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Ginny&Georgia? Non male, ma ridatemi Lorelai Gilmore

Ginny & Georgia è la nuova serie targata Netflix, disponibile sulla piattaforma streaming dal 24 febbraio.

Si propone di essere il nuovo Una mamma per amica, seppur con qualche accenno dark e sostanziali differenze caratteriali tra i personaggi delle due serie tv.

Nutrendo un amore spasmodico per le Gilmore girls, ammetto di essere stata piuttosto restia nei confronti di questa nuova uscita e di averla guarda con un occhio abbastanza severo.

Inizio col dire che, a mio avviso, il fascino iconico delle serie targate primi Duemila e quell’accenno un po’ vintage dato dagli outfit, dagli scambi di batture, dalla fotografia e dai colori rendano il tutto nettamente superiore rispetto alle uscite degli ultimi anni, ma ciò non significa che queste non abbiano qualcosa da trasmetterci.

Non vi mento e vi rivelo che stavo per abbandonare Ginny & Georgia a metà del primo episodio. Mi sembrava tutto troppo superficiale e con quell’alone di young adult che, probabilmente, rende la serie meno fruibile per chi ha lasciato l’età dell’adolescenza già da un po’.

È, d’altronde, innegabile che se Una mamma per amica ricopriva un range d’età molto ampio, Ginny & Georgia richiami l’interesse di una fetta di pubblico piuttosto limitata.

Il racconto si apre quando la quindicenne Ginny Miller, in seguito alla morte del patrigno Kenny, si trasferisce in una cittadina del New England insieme alla madre Georgia e al fratellino Austin.

La famiglia ha cambiato molto spesso città a causa delle relazioni disastrose di Georgia e del suo oscuro passato.

Difatti, Georgia è fuggita da casa a soli quattordici anni, per allontanarsi da un clima familiare fatto di dipendenze da droghe e abusi.

Georgia dorme per strada, rapina negozi, frequenta luoghi poco raccomandabili e conosce un fotografo di buona famiglia ma ribelle e sognatore, dal quale avrà una bambina: Ginny, per l’appunto.

Le informazioni sul passato di Georgia ci vengono raccontate tramite i flashback di quest’ultima, tecnica che ho molto apprezzato.

Georgia è una donna che ama il potere, i soldi, il sesso e la passione. Riesce a farsi spazio nella nuova città e, più in generale, nella società, poco le interessano i mezzi con i quali ci riesce.

Questo è un primo elemento che la allontana da Lorelai che, come ricordiamo, è presentata come una donna che riesce a costruire un futuro per sé e sua figlia soltanto con le sue forze e con il duro lavoro divenendo, da cameriera d’hotel, proprietaria di una locanda.

Anche il rapporto madre-figlia è nettamente diverso: Ginny e Georgia hanno un rapporto molto conflittuale, se non per qualche scena di affetto tra le due. Georgia è una donna immatura e poco responsabile (ma come del resto anche Lorelai), il che ha comportato seri problemi nella crescita psicologica di Ginny.

Ginny non ha mai avuto amici, costretta a spostarsi da una città all’altra, soltanto a Wellsbury riesce a farsi delle amiche e ad innamorarsi di un ragazzo, Marcus, suo vicino di casa e fratello di Maxine, la sua nuova migliore amica.

Ginny e Georgia rientra perfettamente nella descrizione della fragilità emotiva e nella ricerca di stimoli dei ragazzi di oggi. Tocca varie tematiche importanti come il razzismo, l’autolesionismo, i dca e non solo li tocca, ma vi affonda le radici della serie. Ho molto apprezzato anche la scelta, alla fine di uno degli episodi, di spiegare come chiedere aiuto a chi soffre di autolesionismo.

Credo che il tratto vincente di questa serie sia stato proprio quello di aver adeguato il racconto ai tempi. Eravamo abituati ad un racconto più pittoresco e spensierato in Una mamma per amica (che io continuo a preferire e pensare che non possa avere rivali, sia chiaro), ma sicuramente Ginny e Georgia rappresenta un esperimento che poi così male non è andato.

Ho dato una seconda chance a questa serie e ho continuato a guardarla e mi sento di consigliarla a chi cerca qualcosa di leggero, a chi ha problemi di autolesionismo perché affronta molto bene il tema, ma anche semplicemente a chi è curioso di scovare le somiglianze e differenze con le ragazze Gilmore che, ovviamente, non si fermano a quelle della mia recensione, volutamente pensata senza spoiler.

Catia Bufano

Vedi anche: Charlotte York di Sex and the City è davvero un esempio di anti-femminismo?

Catia Bufano

Laureata in Lettere Moderne, studia attualmente Filologia Moderna presso l’università di Napoli Federico II. Redattrice per La Testata e capo della sezione Fotografia. Ama scrivere, compratrice compulsiva di scarpe, non vive senza caffè. Il suo spirito guida è Carrie Bradshaw, ma forse si era già capito.

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