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Il canto a tenore sardo, patrimonio immateriale UNESCO

Tra i patrimonio UNESCO c’è il canto a tenore, una delle espressioni musicali più antiche e tradizionali della Sardegna.
In quest’isola sospesa tra cielo e mare, dove la terra viene forgiata dal vento e il silenzio scuote le montagne, risuona il canto a tenore, un suono che racconta la storia di questo popolo in costante equilibrio tra il passato e il presente, fra i Nuraghe e i mori.

Ogni pietra è custode di una tradizione e ancora oggi in un cerchio stretto, quattro uomini cantano
in polifonia: il canto a tenore sardo viene eseguito usando quattro voci differenti chiamate bassu, contra, boche e mesu boche.

https://www.youtube.com/watch? v=VaL4RRRVFAc

L’origine del canto a tenore

Una vera e propria data che sancisce la nascita del canto tenore non esiste, essendo esso parte di una tradizione orale molto antica tramandata di generazione in generazione senza alcuna fonte scritta.

Alcuni studiosi hanno ipotizzato che questa tipologia di canto abbia delle origini preistoriche o protostoriche, legate ai rituali delle comunità agricole e pastorali della Sardegna: questa tesi è avallata dall’evidente somiglianza del canto ai suoni della natura (il bassu richiama il muggito del bue, mentre la contra il belato della pecora).

Le prime testimonianze scritte risalgono al XIX e XX secolo, quando studiosi e viaggiatori cominciarono a scrivere e raccontare il canto a tenore:

“L’espressione canto a tenore identifica un genere di canto
polifonico di tradizione orale diffuso nell’area centrale della Sardegna dei
contorni stilistici relativamente definiti. Quattro cantori maschi
eseguono parti distinte e di norma non intercambiabili per cantare i
testi poetici eseguiti da una voce solista con accompagnamento vocale su
sillabe non-sense eseguito dagli altri tre cantori.”

Nell’uso tradizionale, documentato da fonti che risalgono alla fine del settecento, il canto a tenore è lo strumento con cui nell’area centro settentrionale dell’isola si accompagna il ballo in piazza durante le feste di paese, si eseguono le serenate e si realizzano in forma cantata testi verbali
in lingua sardo-logudorese.

Queste pratiche con l’eccezione della serenata, sostanzialmente in disuso, sono tuttora vive”, leggiamo sul
saggio Dialogo del Canto a Tenore di Paolo Mercurio.

Il canto a tenore oggi

Attualmente il canto a tenore viene praticato nelle aree di Barbagia e in altre parti della Sardegna centrale.

“L’esecuzione si svolge
spontaneamente in bar locali chiamati su zillero, ma anche in occasioni più
formali come matrimoni, pecorelle, feste religiose o il carnevale
barbaricino” leggiamo sul sito del ministero della cultura.

I testi, perlopiù sono poesie antiche o contemporanee, ma su questioni attuali, come la
politica, la mancanza di lavoro e l’emigrazione.

Il canto a tenore è stato proclamato Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità
dall’UNESCO nel 2005 e nel 2008 è stato inserito nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

Antonietta Della Femina

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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