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C’era una volta il reggiseno, poi il no bra l’ha fatto fuori

No bra o bra-less, che dir si voglia, è un movimento che mette la comodità al primo posto ed esonera dall’uso del reggiseno.

Se i mesi trascorsi tappati in casa durante il primo lockdown ci hanno abituati ad abiti morbidi e che non segnano la pelle con cuciture ed elastici stretti, questa necessità di non costringere in alcun modo  il corpo  non accenna a perdere colpi.


A confermarlo è l’incremento delle vendite di pigiami e soprattutto comfort-clothes, indice di una tendenza sempre più in voga nelle più disparate fasce d’età, ma soprattutto dopo i 18 anni.
Infatti dalla Francia, fino ad ogni parte d’Europa, si è sviluppata la tendenza a legittimare uno stile di vita più libero, all’insegna del “naturale” e soprattutto ben distanti dalla sessualizzazione del seno.

Tantissimi sono i profili social di modelle e icone fashion in cui il reggiseno sembra bandito con disinvoltura, senza alcuna ostentazione, solo indicando la possibilità a chi è ancora scettica di non sentirsi a disagio con il proprio abbigliamento solo perché non si porta questo pezzo d’intimo che talvolta può rivelarsi una tortura.

Spesso il tessuto di un reggiseno contenitivo è tanto forte da lacerare la pelle o tale da limitare i movimenti di chi lo indossa o ancora può rendere difficoltoso l’afflusso di sangue; una bretella non abbastanza ampia, rischia di attorcigliarsi su se stessa graffiando e lasciando solchi nella pelle.
Inoltre non indossare questo capo d’intimo consente un maggiore sviluppo di collagene ed elasticità.

Ci stiamo avviando alla demonizzazione del reggiseno?
Ovviamente no, è ancora consigliatissimo indossarlo durante l’attività sportiva, in modo che le sollecitazioni e gli sforzi ginnici non provochino dolori alla schiena.
E soprattutto anche il mercato si sta adattando, proponendo modelli sempre meno invasivi.
Ma non basta.

L’idea di base è orientata alla libertà, un “il corpo è mio e me lo gestisco io” di eco femminista che evidentemente ha ancora la necessità di essere ribadito, urlato.
Perché se da un lato l’indossare il reggiseno al di là della questione estetica, può essere una scelta fatta per sentirsi a proprio agio, anche e soprattutto il non indossarlo deve essere una scelta oggettivamente compiuta nel massimo della libertà, lontana da pareri o condizionamenti esterni.

Perché il colore dei calzini che indossi non riscuote lo stesso interesse dei reggiseni?

Perché qualcuno dovrebbe avere da ridire se indossi una borsa al posto di uno zainetto?

Perché non dovrebbe interessare a nessuno, figuriamoci dunque se la questione è sull’intimo.

In effetti il free nipples è ancora suo malgrado oggetto di scalpore, di dibattiti ed evidentemente qualcosa su cui lavorare c’è eccome.
Un esempio banale? Un uomo a petto nudo, quindi con i capezzoli in mostra non genera alcun tipo di stupore o commenti, i capezzoli femminili sono oggetto di censura soprattutto sui social.

Attualmente il modo di vestirsi delle donne è ancora oggetto di critiche da parte di chiunque, sottoposto a pregiudizi, in un guazzabuglio di limitazioni tutte figlie del patriarcato e di violenze di genere.
Per fortuna però qualcosa si sta smuovendo e al movimento no bra si stanno aggiungendo sempre più nuances, come nel caso del movimento no-makeup che aiuta a sdoganare l’immagine stereotipata di una donna che si prepara e si acconcia per apparire, per essere preda, per compiacere.

Il femminismo è anche questo. Non si combatte solo per il riconoscimento degli effettivi diritti, ma anche e soprattutto per la libertà, allontanandosi da ogni forma di discriminazione.

Alessandra De Paola

Illustrazione Sonia Giampaolo

Vedi anche: Chi ha stabilito i confini sessuali del make-up?

 

Alessandra De Paola

Ciao! Mi chiamo Alessandra De Paola e sono nata il 25 gennaio 1996, sono dell'Acquario e vi risparmio la fatica di fare calcoli: ho 24 anni mentre vi scrivo. Studio Lettere Moderne e sono redattrice per la Testata Magazine, mi piace indagare vari aspetti della vita così da trovare le mie inclinazioni. Ne ho contate 62, nessuna legata a quella precedente.

1 commento

  1. “Il primo censore dell’io è colui che lo incarna. “ Premetto che ho 47 anni e quindi ho passato le diverse fasi dell’auto-consapevolezza, ma ho avuto la fortuna di crescere libera da pre-concetti in una famiglia che ha poca dimestichezza con le chiusure mentali e le costrizioni, per fortuna o purtroppo. Adolescenza intimistica, di chi è stato strappato al paese d’origine ed ha dovuto iniziare daccapo, in un nuovo corpo ed in una nuova città da sud a nord. Ho letto moltissimo e di tutto, e questo mi ha dato ancora più libertà e consapevolezza. Il reggiseno non lo ho mai portato, tranne appunto per ginnastica, e no, non me ne sono mai fatta un cruccio ne una bandiera. Nessuno mi ha mai giudicato per questo, nemmeno nella vita quotidiana di un ufficio con 50 persone in open-space. A volte cerchiamo conferme anche lì dove un’atto sembra rivoluzionario ma non lo è, basta fare senza bisogno di medaglie. 😉

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