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Immagini dimenticate di una Palestina felice

Negli anni quaranta del secolo scorso il fotografo Kegham Djeghalian abbandonò la sua terra natale, l’Armenia, per sfuggire al genocidio e si trasferì nella città di Gaza.

Di quegli anni restano le sue stupende fotografie, ora in mostra al Cairo, che raccontano la vita quotidiana dei palestinesi di allora.

Scatti che ci mostrano volti sorridenti ma che contrastano nettamente con quelli che si vedono nelle fotografie di oggi.

A distanza di 80 anni dalle immagini di Djeghalian la situazione in Palestina è mutata radicalmente.

Il 10 maggio scorso i contrasti mai sopiti tra Israele e Palestina sono esplosi nuovamente in tutta la loro devastante potenza. Il motivo che ha spinto i paesi a imbracciare ancora una volta le armi è stato lo sfratto che Israele ha imposto a molte famiglie palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme est, per far posto ai nuovi insediamenti israeliani.

Sheikh Jarrah è considerata da Israele una zona altamente strategica, perché permetterebbe il congiungimento tra le colonie israeliane della Cisgiordania e i quartieri ebraici siti ad ovest di Gerusalemme.

Israele da tempo ormai conduce una politica aggressiva di colonizzazione, le terre della Palestina ed anche della Cisgiordania vengono militarmente occupate e ai legittimi proprietari imposto l’esproprio, le loro case distrutte.

Sulla terra occupata Israele fonda delle colonie, che si espandono rapidamente e con una forte crescita demografica.

La richiesta di alloggi e la scarsità di questi spinge il governo nella creazione di queste colonie, per rispondere alle esigenze dei cittadini, ed i coloni sono un’inesauribile fonte di voti, in prevalenza per la destra.

Israele sta vivendo in questo momento storico una complicata situazione politica, che vede gruppi di estrema destra, sempre più forti, che fanno riferimento all’attuale presidente Netanyahu, attualmente accusato di corruzione e sotto processo, ed una sinistra sempre più debole.

Gli arabi residenti in Israele non hanno gli stessi diritti degli ebrei israeliani, tanto che Human Rights Watch ha accusato Israele di commettere crimini contro l’umanità quali l’apartheid e le persecuzioni contro i palestinesi, cercando in questo modo di controllare la popolazione palestinese.

Il Kahanismo è una corrente diffusasi negli ultimi anni, che si pone come obiettivo la pulizia etnica degli arabi dello stato israeliano, per formare uno stato etnico esclusivamente formato da ebrei.

Lo scontro infatti che sta avvenendo in queste ore non è solo tra Palestina ed Israele, ma anche interno ad Israele dove vi sono continue lotte tra arabi palestinesi residenti lì ed ebrei della destra.

In Palestina la situazione politica è altrettanto complessa se non di più, attualmente al potere vi è il gruppo terroristico di Hamas, che troppo spesso viene genericamente associato con tutti i palestinesi.

Hamas non ha fatto attendere la sua reazione, scagliando centinaia di missili su Israele, tanto da mandare in tilt il sofisticato sistema di difesa dei missili nemici israeliano ed Israele ha risposto con altrettanta ferocia.

Questo però è uno scontro impari, da un lato vi è Israele che possiede uno dei migliori eserciti del mondo ed armi tecnologiche, dall’altro la Palestina i cui armamenti sono nettamente inferiori.

A causa di tutte queste guerre e gli scontri tra gli innumerevoli gruppi terroristici che in questi anni si sono contesi il controllo, la Palestina è considerata uno dei paesi più poveri del mondo, in cui la maggioranza della popolazione ha difficoltà a trovare un lavoro, scarseggiano cibo, acqua potabile e la sanità è in misere condizioni.

Il conflitto tra Israele e Palestina ha una storia lunga e altrettanto lunga sarà la strada verso la pace tra questi popoli.

Triste è la scia di sangue che questo nuovo conflitto sta causando, troppe vite sono state strappate per un odio antico e interessi moderni che potrebbero essere risolti con raziocinio, ma ancora una volta l’umanità decide di mostrare il peggio di se.

Rimangono solo le immagini scattate un tempo ormai lontano da Djeghalian, le immagini di una vita dimenticata, di una vita felice prima che l’orrore della guerra distruggesse la bellezza, una vita normale di un paese che non sa più cosa sia la normalità.

Beatrice Gargiulo

Vedi anche: Il Ministero che ti fa sentire meno solo

Beatrice Gargiulo

M. Beatrice Gargiulo, studentessa di archeologia, ama l’arte, la storia e dedicare il tempo libero alla lettura.

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