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Picasso dal cuore blu

I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni…

Quando mi resi conto che Casagemas era morto, incominciai a dipingere in blu.

Pablo Picasso

Pablo Ruiz Y Picasso è stato senza dubbio uno degli artisti più emblematici e poliedrici dell’arte ottocentesca.

L’inventore del cubismo avviato all’arte dal padre, che era un discreto insegnante di disegno presso l’Accademia delle Belle Arti di Malaga, città natale del nostro artista, dimostrò sin da subito uno spiccato talento nella pittura che trovò massima espressione nel suo primo dipinto “Il picador”.

Qualche anno dopo la famiglia si trasferì a Barcellona che a quei tempi era una città viva e piena di attività culturali. Proprio lì Picasso ebbe modo di crescere e di perfezionare il suo talento soprattutto grazie al contatto che ebbe con molti artisti ed intellettuali del tempo. Tutti questi elementi lo spronarono ad andare a Parigi: era il 1900.

Giunto nella capitale l’artista si lasciò completamente rapire dal clima parigino, nel quale si immerse insieme all’amico Carles Casagemas, un aspirante poeta con il quale aveva condiviso parte della formazione a Barcellona. A Montmartre, scansata la povertà del primo periodo di permanenza, i due amici riuscirono ad inserirsi negli ambienti artistici più in voga arrivando a conoscere personaggi come Apollinaire, Max Jacob, Andrè Breton, conoscenze che incitarono ancora di più Picasso ad adattarsi alle nuove correnti artistiche dell’epoca.

Le cose, insomma, sembrava stessero andando per il meglio, almeno fin quando Carles non conobbe Germaine Gargallo, un’avvenente ragazza in cerca di successo che con il suo charme gli fece perdere la testa. Questa relazione burrascosa, però, non fece altro che turbare ancora di più il già instabile animo del poeta che soffriva di crisi maniaco-depressive aggravato da un abuso di droghe.

Fu così che un anno dopo il loro arrivo a Parigi, la situazione degenerò.

Quando Picasso tornò, per un breve soggiorno, in Spagna, Carles, riunito con altri amici al Cafè de l’Hippodrome, chiese a Germaine di sposarlo ma lei rifiutò. L’alcool e le droghe lasciarono commettere all’uomo un gesto sconsiderato: quella sera cacciò dalla tasca della giacca una pistola e cercò di uccidere l’amata che fortunatamente rimase solo ferita. Ma Carles, poco lucido, credendo di aver ucciso la fanciulla, rivolse la pistola contro di sé e premette il grilletto, ponendo fine, dopo una lunga agonia, a questo amore straziante.

La notizia finì su tutti i giornali e in breve tempo raggiunse Picasso e il suo dolore. Preso dai sensi di colpa, poiché si accusava di aver lasciato l’amico solo nel momento del bisogno, Picasso si immerse a pieno nella pittura colorando il suo cuore e la sua tela di blu.

Ma perché, tra tanti colori, proprio il blu?

Questo colore, bello e spietato, gli sembrò essere il più adatto a rappresentare tutto ciò che lo circondava in quel periodo. È un colore di impatto, un colore che non ha sfumature del grigio ma è diretto come la morte, come la malinconia, come la tristezza, come il dolore, come l’inquietudine che lo assale; come l’amarezza e la povertà che l’artista ebbe modo di conoscere durante la sua vita.

Ma il significato non si ferma solo a questo. Prendendo spunto dalla tradizione cristiana: Picasso attribuì al blu un carattere sacrale e, accentuandone la valenza emotiva, utilizza il blu come colore di ricerca introspettiva e di verità sulla fragile esistenza umana. Il colore di una realtà che non è sempre percettibile, come quella povertà che ebbe modo di vedere di ritorno a Barcellona.

Furono questi i soggetti che dipinse maggiormente: i volti della sofferenza, della fame, della miseria, della morte in fondo agli occhi, isolati da un mondo diverso che poco sente il dolore del soggetto dando voce ad un’inquietudine personale non indifferente. Opere ricche di pathos che ritraggono l’altra faccia di una luna scura e non amata.

Il periodo blu durò circa 3 anni per poi lasciare spazio ad un altro grande protagonista: il rosa.

Adele De Prisco

Recupera anche: Il genio di Picasso.

Adele De Prisco

Adele De Prisco, nata nel cuore dell'inverno nel quasi ormai troppo lontano 1995 a Gesualdo, è una laureanda in Filologia Moderna presso la Federico II. Non ama definirsi né raccontarsi, nella maggior parte dei casi non è nulla di quello che pensate voi. Dunque, tutto quello che c’è da sapere sul suo conto lo scoprirete leggendola su La Testata, o forse no.
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