Addio Ornella Vanoni: la sua vita, la morte e la libertà raccontate da lei stessa

La bara deve costare poco perché tanto va bruciata. Poi buttatemi nel mare, quello che vi pare. Mi piacerebbe Venezia però fate come volete. Il vestito ce l’ho, è di Dior, fa una bella figura…
Apriamo così, con una delle sue battute più lucide, beffarde e vere, l’ultimo capitolo di Ornella Vanoni, morta la sera del 21 Novembre nella sua casa di Milano, all’età di 91 anni. Un addio sereno, quasi annunciato da lei stessa negli ultimi anni: mai retorica, nessuna paura, solo una meditazione limpida sul senso della vita e sulla voglia di stare sempre in movimento, sempre.
Il mondo dello spettacolo, i colleghi, gli amici sono rimasti colpiti anche dal modo in cui aveva saputo preparare tutti a questo momento: parlava della sua morte in anticipo, con tutta la tranquillità che era parte del suo essere.
Piena vita, vecchiaia in libertà: “bisogna reinventarsi, sempre”
Ornella era consapevole che il tempo passasse, ma non ha mai vissuto questo come una resa. Anzi era sempre così energica, diceva:
A casa mi annoio, non so giocare a carte… preferisco lavorare, avere degli impegni, reinventarmi
C’erano due concerti programmati negli ultimi mesi – agli Arcimboldi e alle Terme di Caracalla – non voleva per niente fermarsi, si opponeva alla noia, alla passività. Non voleva ” lasciarsi andare”
Ricordiamola attraverso le sue parole
Da Silvia Toffanin a Verissimo era solita andarci, e in uno dei più profondi e teneri incontri aveva parlato della morte con naturalezza, come chi la guarda ma non ha paura anzi.
Io voglio vivere finché io do alla vita qualcosa e la vita dà qualcosa a me. Il giorno in cui la vita non mi darà più nulla e viceversa io non vorrò più vivere. Allora deciderò cosa fare
Può sembrare che dica qualcosa di cupo, ma invece è solo una dichiarazione d’amore alla sua vita e nel mentre analizza la fine che verrà.
E parlava anche lì di un patto che aveva fatto con Paolo Fresu, uno dei suoi musicisti
A Paolo ho chiesto: Senti, quando muoio tu suoni al mio funerale? E lui mi ha detto : Se prima muoio io, canti tu, ok? E io gli ho risposto di si
Con questo dialogo si riassume com’era Ornella: affetto, ironia, arte e reciprocità
Da Fabio Fazio, ospite ricorrente prima a Che tempo che fa , poi negli altri spazi televisivi che Fazio ha portato avanti, era quasi una di famiglia. E anche lì Ornella si abbandonava ad una leggerezza profonda, capace di trasformare temi delicati in aneddoti memorabili. Lì parlo del suo vestito Dior pronto per l’occasione.
Ornella ogni volta che parlava, ne rimanevi affascinato dal suo essere classe e autoironia insieme. Ornella aveva affrontato amori, grandi palchi e silenzi improvvisi sempre con lo stesso talento : essere sé stessa.
Fazio stesso – tra i primi a ricordarla pubblicamente – ha ammesso: ” Non ero pronto”
E ci si chiede, chi lo era? Nonostante lei avesse preparato tutti.
Come dice Fazio “Dove la troviamo una cosi?”. Mai frase più vera, dove la troviamo una come Ornella?
La memoria di un’artista che ha fatto la storia
Gli inizi con Strehler
Nata nel 1934, cresciuta in una famiglia borghese, approdata al Piccolo di Milano fin da piccola.
Giorgio Strehler la nota e da lì inizia a plasmarla come attrice prima ancora che cantante. Ecco da qui il suo stile interpretativo : teatrale, preciso e intenso.
Il suo timbro ruvido e vellutato è stato da subito un marchio riconoscibile. Nessuno cantava come lei.
Ha cantato il jazz, la bossa nova, le canzoni d’autore, il pop d’epoca e rivisitazioni moderne. Celebri le sue collaborazioni con Gino Paoli, Paolo Conte, Toquinho, De André, Mina e tanti altri.

Settant’anni di carriera, moderna sempre
Ciò che colpiva di Ornella oltre alla sua personalità era che fosse sempre attuale. Moderna da giovane, moderna da adulta e moderna in tarda età. E non perché seguisse la moda ma perché la superava.
Un riferimento culturale, fatta di eleganza, graffi, sarcasmo, libertà e trasparenza assoluta. Ornella non si bloccava in nulla, ogni cosa come la pensava così la diceva al mondo intero, e se non parlava lei trapelava tutto dai suoi sguardi. I social l’avevano resa una specie di “icona pop spontanea”, ci sono meme, clip virali su di lei. Ma questo non la scalfiva, è sempre rimasta fedele alla sua idea di vita.
Timeline musicale di Ornella Vanoni
1956 – Gli inizi al Piccolo di Milano
Entra nella compagnia di Giorgio Strehler. Qui crea il suo apporccio teatrale all’interpretazione, che diverrà base del suo modo di cantare: ogni parola è un gesto, ogni frase un’atto scenico
1958-1960 -Le prime incisioni e il “periodo milanese”
Incide i primi 45 giri e così inizia a farsi conoscere come interprete dalla voce graffiante e originale. Qui sperimenta repertori popolari, narrativi in stile “cantastorie”
1961 – La consacrazione con ” Le canzoni della Mala”
Il progetto di Strehler e Fiorenzo Carpi le regala un’identità inedita : la cantante della mala, colei che trasforma storie di emarginazione in poesia urbana. La sua prima svolta stilistica
1963- 1964 L’incontro con Gino Paoli
Qui la collaborazione artistica migliore di sempre prende vita. Da questa collaborazione nasce una relazione sentimentale esplosiva e alcune delle interpretazioni più intense della canzone d’autore italiana.
1967 – “La musica è finita” (Sanremo)
Il suo primo trionfo di massa. Brano che la porta nel cuore del grande pubblico. La sua voce graziosa, recitazione classica ma attuale.

1970 – “L’appuntamento”
Il capolavoro, uno dei più bei brani. Null’altro da aggiungere
1972–1975 – L’era sudamericana e la bossa nova
Collabora con Toquinho e Vinícius de Moraes. Qui Ornella si cimenta nelle atmosfere brasiliane, ritmi eleganti e arrangiamenti sofisticati. La sua voce cambia di poco, si fa più morbida, vellutata, cosmopolita.
1980 – La fase sperimentale e jazz
Il jazz- pop, nuovi arrangiamenti, nuovi incontri innovativi, che confermano il suo modo di reinventarsi sempre, senza mai perdere il suo timbro.
1985 – Il ritorno a Sanremo con “Insieme a te non ci sto più” (nuova versione)
Riproponendo uno dei brani simbolo del repertorio italiano, mostra maturità e potenza interpretativa. La canzone diventerà una colonna sonora della sua seconda vita artistica.
1990–2000 – Collaborazioni, duetti, nuove generazioni
Duetta con Paolo Conte, Bungaro, Mario Lavezzi, Lucio Dalla. È un periodo di rifinitura artistica: meno mainstream, più preziosa.
2008 – L’album “Più di me”
Con artisti contemporanei:
Jovanotti, Carmen Consoli, Eros Ramazzotti, Fiorella Mannoia, Zero Assoluto.
Il disco la riporta ai vertici: disco di platino.
2011 – “I miei compagni di viaggio”
Un album che raccoglie le sue strade artistiche: jazz, bossa, pop d’autore.
2018 – “Un pugno di stelle” e il ritorno discografico
Un lavoro elegante, curato, che conferma la freschezza di una voce sempre personale.
2021 – “Unica”
All’età di 86 anni pubblica un album contemporaneo, moderno, riconosciuto dalla critica come uno dei suoi dischi più coerenti e maturi. La voce sta cambiando è più bassa, più profonda, ma intensissima.
2023–2024 – Tour, teatro e televisioni
Ritorna sui palchi con una vitalità sorprendente. Le apparizioni da Fabio Fazio diventano cult: i giovani scoprono una Ornella ironica, pungente, elegantemente anarchica.

2025 – I progetti finali: gli Arcimboldi e Caracalla
Programma due concerti-evento per la primavera successiva.
Due spazi simbolo: Milano e Roma.
Due appuntamenti pensati come celebrazione della vita, non come commiato.
Ultimo capitolo: una morte pensata, accolta, raccontata
Parlare della morte fa sempre paura, a tutti. Farne un esercizio di stile, ancor di più.
Ornella lo faceva con tutta la tranquillità che le apparteneva.
Decisa la bara – economica – la cremazione, il mare come destinazione, Fresu che suona per lei, e soprattutto come se ne sarebbe parlato: raccontava della sua fine come se volesse esorcizzare agli altri la paura della morte.
Ornella lascia oltre alle canzoni iconiche, alle sue interpretazioni uniche, al suo modo di essere e di saper stare sul palco, il suo modo di vivere: intenso, mai domato, mai stanco, mai spento
Grazie Ornella.
Arianna D’Angelo



