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Il calo della mortalità infantile nel mondo: trent’anni di progresso

Dal 1990 a oggi il mondo ha compiuto enormi passi avanti nella lotta alla mortalità infantile. Un argomento insolito: da oggi il nostro magazine si colora di belle notizie dal mondo.  In una società che mette in crisi quotidianamente, noi redattori abbiamo deciso di condurre una rubrica che si occupa per un paio di appuntamenti al mese per l’appunto di belle notizie dal mondo. 

Andando un po’ controcorrente, abbiamo deciso di regalare a voi lettori e a noi stessi un po’ di luce, un po’ di quella speranza che da un decennio a questa parte abbiamo perso. In questo articolo, parleremo, con numeri alla mano, del calo nel tasso di mortalità infantile negli ultimi trent’anni. 

Per quanto possa sembrare assurdo a noi popoli occidentali, nel mondo e soprattutto in zone dove i tassi di mortalità infantile rimangono alti – Africa subsahariana, Asia meridionale e centrale, secondo quando riportato dalla World Health Organization a marzo 2024 – nel 2022 sono morti al mondo 2,3 milioni di neonati. 

Nonostante i dati siano comunque allarmanti dal 1990 oggi il mondo a compiuto progressi enormi nella sopravvivenza infantile:

“A livello globale il numero di decessi neonatali è diminuito da 5 milioni nel 1990 a 2,3 milioni nel 2022. Tuttavia, il calo della mortalità neonatale dal 1990 al 2022 è stato più lento di quello della mortalità post neonatale sotto i cinque anni. (…) 64 paesi non riusciranno a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030, a meno che non si adottino misure urgenti”. 

Nel 2023, secondo quanto riportato da Unicef, il tasso globale di mortalità sotto i cinque anni era stimato in 37 decessi ogni 1000 nati vivi. “Il giusto dottore, il giusto avvocato, la luce giusta per attraversare la strada di notte, la gente è giusta da conoscere, l’insegnante è giusto; tutto è fortuna”, afferma Fred Uhlman. Mai come in questo particolare periodo storico rimbomba nella mia testa questa citazione… una frase che fa riflettere, che realmente ci fa comprendere quanto nella vita la “fortuna” – io preferisco parlare di destino – spesso sia il vero burattinaio della nostra esistenza. 

È indiscusso, e sarebbe stupido negare, che al mondo la legge non è uguale per tutti e che il luogo di nascita influisca ancora tanto sulla nascita e sulla crescita:

“L’Africa subsahariana ha registrato il tasso di mortalità neonatale più alto nel 2022, con 27 decessi ogni 1000 nativi vivi, seguita dall’Asia centrale e meridionale con 21 decessi ogni 1000 nati vivi. 

Nell’Africa subsahariana il rischio di morte nel primo mese di vita è 11 volte superiore a quello della regione con il tasso di mortalità più basso, ovvero Australia e Nuova Zelanda. (…) Il rischio di morire prima del 28º giorno di vita per un bambino nato nel paese con il tasso di mortalità più alto era circa 60 volte superiore a quello del paese con il tasso di mortalità più basso”. Il mondo intero si è mobilitato con piani per migliorare la sopravvivenza neonatale basata su assistenza neonatale e assistenza alla madre attraverso strategie di assistenza prenatale, assistenza post natale, personale sanitario qualificato e assistenza ostetrica e neonatale di emergenza. 

“È fondamentale aumentare i finanziamenti e allocare risorse a due interventi ad altissimo impatto ma ad alto costo: l’assistenza in neonati piccoli e malati e l’assistenza ostetrica di emergenza, poiché queste misure offrono un ritorno sugli investimenti quadrupolo, riducendo la mortalità materna, i nati morti, la mortalità neonatale e la morbilità sia materna che neonatale”, leggiamo sul World Health Organization. La strada è ancora lunga, ma l’impegno politico, sociale ed economico degli stati deve ricordare quanto ancora resti da fare per rendere la salute davvero accessibile a tutti. I numeri raccontano di progresso, ma dietro le statistiche restano milioni di storie: neonati, bambini, genitori e famiglie intere lasciate da sole nel silenzio. 

Garantire la vita non è solo un obiettivo sanitario, ma un dovere morale che il mondo non può più trascurare. In attesa del prossimo articolo sulle belle notizie del mondo, vi lasciamo con un breve ma intenso stralcio di un’intervista a Oriana Fallaci sulla guerra e l’aborto. Ricordiamo tutti i bambini e tutte le vittime delle guerre, e non solo in Palestina, che ancora oggi attanagliano il mondo.

Antonietta Della Femina

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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