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Ci vediamo per un caffè

Ti va un caffè?

Non c’è niente da fare: le poesie migliori, così come le canzoni, sono quelle scritte per donne che non ricambiano il sentimento dell’autore.

Non c’è bisogno di ricercare precedenti antichi, Dante e Petrarca per questa volta possono riposare. Ci spostiamo esattamente a un secolo fa. Era il 1918 e il poeta Giuseppe Capaldo perdeva la testa per la giovane e bellissima Brigida, cassiera del caffè Portoricco in via Guglielmo Sanfelice, a Napoli.

I rapporti umani, come l’approccio uomo-donna,sono generalmente simili fin dall’alba dei tempi. L’uomo prova ad approcciare e la donna si mostra sfuggente. I motivi sono molteplici: sfuggendo la donna mostra principalmente di non essere una facile preda, testa il reale interesse del corteggiatore, valutando quante volte prova e insiste finché lei non sceglie di cedere. Si dice poi che l’attesa aumenti il desiderio… ed è proprio ciò che successe al poeta Capaldo.

Brigida era bellissima e affascinava tutti i frequentatori del bar. La sua classe era però accompagnata da un atteggiamento sdegnoso e fiero. Capaldo, seduto ad un tavolino mentre stava per gustare un caffè, scrisse lì, di getto, alcune righe. Quelle righe divennero poco dopo una celebre canzone: ‘A tazza ‘e cafè.

Nei suoi veloci versi il poeta chiede alla fanciulla perché non appena lo vede tenda ad assumere un’espressione amareggiata, nonostante la quale resta comunque bellissima.
Da lì la riflessione: la donna somiglia proprio alla tazza di caffè che ha lì davanti, a cui ha aggiunto lo zucchero, ma che non ha ancora girato.

Ma cu sti mode, oje Briggeta,
tazza ‘e cafè parite:
sotto tenite ‘o zzuccaro,
e ‘ncoppa, amara site.
Ma i’ tanto ch’aggiavutà
e tanto ch’aggia girà
ca ‘o ddoce ‘e sott’a tazza
fin’a ‘mmoccamm’ha da arrivà!

Brigida sembra proprio una tazzina di caffè zuccherata e non girata. In superficie è amara, sdegnosa. Sotto la sua facciata, sotto questo suo caratteraccio, secondo il parere del poeta c’è dello zucchero, una dolcezza di fondo. Il suo intento è quindi quello di “avotare” (girare) affinché il caffè sia mescolato e il suo sapore sia finalmente dolce.

Insomma, una dichiarazione d’amore e perseveranza. Capaldo non lascerà perdere la donna finché lei non cederà alle sue avances.

Imperterrito continua il suo racconto. Anche se il caffè dovesse raffreddarsi non potrebbe mai accadere lo stesso alla sua passione. Brigida resterebbe ugualmente la miglior delizia,la granita di caffè.

Nella mia vita mi sono sempre sentita un po’ donna Brigida, sono stata affascinata dalle parole della canzone che parla di lei fin da bambina, ma non potevo immaginare che la mia storia sarebbe stata poi tanto simile alla sua. Anche io come Brigida ho per qualche tempo rifiutato delle avances, accettando inviti per prendere un caffè ai quali, però, non mi sono mai effettivamente presentata.

Alla fine,non abbiamo mai saputo se Brigida abbia ceduto e si sia concessa a questo suo fedele innamorato. Quello che sappiamo è che questa dolce poesia è stata musicata dal Cavalier Vittorio Fassoneed è stata interpretata dai più celebri cantanti della canzone classica napoletana.

Con questo testo si chiude il quarantennio dell’epoca d’oro della canzone napoletana, che aveva visto la composizione di testi straordinari.

E ancora una volta noi dobbiamo ringraziare lo sdegno di una donna, perché ci ha regalato una fra le più belle canzoni che la musica melodica ricordi.

Per quanto riguarda me, posso dirvi che alla fine quel caffè ho deciso di accettarlo. E negli ultimi due anni ho perso il conto dei caffè bevuti con “lui”.

Francesca Caianiello

Foto di Valeria Gentile

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La Redazione

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