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Cultural influencer: anche la cultura passa dai social media

Il settore culturale, pur contribuendo all’economia del paese, è sempre tra i più scarsamente sovvenzionati dallo Stato.
Di fronte all’esigenza di comunicare l’arte, lo spettacolo, la musica, gli operatori culturali devono trovare degli espedienti.

Nell’epoca della digital transformation e dei social media, nasce la figura del Cultural influencer.

Come evidenzia il rapporto Io sono cultura 2019, il sistema culturale e creativo è in crescita: nel 2018 la filiera culturale è aumentata sia in termini di valore aggiunto (+2,9%), sia di occupati (+1,5%), arrivando a superare i numeri dell’economia italiana nel suo complesso.

Il report realizzato da Symbola e Unioncamere offre una mappatura di settore che ci permette di capire l’apporto che le industrie culturali e creative danno alla produttività italiana: l’insieme di queste realtà nel 2018 ha prodotto 95,8 miliardi di euro (6,1% del PIL), al quale si deve aggiungere un indotto di 169,6 miliardi di euro, arrivando a un totale di 265,4 miliardi di euro di valore aggiunto prodotto dall’intera filiera, pari al 16,9% di PIL (+2,9% dal 2017).

Anche l’Annuario dello Spettacolo 2018 di SIAE conferma una crescente propensione a spendere nei consumi culturali. Escluso un calo del settore cinematografico, gli italiani nel 2018 hanno speso più dell’anno precedente per partecipare ad eventi: si è visto un aumento dell’acquisto di biglietti, abbonamenti (+5,90%) e di servizi accessori offerti dagli organizzatori (+5,70%).

Ma nonostante i numeri dimostrino la rilevanza che la cultura ha anche in termini di indotto per il paese, sempre troppo pochi sono i fondi destinati dallo Stato al settore, e gli operatori culturali vivono in condizioni più precarie rispetto a quelle della media nazionale.

Una situazione del genere impone a chi gestisce teatri, sale cinematografiche, musei, di aprirsi alla possibilità di fare imprenditoria, seppure tali luoghi siano lontani dalla visione tradizionale di azienda.

Per sopravvivere e risultare attrattivi, è necessario prendere le distanze dall’idea che la cultura possa sostenersi solo con finanziamenti pubblici. Quelle realtà culturali un tempo no-profit devono lasciare spazio ad aziende culturali, capaci di produrre senza il supporto pubblico.

«Fino a poco tempo fa – afferma Aliprandi, coordinatore dell’area ricerca e consulenza di Fondazione Fitzcarraldo – non si doveva parlare di mercato, perché per questo genere di realtà era considerato un tabù. In seguito, le stesse istituzioni che prima ponevano un veto, hanno incentivato l’imprenditoria culturale, perché faceva il bene comune, e il denaro messo in circolo fa funzionare la cultura.»

Il reale problema è che siamo stati abituati a pensare che non possa esistere una relazione tra arte e mercato. Questo, però, dipende solo dal significato che noi intendiamo dare ad “imprenditorialità culturale”. Per aprirsi all’implementazione e all’efficienza del sistema culturale, bisogna intenderla coma la capacità di trasformarsi e mettere in relazione le persone nella contemporaneità.

Per fare ciò, bisogna accogliere l’innovazione e gli input offerti dalla società.

Sicuramente anche il modo di comunicare la cultura è cambiato, e ne è un esempio il successo ottenuto da Chiara Ferragni in visita al museo fiorentino degli Uffizi.

Il fotoshooting dell’influencer milanese, diventato un trend topic su Instagram e Twitter, ha permesso di raggiungere i 9.312 visitatori con un incremento del 24% rispetto al fine settimana precedente.

Quanti di questi visitatori abbiano manifestato un reale interesse per il sito museale rispetto al desiderio di instagrammare un momento, non ci è dato saperlo. Ma certamente non bisogna sottovalutare il potenziale che un influencer ha.

Chiara Ferragni è solo il volto più noto, ma il fenomeno dei Cultural influencer è ben radicato già da diverso tempo sia in Italia che all’estero: social-addicted che scelgono di condividere le proprie esperienze in ambito artistico, non posso che essere una strada da esplorare.

Rosaria Vincelli

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La Redazione

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