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Tu sei la mia medicina: la Pet Therapy come cura

Era il 1953 e successe per caso, o forse per fortuna. Chi sono io per dirlo, chi sono io per decidere se questa sia stata una scoperta che migliorò la cura di un male oppure no. Però è una bella storia e vorrei raccontarvela, la storia di quando la Pet Therapy nacque, la storia di quando Boris Levinson si accorse che gli animali erano davvero una medicina e che se tu vuoi bene a lui, lui potrebbe salvare te.

Lui si chiamava Boris Levinson, era uno psichiatra infantile ed aveva un cane di nome Jingles. Un bel giorno arrivò uno dei suoi pazienti, era un paziente difficile, un bambino autistico che non riusciva proprio a farne, di progressi. Mentre era ad aspettare l’arrivo del suo dottore, in discreto silenzio Jingles si avvicinò a lui ed iniziò a leccarlo. Il bimbo, spesso impaurito e poco fiducioso nei confronti del prossimo, in risposta lo accarezzò. Quel bimbo, che sempre si allontanava quando qualcuno cercava di entrare in contatto con lui, rispose al gesto tenero di quel cane con altrettanta tenerezza. Il bambino, che di rado aveva espresso un desiderio, alla fine di quell’incontro chiese di poter rivedere l’animale.

Fu proprio da questo evento che nacque il nome Pet Therapy, espressione coniata da Levinson, il quale da quel giorno aveva un nuovo aiutante al lavoro: il suo cane Jingles, il suo co-terapista.

Dalla compagnia del suo cane durante le sedute, Levinson ricavò numerose esperienze che raccolse nel suo libro The dog as a co-therapist dove raccontava di come la presenza dell’animale permise ai bambini di esprimersi e di raccontare al meglio le loro paure e le loro debolezze. Jingles appariva come un intermediario tra il dottore e i suoi pazienti, ai quali permetteva di abbassare tutte quelle barriere protettive che si erano creati. L’animale divenne così un sostegno, una base cui poggiarsi, qualcuno capace di comprendere il bambino, anche senza l’aiuto della voce. Levinson, con il tempo, si rese presto conto di come la compagnia e la cura di un animale potevano aiutare a contrastare anche l’ansia, lo stress e la depressione.

Numerose ricerche hanno poi continuato a dimostrare il miglioramento dei disturbi cardiaci e di alcuni valori corporei, grazie all’affiancamento di un animale durante le cure mediche.

Nel 1977, Erik Friedman si accorse dell’esistenza di una relazione tra coloro che erano riusciti a sopravvivere ad un infarto e la compagnia di un animale: era proprio il rilassamento del soggetto, favorito dalla presenza di un cucciolo accanto, a scongiurare l’attacco di cuore.

La Pet Therapy arrivò in Italia intorno agli anni Ottanta. Oggi, sempre più frequentemente, si trovano ospedali, case di riposo o centri educativo che lasciano spazio agli animali, nella maggior parte dei casi gatti e cani (ma non solo), che vengono trasformati in dei veri e propri aiutanti, in delle medicine, in dei dottori che accompagnano i pazienti nel superamento del loro dolore.

Con il termine Pet Therapy oggi si indica la cura del paziente che avviene tramite l’affiancamento di un animale, d’affezione o meno, insieme alle cure cliniche e farmaceutiche previste per ciascun caso specifico. La terapia degli animali non sostituisce le cure necessarie per il superamento di una malattia, ma è un qualcosa in più, un aiuto, un rafforzamento, qualcosa che arricchisce e rende più leggero e meno doloroso il percorso di guarigione del malato. Nella maggior parte dei casi l’animale aiuta il paziente ad aprirsi e a manifestare il proprio dolore, diventa un canale di comunicazione, aiuta a collaborare, a non rinunciare, diventa un supporto che aiuta a sopportare tutto ciò che succede dopo che una malattia viene diagnosticata.

Un proverbio anglosassone dice mettete nella stessa stanza un gatto che fa le fusa e una manciata di ossa rotte e le ossa guariranno. Esso deriva da alcune ricerche che hanno dimostrato come la frequenza delle fusa dei gatti sia in grado di alleviare il dolore alle ossa e di favorire la guarigione delle lesioni ossee. E tu, sai quanti benefici possono derivare dall’avere un animale da compagnia?

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Martina Casentini

Martina Casentini

Mi chiamo Martina Casentini, sono nata e vivo a Velletri (Roma), studio giornalismo e dal 1995 percorro la mia strada con una penna in mano. Ho messo la testa a posto, ma non ricordo dove. Mi piacciono i gatti, la cioccolata, il mare, le storie che hanno un lieto fine e tutte quelle cose che mi fanno venir voglia di scrivere.
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