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L’amore ai tempi delle fermate metropolitane

È successo per caso. Io e una mia collega siamo rimaste affascinate dalla stessa storia d’amore e abbiamo deciso di presentarvela sotto due punti di vista differenti. 

E per voi, cari lettori, cos’è il vero amore?

Consigliamo di accompagnare la lettura dell’articolo sotto riportato con la malinconica canzone dell’artista inglese Gregory Alan Isakov,  “If i go, I’m going”.

Per leggere anche l’articolo di Marzia Figliolia, clicca qui

Le stazioni, gli aeroporti, hanno sempre avuto su di me un fascino particolare. Tutti quei luoghi che hanno la possibilità di portare via le persone o di farle tornare, ai miei occhi si sono sempre colorati di malinconia e delicatezza. Persone che vanno, persone che vengono, valige che corrono e anime pure.

Sono posti sospesi, che non sono casa ma che lì possono riportarci. Posti che non sono tuoi e che, al contrario, possono portarti via da tutto quel che invece lo è. Sono fatti di lacrime non sempre silenziose e di abbracci. Luoghi di addii e semplici saluti, di treni che frenano e altri che corrono fischiando forte. Sono luoghi fatti di addii lunghissimi e saluti veloci. Nelle stazioni li ho visti entrambi.

Ho visto parenti darsi pacche sulla spalla e salutarsi con uno sguardo. Ho visto amori parlarsi a più non posso per alleggerire con le parole ogni chilometro pronto a dividerli. Ho visto amanti guardarsi così intensamente prima del fischio del treno da riuscire a scambiarsi l’anima con uno sguardo talmente profondo capace di regalare il proprio colore dell’iride all’altro. Ho visto abbracci così forti che per qualche momento ho creduto che alla fine sarebbero diventati una persona sola. Ho visto carezze sulle guance così leggere ma allo stesso tempo così forti da far mancare il respiro e ho sentito parole non dette che invece facevano un rumore assordante.

Quante cose belle si possono vedere nelle stazioni.

Vi abbiamo tutti preso freddo in attesa di un treno da prendere e di un altro da aspettare. Che poi non si aspettano mai i treni, si aspettano le persone: si parte e si torna sempre a casa per loro. Siamo disposti ai ritardi di ore, ai posti scomodi, alle ore seduti, ai vagoni pieni di gente che parla troppo, alle rotaie che fanno certe volte un rumore assordante… Siamo disposti a tutto per un abbraccio e un ritorno.

Io nelle stazioni c’ho lasciato il mio cuore e la mia dolcezza e ho visto le mani dell’amore e i baci più sinceri, gli abbracci più forti e gli sguardi più trasparenti fino a farsi vedere l’anima e il cuore pure poco prima di salutarsi.

Insomma, le stazioni mi ricordano l’amore e da qualche anno succede la stessa cosa anche a Margaret McCollum, una romantica donna inglese che nella stazione di Embankment a Londra rivede ancora la storia del suo grande amore.

Chiunque abbia preso una metropolitana conosce bene i messaggi che avvisano il viaggiatore di “non superare la linea gialla” e chiunque sia stato a Londra e abbia preso la metropolitana ricorda la famosa frase “mind the gap” che invita appunto il passeggero a prestare attenzione allo spazio vuoto tra la porta di apertura del treno e la banchina.

Un suono forse scontato per qualcuno ma non per Margaret McCollum. A prestare infatti la voce a quel famoso messaggio registrato ormai nel lontano 1969 fu il marito Oswald Laurence, un famoso attore inglese. A causa di una grave malattia, nel 2007, Laurence venne a mancare. Da quel momento, tutte le mattine da ben 12 anni, Margaret continua a recarsi nella stessa stazione per sedersi su una panchina ed ascoltare la voce di quell’amore che la vita si è portato via troppo presto. Non sale su nessuno dei treni che aspetta, rimane lì, seduta, per trovare un po’ di sollievo in quelle uniche tre parole che gli restano.

Quando nel 2012 però l’annuncio fu sostituito da una voce meccanica, la Signora McCollum scrisse alla Trasport of London per chiedere di poter almeno avere una copia di quel nastro ma il direttore dell’azienda, Nihel Honless, venuto a conoscenza della vicenda, rimase così colpito da quell’amore che decise di ripristinare di nuovo il vecchio annuncio diventato ormai famoso.

“Mi siedo sulla piattaforma e salto un paio di treni solo per poterlo sentire”, ha dichiarato Margaret. “So che può sembrare ridicolo, ma non sentire più la voce di Oswald mi ha devastato. Ero sotto choc. […] Sapere di potere andare lì e ascoltare ancora la sua voce mi è di grande conforto. Lui non è mai andato via dalla mia testa e dal mio cuore”.

A volte prendere un treno non è facile, ce lo lasciamo scappare e altre volte lo prendiamo per un soffio. Spesso quando il treno si mette in movimento, è possibile che con sé porti soltanto pochi viaggiatori: questa volta ha preso Oswald ma non si è portato via l’amore di Margaret. E così la fermata di Embankment della Northern Line riecheggerà per sempre la storia di un grande amore.

A Margaret, che mi ha ricordato il vero amore e alla speranza che quest’ultimo esista ancora.

Adele De Prisco

Marzia Figliolia

Ci sono tre categorie di persone che rischiano di finire sotto una macchina ad ogni incrocio: i distratti; quelli che hanno una melodia in testa e la testa tra le nuvole; quelli che pensano a cosa scrivere nella propria bio quando arriveranno a casa. Io appartengo a tutte e tre le categorie.

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