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Chiama le cose perché restino con te fino all’ultimo

In questo periodo torna tutto a galla. Solo le parole restano sul fondo come quei pesci brutti che vivono al buio. Quelli che mi fanno tanta paura.

I buoni propositi sono ogni anno il mio momento di obbligata introspezione. Torno a galla, come un endonauta, e senza perdermi negli abissi. Dico quello che ho imparato. Ne parlo. Ne scrivo. Le parole hanno un potere unico. La mia storia è quello che offro agli altri per riconoscermi.

In principio la carnagione di tutti era nera: la specie umana si è originata in Africa, il mio indice vola alto e mi correggo, in una proto-Africa. Soltanto con le migrazioni in paesi più freddi la pigmentazione ha iniziato a schiarirsi per adattarsi a nuovi climi. Questo solo per dire che abbiamo fallito.

Non si può, non si deve parlare di razzismo. Ce lo manda a dire tutta quanta la stampa italiana, dalla destra alla sinistra. E vai di no agli articoli sulle periferie e sul disagio giovanile. Che poi, quella che per la destra è una questione di morale, per la sinistra è un vero default ideologico.

Il ruolo della stampa è quello di accogliere le storie. Non ne siamo giudici, non siamo carnefici, non siamo vittime. Siamo spettatori. E il contesto in cui avvengono gli episodi di violenza di genere è lo stesso sempre. Non è vero. Non lo è mai. Il nostro corpo lo sa. Affrontiamoci per capirci dentro e scegliamo di rifiorire.

Cosa ci attenderà nei prossimi dodici mesi? Smetteremo finalmente di fumare? Sarà questo l’anno in cui avremo un figlio? Vedrò l’Aurora Boreale? Andrà bene la scrittura del nuovo libro? Saremo felici e fieri di esserci scelti? Cadrà il governo? Non lo so. Non lo sappiamo.

Sappiamo con certezza che tutto quello che arriverà noi lo accoglieremo nell’unico modo che conosciamo. Di petto. E con una gran faccia di culo e tre quarti di sorriso stampato in faccia. Me lo auguro. E mi auguro un fiume con i pesci vivi a un’ora da casa. E di non fuggire via da te, mia velenosa Italia.

Lo faccio da quando ho memoria. Ciao anno vecchio. Come si fa a non smettere di sognare? Non ti voglio riassumere, non me la sento di descrivere la rassegnazione con cui vivo ormai ogni notizia. Portati via tutto ma non portarmi via la mia voglia di vivere e di restare.

L’augurio è di tornare. Si torna a respirare.

Francesca Scotto di Carlo

Illustrazione di Alice Gallosi

Vedi anche: Esprimi un desiderio

Francesca Scotto di Carlo

Di sé dice di essere un «cumulonembi»,testarda, indistruttibile, assertiva. Scrittrice, umanista, attivista, è una di quelle persone con la voglia di cambiare il mondo, un passo alla volta. Fai rumore, si.
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