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Babbo Natale e lo spirito del dono

A Natale più che mai capita di ricevere regali e, proprio in quel momento, capita di sentire la necessità di ricambiare.

Vi siete mai chiesti se mai ci fosse qualche particolare forza che ci spinge a fare questo semplice gesto di reciprocità?

E vi siete mai chiesti, invece, cosa succede quando a donare è un vecchio signore vestito di rosso, che fa regali ai più piccoli e al quale nessuno mai risponde con un contro-dono?

Marcell Mauss fu un antropologo francese che concentrò i suoi studi sul fenomeno del dono ed è proprio lui a raccontarci la nostra necessità di ricambiare, un istinto presente nell’uomo ormai da moltissimo tempo.

Il dono, secondo Mauss, è basato sul principio di reciprocità ed è composto di tre diversi momenti: il dare, il ricevere e il ricambiare. Secondo l’autore, infatti, all’interno di ogni dono risiede uno spirito, detto hau (ovvero lo spirito della cosa donata), che rimane nell’oggetto donato e pone il ricevente in una condizione di debito, obbligandolo a ricambiare per riportare in equilibrio le forze che regolano l’universo.

Ed è proprio quest’idea che rende la figura di Babbo Natale la più pura eccezione di questa regola, un’eccezione che tutti conosciamo e sulla quale nessuno ha mai messo bocca: un dono, fatto ad un bambino, che non deve assolutamente essere ricambiato. È proprio la figura di Babbo Natale che permette ai bambini di rompere la prima regola del dono: la reciprocità.

Jacques Godbout ne Lo spirito del dono dedica un piccolo sottoparagrafo proprio al nostro amicone dalla barba lunga interamente vestito di rosso, un personaggio che, secondo l’autore, rappresenta per i bambini un legame con lo spazio e con il tempo.

Con il tempo, quando si fa corrispondere la sua figura ad un nonno capace di aprire, agli occhi del bambino, quell’universo chiuso rappresentato dalla famiglia e allargarla verso i più lontani parenti e antenati, ristabilendo i legami con il passato.

E con lo spazio, quando si fa partire questo Babbo da un luogo lontano, rappresentato dal Polo Nord, con animali nuovi e mai visti, quali sono le renne, con una slitta dotata della magia del volo e con simpatici aiutanti che lo aiutano nella preparazione e con un indirizzo, a sua volta lontanissimo, al quale si arriva solo tramite una letterina scritta proprio dal bambino stesso: tutti questi elementi catapultano il bambino in un nuovo mondo, un nuovo spazio dove la magia è davvero possibile.

Babbo Natale, secondo Godbout, elimina dai bambini lo hau e quindi la loro condizione di debito. Come ormai tutti sappiamo, infatti, dietro quella barba bianca ci sono i nostri genitori che, ormai inconsapevolmente, attraverso una figura estranea che fa doni per il semplice piacere di farlo, dimostrano ai propri figli che nessuno si aspetta qualcosa in cambio da loro, fatta eccezione della loro riconoscenza.

Contemporaneamente, insegnano loro l’ormai quasi estinto piacere di donare, solamente per vedere negli occhi dell’altra persona un pizzico di gratitudine unita ad un po’ di pura e semplice gioia.

Caro bambino e cara bambina,

so che di solito sei tu a scrivermi, ma quest’anno sento il bisogno di farlo anch’io. Nella tua ultima lettera ho trovato una domanda che mi ha spinto a farlo, mi hai chiesto: “esisti?” E io mi son reso conto che è arrivato il momento, anche per te, di smettere di crederci. Mi dispiace, ma purtroppo non posso farci niente. Non posso convincerti che non esiste un’età prestabilita, per iniziare a vergognarsi di dire che ci credi, perché ormai stai smettendo davvero di crederci.

Ed è giusto che sia così.

Però due cose voglio dirtele. Voglio ringraziarti per averci creduto insieme a me perché, sai, senza di te non sarebbe stato possibile tutto questo. E voglio dirti di non dimenticarti mai, quando sarai padre, madre, nonno, nonna, zio, zia o quando un giorno, nel corso della tua vita, ti capiterà di aver a che fare con un bambino, non devi dimenticarti del suo bisogno di credere in me, un bisogno che ha la necessità di essere soddisfatto in tutti, come è stato soddisfatto in te fino ad oggi.

Ti saluto, oh oh oh!

Eternamente vostro, Babbo Natale.

Martina Casentini

Vedi anche: Finché morte o qualcosa di simile non ci separi. Addii strazianti nella letteratura 

 

Martina Casentini

Mi chiamo Martina Casentini, sono nata e vivo a Velletri (Roma), studio giornalismo e dal 1995 percorro la mia strada con una penna in mano. Ho messo la testa a posto, ma non ricordo dove. Mi piacciono i gatti, la cioccolata, il mare, le storie che hanno un lieto fine e tutte quelle cose che mi fanno venir voglia di scrivere.
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