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Quando la rabbia incontra il divino: il caso di Teresa Jodorowsky

Siamo onesti. In quei momenti che un uomo impara a stare al mondo e ci si sente di non avere più nulla da perdere, è lì che, forse, ci si rivolge contro il bersaglio più grande, il più intoccabile. Dio.

Giornate in bianco e nero questa settimana. Giusto qualche sprazzo di sole. E allora pensi che è finita, che finalmente abbiamo scavallato, e invece poi ti frega.

Ti frega la primavera. Da sempre. Per sempre. Oggi mi chiamo Teresa e sono una personalità dipendente. Ma la cosa che conta è che sono tante altre cose. 

Sembra un’eresia, un pensiero proibito, eppure è proprio questo il fulcro di uno dei romanzi più intriganti di Alejandro Jodorowsky, Quando Teresa si arrabbiò con Dio.

L’autore, noto per la sua mente brillante e le sue opere anticonformiste, ci porta in un viaggio dove la rabbia, lungi dall’essere un sentimento negativo da reprimere, diventa una potente forza trasformativa.

Ma chi è Teresa? E perché si arrabbia così profondamente? Teresa è un personaggio che incarna la disillusione e la ricerca di senso in un mondo che sembra averle voltato le spalle.

La sua rabbia non è un capriccio infantile, ma una reazione viscerale a ciò che percepisce come ingiustizie, silenzi divini e un’esistenza che non le offre risposte.

È una rabbia che nasce dal dolore, dalla perdita, dalla sensazione di essere abbandonata o tradita dalle promesse di un’entità superiore.

Ci è stato insegnato che la fede richiede accettazione, sottomissione, e che la rabbia, soprattutto verso il sacro, è sbagliata. 

Jodorowsky ribalta questa prospettiva. Nel suo romanzo, la rabbia di Teresa non è la fine, ma l’inizio di un percorso. È un atto di ribellione sacra, un grido che rompe il silenzio e la passività.

Rovesciando le aspettative, Teresa non cerca di placare Dio, ma di provocarlo, di costringerlo a manifestarsi, a darle delle risposte.

Questa rabbia diventa uno strumento di catarsi e liberazione. Attraverso essa, Teresa inizia a scardinare non solo le sue convinzioni su Dio, ma anche le catene interiori che la tengono prigioniera.

È come se la rabbia le permettesse di distruggere le false immagini di Dio – quelle imposte dalla tradizione, dalla paura, o dalla sua stessa immaginazione – per poi ricostruire una spiritualità più autentica e personale. Un processo doloroso, certo, ma incredibilmente liberatorio.

Il genio di Jodorowsky sta nel trasformare questa rabbia apparentemente blasfema in un atto profondamente spirituale. La rabbia con Dio di Teresa non è un rifiuto totale della spiritualità, ma un rifiuto di una spiritualità vuota, dogmatica, che non risponde alle esigenze dell’anima.

È una ricerca disperata di autenticità, un desiderio di un rapporto vero, anche se conflittuale, con il divino o con il senso più profondo dell’esistenza.

In un certo senso, il libro ci invita a riflettere sulla nostra stessa relazione con il sacro, con le figure di autorità, con le aspettative che ci portiamo dentro.

Quante volte ci arrabbiamo con le circostanze, con la vita, o con un’idea di destino? La storia di Teresa ci suggerisce che forse, quella rabbia, se canalizzata, può non essere solo distruttiva, ma anche un catalizzatore per la crescita personale e per una riscoperta di sé e del proprio posto nell’universo, al di là di ogni dogma.

E allora, Quando Teresa si arrabbiò con Dio non è solo un romanzo, ma un’esperienza che ci sfida a considerare la rabbia non come un nemico, ma come una guida inaspettata verso una maggiore consapevolezza e, forse, verso una pace interiore che nasce proprio dal confronto diretto con le nostre più grandi frustrazioni.

Che sia un inno alla resilienza umana, alla capacità di ribaltare le aspettative e di trasformare la propria collera più profonda in un motore di cambiamento radicale. La storia di Teresa è come un monito potente: è forse solo accettando e comprendendo la nostra rabbia, quella più genuina e incontaminata, che possiamo davvero intraprendere il percorso verso una spiritualità rinnovata e una piena consapevolezza di noi stessi, al di là di ogni dogma e di ogni rassegnazione.

Il limite della sopportazione viene superato e la fede, o ciò che ne resta, diventa il bersaglio di un uragano interiore. Che sia il nostro. 

Francesca Scotto di Carlo

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Francesca Scotto di Carlo

Di sé dice di essere un «cumulonembi»,testarda, indistruttibile, assertiva. Scrittrice, umanista, attivista, è una di quelle persone con la voglia di cambiare il mondo, un passo alla volta. Fai rumore, si.
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