrs Coulter e il famosissimo James McAvoy- da noi già amato nei panni di un giovane Xavier nella saga degli X-men – nelle vesti controverse, indecifrabili dell’ambizioso Lord Asriel.

Dafne Keen, quattordici anni, è tuttavia la star indiscussa della serie, la sua interpretazione di Lyra Belacqua è sfaccettata, realistica, magica esattamente come esige la storia per raggiungere i suoi spettatori ed irretirli in questa divertente, ma talvolta brutale e dolorosa avventura.

La compassione e il rispetto dell’infanzia sono due temi centrali, assieme al rapporto da sempre problematico ed interessante tra politica, religione e scienza. La violenza è parte integrante della narrazione, nessuno è immune o intoccabile, i bambini sono vittime del mondo quanto se non più degli adulti e la loro bolla di innocenza esplode, lasciandoli privi di protezione e punti cardinali.

I genitori e le relazioni familiari sono critiche, svuotate del loro senso comune, di luoghi sicuri non hanno più un nome e sono messi alla stregua di qualsiasi altro luogo. I rapporti umani sono visti come strutture da costruire, sono basati sulla prassi e non sul sangue, per quanto esso alla fine arrivi a ricoprire un ruolo fondamentale nello snodo dell’intreccio.

E poi streghe, angeli, daimon socratici, orsi corazzati saggi e parlanti, oggetti magici come bussole che predicono il futuro, lame capaci di creare scorci nella realtà, cannocchiali d’ambra con abilità misteriose.

La ricchezza di significati e la potenza immaginativa di questa realtà fantastica raccoglie alla perfezione l’impatto del giovane con l’esterno, con le sfide della crescita e il groviglio di insensatezze che lo attendono durante il suo processo di apertura verso la confusione rappresentata dal concreto, dal quotidiano.

La grandezza della saga è proprio nella tensione ideologica tra teologia e secolarità, tra tirannia e anarchia, amore e senso del dovere. La vita è esemplificata e sublimata, mitizzata in una favola senza cattivi e senza buoni, senza madri e senza padri, volta allo scardinare stereotipi e tropi obsoleti e stantii.

E anche se tutto il sottotesto non dovesse interessare, se non lo si volesse leggere, la trama ha sufficienti colpi di scena, combattimenti, mitologia e “polvere magica” da tener incollato chiunque allo schermo in un binge watching selvaggio.

Buona visione.

Sveva Di Palma

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Sveva Di Palma

Sveva. Un nome strano per una ragazza strana. 32 anni, ossessionata dalla scrittura, dal cibo e dal vino, credo fermamente che vincerò un Pulitzer. Scrivo troppo perché la scrittura mi salva dal mio eterno, improbabile sognare. È la cura. La mia, almeno.

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