NAPOLI SOTTO SHOP – Napoli strappata e incollata

La mercificazione si trasforma in ex voto.
Clelia Le Boeuf artista priva di etichette, libera di essere se stessa in ogni dettaglio esorcizza il dolore della mercificazione della propria terra, Napoli, città sempre sorridente anche quando soffre, come gli artisti della Die Brücke attraverso gli ex voto (rappresentazioni di piccole dimensioni di simboli legati a temi specifici solitamente sacri) rielaborando simboli della cultura napoletana donandogli una nuova lettura, ma restando fedele alla tradizione attraverso l’immaginario che lega significato e significante, come gli artisti dadaisti e surrealisti, prima strappa i concetti e poi li incolla per raccontare aspetti nascosti e aspetti che non vogliamo vedere.
Le Boeuf come Virgilio ci guida nella narrazione di ciò che ci circonda e ci aiuta a rivalutare le necessità.
La mostra NAPOLI SOTTO SHOP è un viaggio nelle esperienze che ci circondano in modo sincero. NAPOLI SOTTO SHOP È una storia che non puoi farti sfuggire perché parla a tutti noi e di noi, anche di te .
Ora “ascoltiamo” le parole dell’artista Clelia Le Boeuf.

Ciao Clelia, molto piacere di conoscerti, benvenuta in questa intervista “a tu per tu”, Innanzitutto come stai?
«Ciao Sonia, piacere mio e grazie a te!
Io sto bene, anche se sinceramente travolta dalle vicende del mondo.»
Parlaci un po’ di te, chi è Clelia Le Boeuf?
«Sono una creativa, provo difficoltà nelle definizioni anche perché non ho un percorso ben delineato. Illustro, dipingo, strappo e reincollo, scrivo piccoli pensieri, faccio foto illustrazioni per guardare la realtà da altri punti di vista possibilmente poetici e cerco di comunicare. Lo faccio per lavoro, e lo faccio per me.»
Quando è cominciata la tua avventura nel mondo dell’arte?
«Da sempre ho avuto fascinazione e propensione alla creazione di immagini, ma mi sono presa più “seriamente” tardi. Che poi “seriamente”… il mio nome reale é Clelia Bove, il nome scelto da creativa é Clelia Le Boeuf, traduzione letterale del cognome in francese ma scelto perché mi ricorda nel suono: “la beffa”.»
In quale ambito dell’illustrazione ti senti più affine e quali temi preferisci raccontare?
«Non saprei dirti un ambito ben preciso, proprio perché mi capita di spaziare.
Il comun denominatore dei progetti in cui mi sento più “comfort” o che mi soddisfano di più é la possibilità di stratificare, andare per zone dove c’é profondità da esplorare, possibilità di comunicare, anche con leggerezza.
L’animo umano mi interessa più di ogni altra cosa, in questo periodo anche in relazione alla società, non solo come individuo. Da questo nascono anche i miei ultimi lavori illustrati con “Napoli sotto shop” dove indago molto di più sui risultati che il mondo contemporaneo e mercificato ha prodotto sugli uomini.»
Hai una routine prima o durante il lavoro creativo? In cosa consiste il tuo processo creativo?
«La mia prima fase della routine é PENSARE. Ogni volta cerco non lasciarmi angosciare dal senso di vuoto e ricordarmi che funziona sempre così.
Ho bisogno di tempo, non sono molto fatta per questo mondo, lo so.
Mi capita di esser veloce pure, ma in linea di massima ho bisogno di vivere in quell’idea che deve nascere e svilupparsi. Allora penso – ricerco – scrivo parole e intuizioni – lascio sedimentare – provo a progettare disegnando. A volte va come deve andare, a volte la matita cambia quasi tutto.»
Da cosa trai ispirazione? Hai una “musa” alla quale chiedi consiglio?
«La poesia, le parole, pensare per metafore. Il lavoro dei surrealisti mi aiuta spesso.»
Venerdì 24 ottobre verrà inaugurata la tua prima mostra personale, nervosa?
«Un po’, forse la linea giocosa che ho dato a questo lavoro, mi aiuterà!»
A volte mentre si lavora a nuovi progetti ci si imbatte in tante emozioni e sensazioni contrastanti, tra questi abita la sindrome dell’impostore ti è mai capitato di incontrarlo o/e nella preparazione di questa mostra?
«Sarei un’ impostora se ti dicessi di no. Però, diventando più adulta, nei momenti di saggezza mi viene da pensare che non bisogna prendersi troppo sul serio, alleggerendo anche il carico emozionale che viene dall’esporsi, che non è sempre una passeggiata, per me e per molti.»
Hai scelto una tematica centrale per la tua mostra? Qual è il filo conduttore?
«Si! NAPOLI SOTTO SHOP è il titolo che già racconta un po’ il progetto, disegnato In chiave ironica e colorata Il cui filo conduttore é la mercificazione della Città e del suo spirito.
In un momento in cui Napoli vive un periodo di grande HYPE, godiamo di alcuni esiti positivi per una città che espande le sue potenzialità, ma il rischio ormai tangibile é che tutto diventi consumo sfrenato, irriconoscibile nella perdita veloce della sua identità.
Una città gonfia, che non ha più spazio per sé stessa.
E allora i simboli che ho scelto, che io chiamo spiriti di Napoli, si trasformano in oggetti di consumo, ossessioni contemporanee che poco hanno a che vedere con l’autentico. Oggetti che poi in una seconda fase del lavoro diventano ex voto, riportandoli in una dimensione sacra.»


Puoi parlarci della tecnica scelta per le opere e perché?
«Ho dipinto con illustrazione digitale i 5 poster ad edizione limitata, da tutte le prove di stampa fatte, sono nate altre 5 opere uniche.
Strappando i pezzi di ogni singolo poster e resi a brandelli, ho prodotto 5 collage / decollage ricreando forme, spostato lettere, cambiato il significato e donato nuova vita, con degli ex voto. Ho strappato tutti gli oggetti, visti come reliquie contemporanee, e non ho lasciato più spazio alla mercificazione, ma ad uno scambio antico più intimo col sacro.
Ci tengo molto a questa idea di riutilizzo degli scarti, e che proprio quelli siano stati usati per realizzare i lavori manuali e dipinti a mano.
Altre stampe, in grande formato sono ritoccate a mano con stralci di ricette chieste in giro, tentando una modalità relazionale antica che devo dire, non ha sempre funzionato ed un’ultima, davvero speciale, sulla quale ho trascritto un’ intervista fatta per l’occasione da Luca Iavarone ad Irene Pulcinella Vecchia.
Domande sulla vita, sulla morte, sulla guerra… Profondissime, bellissime.
Abbiamo avuto l’onore di avere la prima lettura dell’intervista in napoletano a Pulcinella, del Prof. Nicola De Blasi.»
Qual è la parola chiave per il tuo flusso creativo? La mia ad esempio è “sperimentare”, la tua?
«Sperimentare é sempre coraggioso, quindi ti faccio i complimenti. Io direi: Raccogliere.»
Stai già pensando al tuo progetto futuro?
«Piano piano…»
Ma c’è un progetto nascosto nel cassetto che vorresti potesse vedere la luce?
«Si è nascosto però perché devo ancora dargli una vera forma. Un’opera illustrata sulla classe operaia. Ci terrei tantissimo.»
Vuoi aggiungere qualcosa?
«Si, vorrei aggiungere che la mostra si terrà da Fatti d’Arte galleria, ad Aversa. Dal 24 ottobre al 7 novembre. È uno spazio che amo molto, l’ho frequentato da cliente del laboratorio di cornici, e adesso, con la loro evoluzione anche in galleria, continuiamo un percorso insieme. Seguiteli!»
Ti ringrazio per la tua disponibilità!
«Grazie a te per l’ascolto!»
Intervista e didascalia di Sonia Giampaolo
Immagini di Clelia Le Boeuf
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