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Sofia Corradi, addio a “mamma Erasmus”

Sofia Corradi, conosciuta anche come “mamma Erasmus”, è venuta a mancare durante la notte del 18 ottobre all’età di 91 anni. Lo rende noto la famiglia, che la ricorda come una donna “di grande energia e generosità intellettuale ed affettiva”.

Sofia Corradi è stata professoressa ordinaria di scienze dell’educazione all’università di Roma 3, conosciuta come “mamma Erasmus” perché ideatrice del programma che ha dato e continua a dare l’opportunità a migliaia di giovani studenti di partire in giro per l’Europa per studiare.

Nel 2016 le fu assegnato il Premio Europeo Carlo V, uno dei più prestigiosi riconoscimenti per l’impegno nella promozione della cultura e dell’unificazione europea. Stefania Giannini, che in quell’anno era ministra dell’Istruzione, la celebrò ricordando che: “Alla sua caparbietà dobbiamo un programma che ha completamente rivoluzionato la vita dei nostri figli, contribuendo alla costruzione europea”.

Sofia Corradi, un’idea nata da un’esperienza personale

Sofia Corradi aveva dedicato la propria vita al diritto allo studio come diritto umano fondamentale, lavorando anche per la Commissione Onu per i Diritti Umani e la London School of Economics.

Aveva raccontato che l’Erasmus nacque da un’esperienza personale: nel 1959, dopo un master alla Colombia University di New York, l’Università di Roma le rifiutò il riconoscimento del titolo. A quel proposito disse: “Capì allora che l’equiparazione dei titoli universitari era una cosa da fare”.

Da consulente della Conferenza dei rettori italiani, Corradi scrisse un documento dove proponeva un meccanismo di riconoscimento degli esami sostenuti all’estero:

Lo studente, anche se non appartenente a famiglia residente all’estero, può chiedere di svolgere parte del suo piano di studio presso università straniere, presentandolo all’approvazione del Consiglio di facoltà in preventivo. Il Consiglio di facoltà potrà dichiarare l’equivalenza, che diventerà effettiva dopo che lo studente avrà prodotto la documentazione degli studi compiuti all’estero.

Quando propose ciò, era il 1969, anno in cui le università erano ancora nella fase della contestazione e cercavano un modo di trovare una propria identità, oltre che rinnovarsi.

La proposta di Sofia Corradi fu ripresa da Alessandro Faedo, presidente della Conferenza dei rettori, e venne successivamente adottata dal ministro della Pubblica istruzione, Mario Ferrari Aggradi, che propose un disegno di legge. Nel giro di poco tempo, ci fu l’approvazione in Senato ma il progetto si arenò a causa della fine anticipata della legislatura.

Intanto Sofia Corradi continuava a credere nella propria idea e a promuoverla all’estero, favorendo l’avvio di una prima serie di incontri bilaterali con la Francia e la Germania per discutere dell’interscambio di studenti universitari.

I principi sviluppati da Corradi divennero, nel 1976, parte di una risoluzione della Comunità economica europea, che invitava gli stati membri a favorire gli scambi universitari tra paesi diversi.

Gli anni successivi vennero avviate le prime sperimentazioni basate sul modello di riconoscimento degli esami, e quindi dei crediti universitari, immaginato da Corradi. Il Programma Erasmus venne poi creato nel 1987, con regole condivise tra i paesi europei per consentire agli studenti di fare un periodo di studio all’estero.

Il programma, che oggi si chiama Erasmus+, fu così chiamato per ricordare l’umanista olandese Erasmo da Rotterdam, che tra il XV e il XVI secolo viaggiò in Europa per conoscere e studiare le diverse culture. Con il tempo l’Erasmus è diventato uno dei programmi europei di maggiore successo, coinvolgendo dalla sua fondazione oltre 15 milioni di studenti, che hanno trascorso parte del loro periodo di studi all’estero.

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Iris Ippolito

Sono Irene “Iris” Ippolito, classe 2002 nata e cresciuta a Napoli. Tra un libro ed un altro, ho scoperto di voler lavorare nel mondo dello spettacolo e della scrittura. La mia passione per lo spettacolo è nata grazie anche al laboratorio teatrale ScugnizzArt, che mi ha accompagnato alla scoperta di me stessa per ben 3 anni. Lo sport è quel mondo che mi ha dato la spinta di mettermi in gioco nella scrittura, diventando il mio migliore amico.
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