Ponte sullo Stretto di Messina: l’Italia si divide

Dopo l’approvazione dello scorso 6 agosto, il ponte sullo Stretto di Messina sembra non essere più un lontano miraggio.
Destinato a diventare il più lungo ponte sospeso a campata unica del mondo, il ponte sullo Stretto di Messina ha ottenuto l’approvazione definitiva del governo italiano con un investimento di 13,5 miliardi di euro e la promessa della realizzazione di migliaia di posti di lavoro. L’opera ingegneristica – da anni, motivo di dibattiti – ha suscitato a livello nazionale e internazionale non pochi dubbi e perplessità.
Ponte sullo Stretto di Messina: sogno o son desto?
Il 6 agosto 2025 il comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) ha dato il via libera definitivo al progetto del ponte sullo Stretto di Messina: “Nella seduta odierna il comitato (…) ha approvato il progetto definitivo del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria (Ponte sullo Stretto di Messina). Il costo dell’opera è di 13,532 miliardi di euro, interamente coperto con finanziamenti pubblici già disponibili a seguito delle leggi di bilancio 2024 e 2025″.
L’opera già prevista da una norma del 1971, è stata riavviata dal governo nel 2022. Il ponte sullo Stretto di Messina sarà il ponte a campata unica più lungo al mondo, di ben 3 km e 300 m: due torri di 399 m di altezza lo sosterranno; ci saranno tre corsie stradali per senso di marcia, di cui una di emergenza, due di corsie di servizio e due binari ferroviari con marciapiedi laterali pedonabili.

Un’infrastruttura che mira ad essere parte dello sviluppo del Mezzogiorno e dell’intera nazione, non solo dal punto di vista autostradale, ma anche per le reti transeuropee di trasporto e per le tratte ferroviarie in corso di costruzione o di progettazione, in particolare in Sicilia con la Palermo – Catania, la Palermo – Messina e la Catania – Siracusa. Inoltre, il ponte fungerebbe anche da asset per la difesa Nazionale nell’ambito degli impegni NATO.
Le voci contrarie
Se da un lato il progetto entusiasma, dall’altro vi sono forti opposizioni. Durante la giornata di ieri un corteo di oltre 2000 persone ha manifestato contro la costruzione del ponte definendolo “inutile e dannoso”. La protesta è stata mossa in particolar modo da fattori ambientali: lo Stretto di Messina è a tutt’oggi una delle aree più sismiche d’Europa e il rischio di un terremoto è molto diffuso; inoltre, esso potrebbe rappresentare una forte interferenza con le rotte migratorie degli uccelli e potrebbe ingenerare alterazioni dell’ecosistema marino.
Al tempo stesso si teme per l’esproprio di numerose famiglie: la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina non interessa soltanto il mare; esso comporta anche la costruzione di grandi infrastrutture a terra sia sul lato siciliano, a Messina, sia su quello calabrese, a Villa San Giovanni. La costruzione del ponte prevede aree di ancoraggio, rampe di accesso, tracciati per le opere ferroviarie e spazi temporanei per mezzi, materiali e attività operative. Secondo le stime circa 4.000 famiglie potrebbero essere interessate da espropri o da trasferimenti.
Silente è anche il timore di infiltrazioni criminali nei cantieri e nella gestione dei fondi…
Il ponte sullo Stretto di Messina rischia di essere la grande illusione del Sud: un’opera faraonica che promette sviluppo e modernità, ma che come sabbia negli occhi, distoglie l’attenzione dei veri problemi che affliggono la Sicilia e la Calabria. L’Italia ha davvero bisogno di un ponte quando ci sono ferrovie lente, servizi carenti, strade dissestate e un’economia sofferente?
L’Italia a un bivio
Il ponte sullo Stretto di Messina mira ad essere un capolavoro ambizioso: progettato per resistere a forti venti e a terremoti, è stato sviluppato grazie a contributi di ingegneri di fama internazionale con esperienza pregressa sulla costruzione di ponti di avanguardia.
Esso promette benefici economici netti: il ponte genererà un impatto sul PIL nazionale stimato in 23,1 miliardi di euro e creerà circa 36.700 posti di lavoro stabili e produrrà entrate fiscali per 10,3 miliardi.
Il passaggio dalla via marittima a quella ferroviaria e stradale inoltre ridurrà le emissioni di CO2 di circa 12,8 milioni di tonnellate, garantendo anche un incremento turistico grazie anche alle torri panoramiche e agli ascensori turistici. Un’opera, quindi, di altissimo profilo tecnico e all’avanguardia. Resta però la domanda: quante di queste parole si trasformeranno davvero in realtà e quante resteranno sospese, proprio come il ponte che ancora non c’è?
Immagine generata da IA
Antonietta Della Femina
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