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Trent’anni senza Moravia: La Ciociara tra le Marocchinate e l’introspezione psicologica 

“Quando la ciociara si marita, a chi tocca lo spago e a chi la ciocia”.

Così si apre il decimo romanzo pubblicato da Alberto Moravia, personalità di spicco nel panorama letterario italiano, scomparso il 26 settembre del 1990.

La Ciociara, uno dei migliori esperimenti letterari riguardanti la vita e le difficoltà del Secondo conflitto mondiale, è stato tradotto nelle principali lingue mondiali ed ha attirato l’attenzione del regista e sceneggiatore Vittorio De Sica che ha voluto a tutti i costi realizzarne la trasposizione cinematografica.

E chi poteva rappresentare al meglio una donna forte e determinata come Cesira, personaggio principale, se non Sophia Loren con la sua espressività e bellezza nostrana?

Le donne, con la loro forza e il loro destino precario, sono infatti al centro del romanzo.

Vi stupirà come Moravia, d’altronde un uomo, sia riuscito ad immergersi nell’animo delle donne così bene da farci dimenticare che le parole non siano uscite dalla bocca di Cesira, ma dalla mente dell’autore.

La Ciociara è anche una storia di sofferenza, di ingiustizia e di violenze che hanno caratterizzato le guerre nel nostro paese. Moravia è uno dei primi autori a parlare dell’altra faccia della Liberazione.

“Tutti si aspettavano cose straordinarie da questi alleati, appunto come dei santi; e tutti erano sicuri che col loro arrivo la vita non soltanto sarebbe ritornata normale ma anche molto migliore del normale”. Così gli italiani di Moravia, nei giorni precedenti la Liberazione, dopo lo sbarco in Sicilia, fremevano per l’arrivo degli alleati-eroi. Non fu così. Per le donne, per i bambini, non fu liberazione e non ci fu nessun eroe.

Stiamo parlato delle cosiddette Marocchinate. Le donne dei paesi della Ciociaria e del Frosinate, dei piccoli borghi come Vallecorsa, Lenola, Patrica, Pofi, Isoletta, Supino e Morolo, Castro dei Volsci, Ceccano, Campodimele furono vittime di violenze inaudite, stupri e omicidi compiuti dalle truppe marocchine dell’esercito francese, i Goumiers.

Moravia racconta di questa violenza che Cesira e sua figlia, Rosetta, sono costrette a subire e delle conseguenze non di certo felici.

Rosetta, la figlia – angelo, obbediente e pudica, vede togliersi la sua innocenza da soldati stranieri, davanti agli occhi inermi della madre. Decide di chiudersi nel mutismo e di darsi agli uomini con la stessa spregiudicatezza con la quale le avevano tolto in un batter di ciglia l’infanzia.

È qui il genio di Moravia: raccontare la storia, quella vera, ma senza privare i lettori di un’attenta analisi psicologica.

Catia Bufano

Illustrazione di Enza Galiano

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La Redazione

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