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A.A.A. cercasi modella plus size, meglio se Paola Torrente

Miss Italia, taglie forti, rivoluzioni social, cellulite e bellezze.

Paola Torrente ci racconta, racconta di noi.

Accettarsi. Quanto pesa come parola?

Fa strano tra la lingua e il palato, è piena di suoni, a volte esce male e spesso preferiamo non farla uscire.

Accettarsi, se invece la scandisci bene è in grado di farti rallentare, fai una pausa e diventa più facile reggere il gioco.

Guardarsi senza tormento, osservarsi senza pretese, piacersi oltre il riflesso, prendere atto di ciò che si è: accettarsi.

Vorrei poter dire che non è necessario posizionarsi in categorie per sentirsi belle e mi piacerebbe sentir dire che grasso non è brutto. Poi mi ricordo che ancora si parla di gambe lunghe 5 metri, di taglie 38 e corpi asciutti e puliti. Allora io dico che umiliare una persona perché grassa non riguarda più solo l’estetica.

Il grasso è un fallimento, non dice solo che sei brutto ma anche che sei pigro e sei stupido, poco virile o poco elegante, che non hai valore come individuo, che fa rabbia solo guardarti. Sei l’ultimo della lista, forse tra quelli di serie B.

Tutto quello che non è normale spaventa e nella scala dei privilegi sociali questi corpi taglia 50, non sono normali. Se io sono grassa, e nonostante questo mi accetto, destabilizzerei un corpo magro che si è allenato per tutta una vita e non è giusto che io sia felice del mio aspetto.

La salute non può essere un valore morale. Colpevolizzare le persone e pensare che la salute sia un tuo dovere e non un diritto, pensare che un cittadino in salute è un cittadino modello mentre gli altri sono un peso per la società, è ignorare una questione fondamentale: le diete non sempre funzionano. Stabilire la salute di una persona in base al suo peso corporeo è impossibile, altrimenti ci sarebbero malattie che verrebbero solo ai grassi e non mi pare che infarti e problemi alle articolazioni colpiscono solo chi pesa molto.

Proviamo a cambiare punto di vista e facciamo cadere il velo.

Ciao Paola, cara concittadina del sud!

Come stai in questo periodo?

«Ciao Serena! Eh bella domanda… in linea generale posso dirti che sto benone nonostante tutto. La verità però è che, alla fine, quello che accade intorno mi condiziona inevitabilmente essendo una persona molto sensibile. Questo virus ci ha tolto tanto… affetti, serenità e tanto altro! Fortunatamente sembra esserci un barlume di speranza che tutto si aggiusterà e quindi piano piano, andrà sempre meglio».

Adesso facciamo un passo indietro.

Era il 2016 quando a Miss Italia hai sfiorato la vittoria con un soffio.

Sei considerata una modella curvy – ma non mi piace associare una taglia alla bellezza. Cos’è cambiato da allora? E soprattutto cosa ha significato per te un traguardo del genere, che sfata il mito della magrezza e di canoni estetici predefiniti a tutti i costi?

«Nel 2016 la mia vita è ufficialmente cambiata sotto vari punti di vista! Quella vittoria sfiorata ha significato molto, anzi moltissimo e non soltanto per me stessa, ma anche per tante altre ragazze che come me non pensavano di meritare un posto lì insieme alle altre.

Adesso ho una consapevolezza diversa e soprattutto ora sono pienamente cosciente che la magrezza non è sinonimo di felicità e bellezza, ma ci è voluto un lungo percorso per capirlo e ho dovuto sfidare me stessa moltissime volte. La vera bellezza e la vera felicità nascono dalla presa di consapevolezza di chi siamo e di quello che vogliamo e soprattutto dal fatto di non nasconderci più».

Oggi viviamo tempi totalmente diversi da quelli di pochi anni fa, soprattutto se parliamo di immaginario collettivo. Finalmente si parla di taglie forti, cellulite e smagliature. Ma c’è ancora tanto sgomento nel mostrare e parlare di corpi totalmente esclusi da certe categorie, soprattutto se pensiamo alle grandi passerelle nelle quali sfilano donne belle ma esageratamente magre.

Com’è iniziato il tuo percorso da modella nell’oceano di squali che è il mondo della moda? Hai mai pensato di cambiare qualcosa del tuo corpo pur di intraprendere questo tipo di carriera?

«Una parola che non mi è mai piaciuta e che ho sempre trovato veramente inopportuna è proprio questo “taglie forti”… ma forti di che?

Forti rispetto a cosa? Finalmente, come hai detto tu, siamo in un’epoca un tantino diversa, ma ancora molto rigida e ferma in alcuni schemi che devono essere rotti! Io mi sono ritrovata in questo mondo un po’ per caso, un po’ per gioco ed è poi diventato un vero e proprio lavoro!

Alcune volte vedo che le persone fanno ancora un po’ di fatica a capire che quello che le curvy rappresentano non è altro che un modello diverso ma esistente e che non vogliamo sostituire nessuno ma affiancarci. Inizialmente sì, ho pensato tantissime volte di essere sbagliata e di dover cambiare io per entrare a far parte di questo mondo, ma fortunatamente sono riuscita ad aggiustare il tiro e rimettermi sulla giusta strada.

Nessuno dovrebbe sentirsi inadeguato o addirittura costretto a modificarsi a tal punto da cambiare totalmente se stessi e farsi del male».

Internet è sicuramente la rivoluzione sociale più importante degli ultimi tempi e i cambiamenti apportati dai social network sono innegabili

Oggi soprattutto Instagram è il nostro biglietto da visita e infatti quando si pubblica una foto o si scrive un post non è più solo la cerchia di amici, colleghi e conoscenti che lo vedono, ma il nostro profilo passa al setaccio anche da chi cerca su di noi informazioni più dettagliato.

Il tuo, per esempio, è un profilo molto seguito, conti circa 440.000 follower e le tue sono foto alle prese con la vita di tutti i giorni o di progetti ai quali hai preso parte.

Ma Internet non sempre è un posto meraviglioso.

Come vivi il rapporto con i tuoi profili e con i tuoi follower? Che tipo di rapporto cerchi di instaurare con loro e se c’è un messaggio che porti avanti, come una lotta personale, parlacene.

«Instagram è uno strumento tanto stupendo quanto letale! Io ho sempre cercato di utilizzare il mio profilo per far passare un messaggio di amore e positività verso noi stessi e verso gli altri! Purtroppo non sempre si riesce ad arrivare al cuore di tutti ed infatti sono stata spesso criticata, offesa e insultata, ma nonostante questo la mia testa dura ha deciso di non mollare la presa e di comunicare con chi mi segue cercando di relazionarmi con loro come se fossero parte della mia famiglia! Infatti chiamo la mia community con il termine Fam che indica proprio la family creata insieme a loro!

Come se non bastasse ho creato un nuovo progetto intitolato Spillin the tea by Paola Torrente perchè sentivo la necessità di fare di più per me e la mia community! Il progetto nasce con l’intento di intervistare chiunque si iscriva, inviando una mail con la propria storia, così da dargli la voce che merita! Sono molto fiera di questo progetto e se c’è qualcuno che sta leggendo e vuole raccontarsi, scriveteci una mail, la trovate sul nostro profilo Instagram!».

Il mondo della moda è un mondo spietato e purtroppo in Italia la maggior parte delle case di moda non si sono ancora adeguate al “nuovo” tipo di corpo ma il piacere di una donna dalle forme gentilmente arrotondate, anche se incofessato, ha sempre alloggiato nella mente di un uomo. Così sono sempre di più le campagne di bodypostive lanciate dagli utenti e dalle modelle stesse. 

Sono nate collaborazioni a riguardo? Che progetti futuri hai?

«Come ho detto prima sì, non tutti sono ben predisposti all’inserimento delle forme nello scenario comune della moda! Molti pensano che non dovremmo farne parte e semplicemente che non siamo all’altezza.

In questo caso i social hanno avuto un ruolo fondamentale, proprio perchè come dici tu, sono nate molte campagne e molte challenge che hanno dato visibilità e soprattutto la possibilità di espressione che mancava.

A tal proposito sono nate molte collaborazioni sia con brand che già trattano con le curvy sia con brand che lo hanno fatto per la prima volta e farne parte mi ha resa molto molto fiera, perchè far parte di un cambiamento mi riempie il cuore di gioia!».

Bacchetta magica!

Se potessi tornare indietro a quella sera del 2016, cosa diresti alle te di cinque anni fa?

«Alla me di 5 anni fa direi di stare tranquilla, che ci saranno tante cose belle inaspettate e tante cose brutte che dovrà affrontare, ma saprà farlo e soprattutto le direi di non mollare quel sorriso e quella gioia contagiosa che la rendono unica. Per tutto il resto le direi di non preoccuparsi, di non pensare di essere sbagliata e inadeguata perchè riuscirà, a modo suo, a trovare il giusto posto nel mondo».

Esistiamo, oltre il corpo e una taglia.

Serena Palmese

Vedi anche: Chi ha stabilito i confini sessuali del make-up?

Serena Palmese

Mi piacciono le persone, ma proprio tutte. Anche quelle cattive, anche quelle che non condividono le patatine. Cammino, cammino tanto, e osservo, osservo molto di più. Il mio nome è Serena, ho 24 anni e ho studiato all’Accademia di belle Arti di Napoli. Beati voi che sapete sempre chi siete. Beati voi che sapete sempre chi siete.

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