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Isteria e masturbazione: la nascita del primo vibratore

Sappiamo tutti cos’è un vibratore, uno stimolatore erotico, spesso di forma fallica, le cui vibrazioni, prodotte facendo ruotare una massa eccentrica tramite un piccolo motore in corrente continua, sono adoperate per procurare piacere sessuale.

Ma com’è nato questo strumento prodigioso e scandaloso?

Nell’Inghilterra di fine Ottocento, nel pieno della disciplina e della pudicizia tipiche dell’età vittoriana, una malattia assai sgradevole pareva essere largamente diffusa tra i membri del gentil sesso: l’isteria, ovverosia una instabilità emotiva causata dai continui movimenti dell’utero, che soltanto nel 1952 fu riconosciuta come patologia inesistente.

Sintomi di questo flagello per la controparte maschile erano rabbia improvvisa, tremori, stati depressivi alternati a euforia o, semplicemente, qualsivoglia condotta delle donne che non rientrasse nel canone imposto da una società moralista e intollerante, che le riteneva fragili e inferiori agli uomini.

Il disturbo isterico non fu “scoperto” dagli inglesi in quegli anni – poiché già nell’antico Egitto si riconducevano all’utero molte problematiche femminili – ed è certo che nel Settecento in Francia i dottori praticassero massaggi pelvici manuali per alleviare i sintomi dell’isteria, ricorrendo poi dal 1734 al tremoussoir, un massaggiatore dotato di un meccanismo a molla.

Questa pratica non era affatto considerata scandalosa, poiché si riteneva impossibile che una donna potesse provare piacere senza la stimolazione dell’organo maschile. L’idea di masturbazione era, dunque, inconcepibile.

È risaputo, inoltre, che nel 1869 George Taylor, fisico statunitense, mise a punto il manipulator, il primo vibratore a vapore, un attrezzo che offriva supporto ai medici durante il trattamento: aveva la forma di un tavolo a cui era collegata una sfera che esercitava la stimolazione, avviata da un meccanismo a vapore posto in una stanza confinante.

Non era l’unico strumento usato per la stimolazione dell’organo sessuale: altro sistema comune era la “doccia pelvica”, un forte getto d’acqua indirizzato verso l’area genitale delle pazienti.

Ma il primo vibratore elettrico, più simile ai modelli che conosciamo oggi, vide la luce proprio in Inghilterra nel 1883, dove le signore annoiate e stanche di essere trascurate dai mariti parevano recarsi dai medici per le sedute di massaggio pelvico con fin troppa solerzia.

Il dottor John Mortimer Granville, forse accortosi del malizioso inganno perpetrato da molte pazienti e ritenendo opportuno alleviare le sofferenze dei medici in costante agonia per i crampi alle mani, mise a punto questo marchingegno piccolo e maneggevole, “Il martello di Granville”.

Ottenne immediato successo tra le dame insoddisfatte, pur essendo pubblicizzato come un semplice massaggiatore muscolare.

Pochi anni dopo, ne realizzò una versione portatile, alimentata a batteria, facilitando alle signore il compito di procurarsi piacere in qualunque luogo e momento.

Claudia Moschetti

Claudia Moschetti

Claudia Moschetti (Napoli, 1991) è laureata in Filologia Moderna. Ha insegnato italiano a ragazzi stranieri e scritto per un sito universitario. È attualmente recensora presso il blog letterario Il Lettore Medio e redattrice per il magazine La Testata. Dal 2015 al 2021 ha collaborato alla fiera del libro gratuita Ricomincio dai libri, di cui è stata anche organizzatrice.
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