Ceramica greca: recipienti per acqua e liquidi

I greci utilizzavano recipienti in ceramica sia nella vita di tutti i giorni che come ornamento. Elaborarono una vasta tipologia di vasi in ceramica specifica per ogni uso e finemente decorata.
Analizziamo le principali forme vascolari che ci sono giunte e che possiamo incontrare nei musei e siti archeologici.
Anfore, Hydriai, Oinochóai, Pelíkai, Ólpai sono contenitori utilizzati per contenere acqua e liquidi.
Le Anfore, impiegate fin dal periodo miceneo, contenevano prevalentemente liquidi come olio e vino ma potevano essere utilizzate anche per contenere sostanze solide, sia per il trasporto che per conservare. In alcuni casi furono anche utilizzate per scopi funerari, per le ceneri dei defunti o come segnacolo sulla tomba dei defunti. Esistono molte varianti di anfore e ogni civiltà antica ha prodotto una propria tipologia, generalmente presentano un corpo ampio e capiente che può essere tondeggiante e con un profilo continuo o leggermente schiacciato in prossimità della spalla, con piede di appoggio e due anse laterali che si sviluppano dalla spalla del vaso al collo, il quale può essere svasato oppure più stretto e alto. Le anfore destinate al trasporto sulle navi presentavano un piede molto stretto per esigenze di spazio nelle stive. Tra le anfore più famose vi sono sicuramente l’anfora attica a figure nere realizzata da Exechias, oggi conservata a Roma presso i Musei Vaticani, su cui sono dipinti Achille ed Aiace intenti a giocare a dadi, seduti su sgabelli, ancora con le armi indosso, la scena è resa con grande accuratezza ed i particolari dei mantelli finemente decorati e delle armature e dei volti dei personaggi sono realizzati con grande maestria. Sempre di Exechias va menzionata l’anfora attica a figure nere con l’uccisione di Pentesilea regina delle amazzoni, per mano di Achille, la scena è concitata il pittore ha deciso di rappresentare il momento finale, ricco di pathos, in cui Achille con elmo e armatura, trafigge Pentesilea con la propria lancia ed ella si accascia morente sulle ginocchia, oggi visibile al British Museum.
La Pelíke poteva contenere liquidi di vario tipo, si caratterizza per un corpo a forma di sacco, esteso in particolare verso il fondo vicino al piede, che è largo e basso, ha due anse laterali che si estendono dalla spalla al collo e terminano sotto l’orlo, ha un profilo continuo infatti non vi è distacco tra pancia e collo, il quale è largo con ampio orlo.
L’Olpe è una brocca di non grandi dimensioni, con una sola ansa a nastro che si sviluppa dalla spalla all’orlo del vaso, talvolta poteva estendersi oltre l’orlo o presentare un elemento decorativo tondeggiante sopra, con basso piede di appoggio rotondo e un corpo tondeggiante quasi piriforme, in particolare sulla parte finale che tende a restringersi verso l’alto, con profilo continuo senza stacco e ampio orlo per versare i liquidi. L’olpe più celebre per bellezza e raffinatezza è l’Olpe Chigi di età protocorinzia, rinvenuta in una tomba etrusca presso Veio, il corpo del vaso è ripartito in fregi, nel primo vi sono delle schiere di opliti con lance e scudi che si avviano in battaglia, nella parte centrale un episodio del mito, il giudizio di Paride e il fregio finale prima del piede del vaso rappresenta una battuta di caccia alla lepre. L’autore dell’opera ha reso gli episodi narrati con notevole accuratezza e precisione dei dettagli, creando un’opera tra le più rappresentative del periodo protocorinzio.
L’Oinochóe é una brocca di cui si conoscono molte varianti, prevalentemente presente un corpo rotondo, ovoidale, talvolta leggermente di forma ellittica, basso piede tondo e ansa a nastro che si eleva oltre il brodo, presenta un collo alto e stretto con uno stacco rispetto al corpo, a differenza dell’olpe che invece aveva un profilo sinuoso e continuo, ed orlo ampio e rialzato, talvolta trilobato, era usata anch’essa per versare liquidi, acqua o vino.
L’Hydria era utilizzata per prelevare e trasportare l’acqua, è dotata di tre anse, una specifica per versare posizionata dalla spalla del vaso all’orlo e due orizzontali posizionate ai lati del corpo del vaso, questo contenitore ha una forma tonda e ampia, con piede leggermente rialzato e collo stretto. Va citata l’Hydria attica a figure nere, oggi conservata al Museo Etrusco a Roma, su cui sono rappresentate tre donne con hydriai tra le mani in fila per prelevare acqua dalla fontana, tra loro una cerva che una della donne accarezza.
Beatrice Gargiulo
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