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Johann Fichte: lo studioso che dà inizio all’Idealismo

Johann Gottlieb Fichte studiò teologia a Jena e Lipsia.

Insegnò a Jena dal 1794 al 1799, quando lasciò perché accusato di ateismo.

Nel 1799 entrò in contatto con i romantici. Durante l’occupazione francese di Berlino (dal dicembre 1807), tenne delle coraggiose conferenze per incitare i tedeschi a riconquistare la libertà (i famosi Discorsi alla nazione tedesca).

Dal 1810 insegnò a Berlino nell’università appena fondata.

Fichte muore a Berlino il 7 gennaio 1814 per un’infezione di Tifo trasmessagli dalla moglie impegnata a curare i soldati prussiani che combattevano contro Napoleone.

Il punto di partenza dell’ideologia fichtiana è quello di costruire un edificio sistematico che abbia come fondamento un principio di libertà. Il corso storico, la vita politica, la vita individuale tendono e devono tendere verso la realizzazione di una sempre maggiore libertà, contro il meccanicismo, la passività, la ripetizione.

Fichte si può considerare il primo pensatore idealista, anche se si muove ancora nella prospettiva kantiana, infatti il celebre filosofo, nella propria poetica sottolinea il carattere contraddittorio della “cosa in sé”, mettendola in discussione, senza però concludere che la cosa in sé sia inesistente, non la cancella (anche se è contraddittoria) ma, l’annullamento della cosa in sé viene rinviato all’infinito.

La filosofia di Fichte è contenuta nella “Dottrina della scienza” e il suo concetto centrale, è l’Io, scritto con la “l” maiuscola perché, a differenza dell’io kantiano finito e limitato dall’esperienza sensibile e dal noumeno, quello di Fichte è un principio non solo formale ma anche materiale (della conoscenza).

Il compito della filosofia, per tutti gli idealisti è quello di costruire un sistema che comprende tutto il sapere unendo gli aspetti della realtà (materia, finito, infinito).  Partendo dall’Io: tale concezione sistematica della realtà è tipica degli idealisti (mentre l’opera di Kant si può separare in parti: la “Critica della ragion pratica”, la “Critica della ragion pura”, la “Critica del giudizio”).

Per Fichte, l’Io è infinito, poiché tutto esiste nell’Io. L’idea di Fichte è quella di creare un sistema grazie al quale la filosofia, cessando di essere semplice ricerca del sapere diventi un sapere assoluto e perfetto. 

L’Io ha una struttura, triadica e dialettica, articolata nei tre momenti della: Tesi Antitesi e Sintesi.  La sintesi è la riaffermazione forzata dell’affermazione.

Tra Idealismo e Dogmatismo

Fichte dopo aver affermato che Idealismo e Dogmatismo sono gli unici due sistemi filosofici possibili, cerca di illustrare i motivi che spingono la scelta dell’uno o dell’altro.

Il filosofo sostiene che la disciplina filosofica non è una costruzione astratta, ma una riflessione sull’esperienza, che ha come scopo la messa in luce del fondamento dell’esperienza stessa.

Ora poiché nell’esperienza sono in gioco la cosa L’oggetto e l’Intelligenza (l’Io o il soggetto), la filosofia può assumere la forma dell’Idealismo e del Dogmatismo. Con Fichte ci troviamo di fronte ad una svolta radicale. Il pensiero, come la storia, procede in certi  periodi con ritmi molto lenti, ma giungono poi epoche intensissime, in cui in venti-trent’anni si produce di più che in molti secoli precedenti. Una di queste età è quella della Rivoluzione francese. 

Garante della vita collettiva è lo Stato, fondato su un “contratto” tra i cittadini: il suo scopo finale è rendere inutile la coercizione attraverso l’educazione dei sudditi all’eticità che è il fine primo e ideale di ogni Stato (teoria dello Stato etico).

Ciò spiega la visione olistica dell’idealismo che propugna il principio assoluto dell’eticità dell’attività dello Stato che è tenuto al controllo dell’economia e dell’equa distribuzione della ricchezza per garantire un’esistenza felice a tutti i suoi sudditi.

In particolare nella dimensione sociale e politica si manifesta il principio della libertà proprio perché l’uomo può farsi artefice del proprio mondo superando gli ostacoli dell’ingiustizia e dell’oppressione. Da ciò deriva il compito primario dello Stato che consiste nel rafforzare il diritto naturale attraverso le leggi positive, ricordando però che lo Stato rappresenta uno strumento e non un fine in sé.

Proprio da questa ultima riflessione nascono i Discorsi alla nazione tedesca.

Per risollevare il popolo tedesco dalla crisi Fichte propone l’unità di tutto il popolo tedesco (è opportuno ricordare che dal 1648 con la Pace di Westfalia era venuta meno l’unità germanica, e l’unico stato tedesco di un certo rilievo era la Prussia). Per Fichte i tedeschi possono farsi forti dell’unità di pensiero e di linguaggio che hanno mantenuto incontaminato rispetto ad altre lingue; per questo Fichte afferma che la lotta del popolo tedesco per la libertà è da intendere come “lotta per l’emancipazione dell’intero genere umano”.

Ecco dunque che quello attuato da Fichte è un vero e proprio passaggio dal cosmopolitismo al nazionalismo: una vera e propria parabola percorsa dal filosofo, secondo il quale il concetto di nazione manifesta ancora tracce evidenti dell’universalismo illuministico ma insieme anche l’individualismo esasperato proprio della concezione romantica. La compresenza di questi elementi contraddittori conferisce alla riflessione fichtiana la sua particolare suggestione e ambiguità.

In questo modo, ovviamente attraverso un percorso culturale lungo anni e anni, mediante considerazioni degne di nota, perfezionate e nel tempo, la filosofia di Fichte, ad un certo punto, diventa filosofia della religione e, insieme, filosofia della storia.

Gerardina Di Massa

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Gerardina Di Massa

Gerardina Di Massa, sono nata ad Ischia e studio lettere e filosofia. Sono da sempre appassionata alla scrittura e anche alla lettura. Giornalista pubblicista, appassionata di politica e letteratura, “divoratrice di libri”, amo leggerne sempre di nuovi, senza stancarmi mai. Mi piace la scrittura in tutti gli ambiti, che si tratti di cultura o di arte, di argomenti letterari o di storia. Ogni cosa, ogni argomento può e deve insegnare qualcosa.
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