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Una notte al museo: la bellezza pudica dell’Afrodite Sosandra

Quante volte abbiamo visto Afrodite, la dea dell’amore e della sensualità, presentare i panni della seduzione e della malizia, colta in pose provocanti e giocose?  

Numerose, moltissime, così tante che si stenterebbe a riconoscerla in altre vesti.  

Eppure, quella figura ammantata dallo sguardo profondo esposta al Museo Archeologico di Napoli, è proprio lei.  

 
L’Afrodite Sosandra, ovvero salvatrice di uomini, è una statua dal fascino particolarmente singolare, da cui si sprigiona la vera essenza della purezza.  
L’opera marmorea, di cui l’originale bronzeo era situato sull’Acropoli di Atene, fu ritrovata alle Terme di Baia incompiuta, mancante infatti dell’ultima fase scultorea, ossia la lucidatura della veste che la ricopre interamente. 
 
La dea viene dunque rappresentata avvolta in un mantello dal quale mostra solo la punta dei piedi, le mani e l’ovale perfetto del suo viso.  
La posizione assunta, insieme allo spessore pesante del panneggio dell’abito, contribuisce a nascondere le presunte forme femminili sottostanti, rendendo la statua quasi cilindrica, una colonna di marmo da cui si esalta il vero punto focale dell’opera: l’espressione del volto.  

Gli occhi spessi e le labbra pronunciate, infatti, sottolineano il concetto stesso della Sosandra.  
Ci troviamo dinanzi ad uno sguardo che descrive alla perfezione l’ossimoro dolce/austero, quello di una compagna, una madre, un’amica che ammonisce ma mai con cattiveria, serbando una compassione infinita nei confronti di chi si reca a chiedere pace e consigli.  
 
Chi guarda la scultura, chi sa cogliere quella sensibilità non detta ma solo accennata negli incavi  del marmo, non può fare a meno di sentirlo quel peso dal petto che lentamente viene a sciogliersi.  
È una sorta di confidente la Venere Sosandra, una figura che nella sua immensa semplicità riesce a guardarti dentro, a capire i tuoi tormenti e liberarti da essi.  
E, con un solo, tenerissimo cenno, ti salva l’anima.  
 
Ilaria Aversa

In copertina, scatti di Raffaele Iorio

Se vuoi saperne di più sulle sculture presenti al MANN, puoi vedere anche: Una notte al museo: la Venere Callipigia, inno alla sensualità femminile e Una notte al museo: la monumentalità trionfante dell’Ercole Farnese

Ilaria Aversa

Classe 1996, Ilaria Aversa nasce a Sorrento in un lunedì di giugno. Fortemente convinta che la pasta sia il suo unico credo, si è laureata in Storia dell'Arte, dimostrando di sapersi concentrare ed impegnare seriamente, ogni tanto. Ama prendersi poco sul serio, infatti la sua massima più ricorrente è "Almeno sono simpatica". O, almeno, lo spera.

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