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Amedeo Modigliani: il fascino di un dandy tutto italiano

Immaginate Parigi in una tiepida sera di primavera. C’è un uomo alto, affascinante, moro, bello come pochi. Cammina con le mani in tasca, indossa una camicia non troppo curata, con una sigaretta tra le labbra mentre guarda le rive della Senna con sguardo perso e magnetico. Immaginate un savoir faire tutto italiano e avrete, signore e signori, Amedeo Modigliani.

Noto per amare e apprezzare tutte le donne in modo fervido e passionale, Modigliani ne conquistò abbastanza. Che fossero amicizie di una notte, amanti, scappatelle, prostitute o donne da caffè letterario, Modì aveva la pretesa non solo di possederle ma di poterne catturare l’anima, la verità in fondo ai loro occhi, la bellezza che si nascondeva dietro un sorriso, respirare il profumo dei capelli e coglierne l’essenza. E in molti casi ci riuscì: un esempio sono le mille tele raffiguranti la bellezza e la dolcezza di corpi femminili. Del resto, come resistere a un uomo così?

Anche se nel corso della vita l’artista ebbe modo di conoscere molte donne, poche furono quelle, per lui, degne di nota.

Una tra tante, spesso trascurata dalla critica, fu Elvira la Quiche, figlia di una prostituta, che Modigliani incontrò in un caffè e con la quale condivise un amore tumultuoso e dolce allo stesso tempo. Bella come poche, Elvira, dagli occhi neri i capelli corvini, anch’essa prostituta, una cantante e una modella per gli artisti di Montmartre, tra cui anche lo stesso Modigliani che la ritrasse più volte nei suoi dipinti. Nella libera Parigi i due si amarono come poterono, condividendo la passione carnale e l’amore per i vizi. “Una donna fatta per l’amore” disse di lei l’artista, sentimento che s’interruppe a causa dell’arresto di Elvira diventata ormai dipendente dall’assenzio.

Altra donna degna di nota fu Simone Thiroux, una studentessa di medicina di origine franco-canadese che si legò sentimentalmente all’artista senza ricevere in cambio i benefici dell’amore. La fanciulla, infatti, che conobbe Modigliani nella bella Parigi alla fine di serate allegre, finì per provare un sentimento che lo stesso artista definì asfissiante. Così tanto soffocante che l’artista si rifiutò di riconoscere il figlio che la donna portava in grembo. Un amore non ricambiato che finì nel peggiore dei modi: una donna che, rifiutata sdegnosamente e ripetutamente, morì di tubercolosi e d’amore, lasciando il figlio Serge Gèrard in adozione.

Storie come quelle di Simone ed Elvira ce ne sono ancora ma Modigliani non fu solo questo. Egli seppe anche amare, perdutamente, disperatamente e follemente. Ne sono un caso due donne: Beatrice e Jeanne.

La prima fu Beatrice Hesting, una scrittrice inglese diversa dalle altre donne; matura, acculturata, indipendente, bella, ricca, elegante e dall’aria così maestosa che nel quartiere veniva chiamata “la Lady”. I due, conosciutisi in un caffè, s’innamorarono, condividendo l’arte e una passione feroce e intellettuale destinata a pochi. Inizialmente quest’amore sembrava avesse avuto anche degli effetti positivi su Maudit (“maledetto” in francese) poiché aveva smesso di bere e di fare uso di droghe, ma fu una pausa questa che durò ben poco. Il pittore riprese con i suoi vizi diventando spesso violento e aggressivo nei confronti anche dell’amata. Ma Beatrice, donna forte, non si lasciava sopraffare dall’atteggiamento rabbioso dell’uomo e rispondeva spesso ad alcuni attacchi portando avanti litigate feroci e infinite, alimentate da caratteri diversi che insieme s’infuocavano. Di quel tumultuoso amore, durato due anni, restano 14 bellissimi dipinti.

Ma l’affetto più grande, più noto e più forte lo condivise con la bella e timida Jeanne Hébuterne, l’ultimo amore che gli sopravvisse un solo giorno. Conosciuta in primavera nell’Académie Colaross, la dolcezza, la malinconia della giovane aspirante pittrice e quegli occhi azzurri come il cielo in primavera, conquistarono il cuore di Modigliani. Lei, timida e mesta ma forte nella sua intelligenza, lui maledetto, alcolizzato, malato e pittore senza successo furono una coppia contrastante e poco apprezzata da amici e parenti. Nonostante questo il loro fu un legame profondo, forte e disperato. Jeanne lo venerava, di quell’amore sincero, spontaneo e viscerale che parte dall’anima e arriva al cuore. Lui, dal canto suo, maledetto com’era, cercò di amarla come poteva ma non cambiò mai davvero il suo stile di vita sregolato che rese le cose sempre più difficili. Le droghe, la fame, gli affitti arretrati, la malattia, lasciavano poca serenità a un amore sognato, eppure Jeanne continuò a stargli vicino con fedele devozione, sopportando e supportando l’amore della sua vita sempre. Fu talmente tanto devota che, alla morte del pittore desideroso di iniziare una nuova vita con lei, la donna, incinta al nono mese di gravidanza, si lanciò dal balcone della loro abitazione. Sulla sua tomba un epitaffio cita: “Devota compagna fino all’estremo sacrificio”.

L’amore che legò Modigliani a questa donna è tutto racchiuso negli svariati dipinti volti a fermare per sempre un silenzio, una delicatezza, grazia e un blu ideale che solo quel sorriso seppe donargli.

Questi gli amori che toccarono il cuore e l’anima di Modigliani, un peintre maudit (pittore maledetto) dal fascino tutto italiano.

Adele De Prisco

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La Redazione

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