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Itinerario di un sogno lucido, viaggio urban attraverso “Caduta”, il primo EP degli HANDS

Nell’inverno, il cui pungente freddo sembra quasi contrastare con lo scirocco asfissiante dell’assenza di libertà, non ci resta che affidarci al racconto introspettivo di noi stessi.

Nei vincoli della nostra socialità spogliarci di ogni nostra vulnerabilità, sentire il sapore ostinato dell’atto contrario al volo, la caduta.

Caduta, che è anche il titolo dell’EP di debutto degli HANDS.

Loro sono il progetto musicale che nasce dalla duplice contaminazione di anime, Frangos e Ya Yo (ovvero Francesco Sorrentini e Fiorenza Vigilante, classe ’96 della provincia di Avellino). Li avevamo già precedentemente conosciuti per l’uscita dei singoli Senza te e Meister Icaro, che anticipavano l’uscita del primo ensemble di brani che ci instradavano già su un percorso sonoro ben riconoscibile. Un tessuto vocale doppio che si fonda nelle due voci simbiotiche, poi diverse, capaci di rincorrersi e sublimarsi nel clima di un disco che nel suo pop multicolor unisce il crossover di beat di accattivante sperimentalismo (sfumature R&B, soul, elettro-pop e trap-soul).

«Caduta è il risveglio da un sogno lucido: capisci che stai sognando, riesci a individuare l’inganno e improvvisamente cadi giù quando pensi di avere tutto. È l’ambizione, la rabbia, l’errore umano e, insieme, la dolcezza del proprio intimo. È accettare schiettamente le proprie fragilità e restituirle a quel qualcuno nell’universo che forse ci ritroverà parte di sé. È imparare e dimenticare. È il bagliore iniziale del nostro lavoro musicale condiviso, ma ha già un suo passato: racchiude la potenza di ciò che è eternamente stato dentro di noi, che ora si libera» ci dice Frangos.

«Ci insegnano (e ci insegniamo) che l’importante è iniziare, trovare la costanza e la volontà di spiccare il volo; dove si arriva, cosa ci aspetta come premio sentito in modo puro e spontaneo. Ma la virtù sapete cos’è? È godere della medietà: assaporare il gusto dell’itinerario, di quel segmento fra lo spazio e il tempo che viviamo nell’attesa dei momenti che prefissiamo incantati. La nostra Caduta è questo. La nostra Caduta è una resa incondizionata a ciò che ci ha sempre contraddistinto troppo velocemente, pregiudicando i motivi, i momenti salienti del nostro volo. E allora ci incroceremo a mezz’aria. Presto, prestissimo», le parole invece di Ya Yo.

Ma proviamo a compiere questo piccolo viaggio insieme, attraverso l’ascolto dei cinque brani che compongono l’EP, partendo da uno spunto sonoro, dalla declamazione di una frase evocativa del brano.

Traccia 1

Racconto introspettivo, i contorni sono quelli di un duro confronto con se stessi allo specchio. Labirinto è l’emblema dell’evocazione, all’esistere nella perfezione non conforme ad una società imperfetta; sonorità synth pop di grande ispirazione anni ’80 con le inconfondibili liriche soul di Frangos e Ya Yo.

La frase è: “Di sfoggiare il mio più bel falso mio sorriso / per l’acconto della cuccia in paradiso”.

«Quando ho scritto questo testo ero molto concentrato sui miei studi universitari, sul quel circolo vizioso in cui un po’ tutti ci troviamo quando prendiamo delle scelte consapevoli e dobbiamo fare i conti con ogni probabilità che si presenta. In più, pensavo a quanto è difficile vivere un contesto dove “nessuno è ancora niente” e si scontra continuamente con gli altri per ottenere ciò che si vuole. Come se il tuo tutto fosse veicolato dall’abbattere il tutto altrui per raggiungere te stesso. Non mi piace. Non mi è mai piaciuto pensarla così ipocritamente. Questo verso è un po’ una summa di tutti quegli atteggiamenti che cominciano a far parte di te senza accorgertene; preferisco “peccare” ma di fedeltà a me stesso, piuttosto. Il paradiso, al momento, lo lascio a chi veste bene un sistema che a me sta stretto» (Frangos).

Traccia 2

Senza te. Continua il percorso nelle cadenze ritmiche e di scenari nostalgici elettro-pop, che stavolta entrano in combustione con la profondità di un testo quasi drammatico nella sua evocazione sentimentale ed emotiva. Un romanticismo in cui si celebra una lontananza che diventa quasi riflessione dell’assenza da sé stessi.

La frase è: “Senza te la vita si ferma / lontana / mi guarda”.

«Ti rivelo una cosa: quando si ascolta Senza te si pensa direttamente a una ballad molto romantica, viscerale. Un urlo all’abbandono. In realtà ho sempre pensato che fosse quasi assurdo sentirsi come mi sentivo; pensavo che sentirmi perso, senza pietre miliari da cercare sul mio percorso, fosse così sbagliato. Non è giusto che la mia vita si fermi, lontana, a guardarmi. È così, era così, non lo nego. Ma questi versi per me sono stati soprattutto un manifesto-al-contrario di ciò che di primo acchito la canzone trasmette. Un piccolo paradosso tutto mio. E da oggi anche vostro» (Frangos).

Traccia 3

In Meister Icaro le vocalità si accarezzano in un beat up-tempo di forte connotazione contemporanea. Una sorta di incursione raffinata nella trap-soul in un testo ancora di grandissimo valore evocativo. Torna l’intima ricerca di un sé che si confronta con aspirazioni, limiti e vacuità del proprio mondo.

La frase (stavolta un verso) è: “Prego Dio che mi liberi da dio / Dal sole, esca spicciola di filosofie / Dal caldo insopportabile che scioglie la magia / Dei trucchi consumati, scudo di malinconia”.

«Adesso è difficile! Con “Prego Dio che mi liberi da dio” ho voluto citare un noto teologo tedesco, Meister Eckart, da cui prende parte il titolo di questo pezzo, il nostro “Maestro” Icaro. Ho voluto pregare Dio, un vero e qualunque Dio, per liberarmi da quella idea interessata del dio che tutti noi preghiamo: un dio che ci accontenta, che ci ascolta, ed esaudisce i miracoli che vogliamo. Ho voluto pregare Dio per liberarmi dal sole, spesso preda di molte figure allegoriche e di miti, che è sempre lì a segnare la luce, la giustizia, la guida di un mondo poco ordinato per meritare così tanto calore. Quando pensavo ai trucchetti, pensavo all’abilità del prestigiatore, che incanta l’altro per ammorbidire il suo sguardo e distrarlo, tradirlo. Prego Dio che mi liberi da tutti questi atteggiamenti specchietti per le allodole» (Frangos).

Traccia 4

Ritmi ipnotici per Viola tra le barre dello spoken della bravissima Ya Yo e i lirismi che ricamano e intrecciano di Frangos, continua l’“attitude” urban e trap-soul in questo suadente brano in piena dimensione black e internazionale.

La frase è: “Ho l’impressione che il silenzio un po’ mi tiri su / Guardo l’alba sola e fa rumore”.

«Quando ci si ritrova soli con la fiducia tradita le emozioni possono trarre in inganno. Il silenzio e la solitudine appaiono laceranti. Si tende a ritornare in una situazione tossica, ad affollarsi la testa di bugie, pur di non farsi male. Invece ci si può tirare su dal malessere grazie al silenzio e al distacco. In Viola la protagonista cerca un confronto leale con la realtà, affogare nella dura verità, dopo averla a lungo evitata, per poi abbracciare il distacco. Confinare nel silenzio ciò che non le appartiene. Questa alba così viola, stupefacente, mi ha aperto in due la mente con l’energia che solo la natura può dare. Mi ha fatto trovare vero conforto nella solitudine. Mi è cresciuta dentro sotto forma di musica» (Ya Yo).

Traccia 5

Kleo, oltre all’importante valenza in chiave comunicativa e sociale per l’intro delle parole di Harvey Milk, è forse la summa perfetta e conclusiva di questo EP. Si fonde e sublima nella chiave riconoscibile e personale che ci racconta il progetto HANDS, l’urban pop che sconfina nel crossover multi-genere (stavolta anche multilinguistica, humus fertile delle nuove produzioni urban) di contaminazione contemporanea. Magnetica espressione vocale di Frangos e il colore delle strofe di Ya Yo che va a chiudere un puzzle efficacissimo. La frase di chiusura ovviamente la facciamo scegliere a voi.

«Alcune persone si erano incuriosite riguardo a questa frase: “sull’orlo del Mar Rosso vincoli il mio amore al sesso, no pasa nada si en la cara tengo tus cuchillos“, magari la spieghiamo direttamente qui. Il Mar Rosso è la violenza, in tutte le sue forme. Un gesto violento è favorito direttamente dalla discriminazione. La linea di confine fra le due cose è invisibile, Kleo è in bilico sull’orlo di questo mare e gli altri le vengono contro. È vincolata alla discriminazione che da secoli le hanno cucito addosso, dai pregiudizi che la giudicano immorale. Il suo volto, la sua identità sono segnati dai coltelli dell’ignoranza altrui, dalle dita puntate. Dovrebbe nasconderlo ma non lo fa. Tutto questo non importa, non è così grave. Il suo amore, per se stessa e per gli altri, tanto sottovalutato sarà il paladino vincitore della sua rivoluzione» (Ya Yo).

Ringraziamo questi due ragazzi che ci portano una ventata di aria fresca tra le proposte emergenti e ricordiamo che oltre a poter riascoltare i brani su Youtube, potete farlo anche su tutte le altre piattaforme come Spotify, Apple Music, Amazon, Tidal e seguirli sui loro profili social ufficiali.

Claudio Palumbo

Leggi anche: “Senza te”, la nuova frontiera pop attraverso le “mani” degli HANDS

Claudio Palumbo

Mi chiamo Claudio, classe “non” di ferro 1989. Se dovessi descrivere il grosso contenitore attitudinale della mia vita sarebbe quello con il post it “feticista della cultura pop e contemporanea”. A cucire con filo i tanti tessuti di uno stesso vestito è la scrittura, redazionista per diversi web magazine, ufficio stampa e versi folli e sciolti.

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