Arte & CulturaPrimo Piano

Assorbenti e tamponi: storia di un prodotto che aiuta le donne

Considerate un argomento tabù fino a qualche decennio fa, le mestruazioni sono un grattacapo che le donne sopportano da migliaia di anni e che soltanto nell’ultimo secolo, grazie alla diffusione dei moderni assorbenti usa-e-getta, hanno avuto modo di affrontare senza restare chiuse in casa.

Prima delle coppette mestruali, dei tamponi e degli assorbenti usa-e-getta, avere il ciclo mestruale e continuare a vivere la propria quotidianità era una vera e propria sfida.

Le donne si arrangiavano con rimedi casalinghi; fare sport, camminare a lungo o indossare alcuni tipi di vestiti era totalmente fuori discussione.

Eppure, l’idea moderna di assorbente non è nata dal nulla, ma è frutto di un lungo processo di trasformazione, che ha avuto inizio già ai tempi degli antichi Egizi. In base a quanto rinvenuto in testi risalenti al 1800 a.C. circa, e, nello specifico, nel Papiro Ginecologico di Kahun – il più antico testo medico conosciuto – durante il ciclo le donne egiziane usavano il papiro o il lino, adeguatamente ammorbiditi per l’uso, e le più umili lavandaie erano incaricate di lavarne i panni.

Più all’avanguardia le donne di Sparta, Atene e dintorni, che creavano veri e propri tamponi avvolgendo strati di garza intorno a piccoli pezzetti di legno, che servivano ad agevolarne l’inserimento. Nell’Impero Romano, invece, si usavano bende di lana da tenere agganciate a delle cinture legate in vita sotto le vesti.

Nel Medioevo, epoca di caccia alle streghe in cui parlare di mestruazioni era particolarmente pericoloso, le donne si servivano di un muschio palustre dalle proprietà assai assorbenti, lo Sphagnum, che veniva utilizzato anche dai medici per fermare le emorragie. E, per mimetizzare le macchie, gli abiti rossi erano senza dubbio i più in voga.

Molto sgradevole la situazione tra Seicento e Settecento, a causa della malsana credenza che lavarsi aumentasse la circolazione sanguigna e le malattie. Pochi cambi di biancheria, allora, e un sacco di profumi e unguenti per coprire la puzza. Altro che secolo dei Lumi!

Nell’Ottocento, invece, di gran moda tra le signorine era la “cintura mestruale”, che si legava intorno alla vita e teneva fermo un cuscinetto di stoffa tra le gambe. L’idea, sebbene scaltra, era scomoda: i cuscinetti irritavano la pelle, rendevano difficile fare pipì e provocavano diverse abrasioni.

Fu alla fine dell’800 che la Johnson&Johnson, azienda farmaceutica statunitense, inventò i primi assorbenti usa-e-getta, che furono però un flop. Le signore erano troppo imbarazzate per richiederli ai commessi, quindi continuarono a usare quelli fatti in casa, tenendoli al loro posto con spille da balia, cordini o cinture di mussola, e lavandoli e rilavandoli mese dopo mese.

Ma con la Prima Guerra Mondiale, negli ospedali militari si diffuse il Cellucotton, un nuovo tessuto che assorbiva il sangue molto meglio del semplice cotone, e le infermiere approfittavano delle rimanenze per farne ritagli a misura di slip. Terminata la guerra, l’azienda produttrice del Cellucotton tentò di utilizzare il materiale per farne assorbenti femminili, ma le vendite furono ancora una volta scarse.

In seguito, l’azienda texana Kimberly Clark distribuì tamponi in cellulosa di cotone in modalità self-service, per risparmiare alle clienti l’imbarazzo di rivolgersi ai commessi. Il Tampax venne inventato poco tempo dopo, registrato e lanciato sul mercato nel 1936 da Gertrude Tenderich, che acquistò il brevetto per 32.000 dollari.

La diffusione del prodotto fu facilitata dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Con gli uomini al fronte, le donne si occupavano dei lavori pesanti e non avevano tempo da perdere nel lavaggio continuo dei panni di lino.

In Italia gli assorbenti giunsero tardi: i primi modelli erano molto ingombranti e senza adesivo, dovevano essere necessariamente assicurati alle mutande con delle spille da balia. Inoltre, l’idea dell’usa-e-getta faticò a diffondersi tra i consumatori, che non erano abituati all’acquisto di un prodotto che andava usato solo per poche ore e poi gettato via. Ma la comodità di non dover lavare e rilavare lo stesso panno più volte al giorno alla fine ha conquistato le donne, poiché il loro stile di vita si è fatto, con il dopoguerra, più dinamico e impegnativo.

Claudia Moschetti

Vedi anche: 5 curiosità sulla pelle

Claudia Moschetti

Claudia Moschetti (Napoli, 1991) è laureata in Filologia Moderna. Ha insegnato italiano a ragazzi stranieri e scritto per un sito universitario. È attualmente recensora presso il blog letterario Il Lettore Medio e redattrice per il magazine La Testata. Dal 2015 al 2021 ha collaborato alla fiera del libro gratuita Ricomincio dai libri, di cui è stata anche organizzatrice.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button