Congedo mestruale: non un capriccio, ma una necessità

Un tabù per molti, ma il congedo mestruale è ormai una realtà in diversi paesi del mondo e, soprattutto, un diritto delle donne!
Le cose stanno cambiando, lo sappiamo.
Nei contesti più alti della società il ruolo della donna è sempre più in vista, sebbene non esente da vecchi retaggi del passato. Un po’ come si fa con diverse etnie e orientamenti sessuali, anche il ruolo della donna – della sua mente e del suo corpo – sono ancora vittime di miti ormai sfatati, ma difficili da dimenticare. E dietro ogni singola lotta messa in atto per migliorare una condizione ancora precaria, è impossibile non sentire la voce di chi pensa che “ormai avete già ogni diritto, siete incontentabili”.
Ma se ogni diritto è già stato erogato e la parità dei sessi è ormai in ogni campo, perché ci sono ancora tutte queste discrepanze?
La “parità”
Quando si parla di parità, si intende il concedere gli stessi diritti e gli stessi doveri a tutti gli individui – in questo caso di diverso genere.
È chiaro, tuttavia, come questo semplice concetto sia stato interpretato nel modo sbagliato, arrivando ad essere una corsa all’adattabilità femminile: in altre parole, tutto è stato riassunto nel pretendere che le donne, in quanto tali, dovessero vivere e comportarsi come degli uomini per avere – quasi – gli stessi diritti in diversi campi della vita, dal lavoro alla quotidianità.
Mai errore, però, è stato più fatale.
Quando il termine “parità” entra in gioco, non ha condizioni.
Non dobbiamo avere gli stessi diritti perché rispettiamo un certo comportamento, ma perché da esseri umani lo meritiamo.
Eppure, la smania di agire come degli uomini, porta al totale annebbiamento delle diversità fisiologiche che contraddistinguono uomo e donna, le stesse che in altri campi – come la maternità – vengono elogiate.
Il ciclo mestruale
Il ciclo mestruale porta con sé piccoli-grandi contro a cui le donne devono adattarsi; è basso il numero di persone che mostrano un’ottimale condizione fisica durante i giorni di mestruazione, a dispetto dell’80% delle donne che soffrono di dismenorrea ( dolore pelvico intenso e talvolta invalidante che compare in concomitanza con il flusso mestruale ed è spesso accompagnato da sintomi gastroenterici e neurovegetativi ) e il 5-15% di dismenorrea grave. Tali sintomi sono talvolta accompagnati da altri disturbi dell’apparato riproduttore femminile più gravi e invalidanti, quali endometriosi e cisti ovariche, sempre più frequenti in quest’epoca storica.
Le terapie consigliate, tuttavia, non risultano sicure a lungo termine. Una di queste è la pillola anticoncezionale combinata, che col trascorrere del tempo porta numerose controindicazioni, come l’aumento del rischio di tumore al seno, tumore della cervice uterina e di fenomeni di tromboembolismo venoso.
Congedo mestruale
Per ovviare al problema, numerosi paesi dell’Asia come la Cina, la Corea del Sud e il Giappone hanno optato per il “Congedo Mestruale”, ovvero un quantitativo di circa tre giorni di malattia al mese per le lavoratrici che soffrono di dismenorrea o endometriosi, così da concedere loro il tempo necessario per dedicarsi alla propria salute fisica senza ulteriori fonti di stress.
Paesi così distanti da noi per cultura e sviluppo economico, hanno aperto un varco importante nella vera parità dei sessi, che riconosce la donna come pari all’uomo, tuttavia con diversi bisogni e necessità fisiche.
In Italia è attualmente presente una proposta di legge su questo tipo di congedo, ma a distanza di nove lunghi anni non è stata ancora approvata, né è chiaro se questa proposta possa essere estesa anche in ambito scolastico. Eppure, i dati italiani attestano che circa il 51% delle cause di assenza scolastica di un’alunna nel nostro Stato siano dovute proprio alle mestruazioni e ai suoi disturbi.
A fallire dinanzi alla proposta di congedo mestruale è l’educazione personale, che viene impartita dalle famiglie sin dalla tenera età. È un’educazione distante dall’ascolto del corpo e della mente, un dialogo così distorto da portare a conseguenti disturbi fisici e mentali, che lo Stato italiano non riconosce come importanti e degni di attenzione.
È bene, dunque, fare un passo in avanti verso le problematiche femminili, non restando sordi dinanzi ai loro bisogni, ma educando all’ascolto del corpo e della mente.
Arrendersi dinanzi ai sintomi che precedono e fanno parte del periodo mestruale, costringendo il proprio corpo a diversi sforzi e mettendolo a tacere con l’utilizzo di medicinali, non è la strada corretta e non dovrebbe essere l’unica strada fornita alle donne.
Come in ogni percorso, è giusto concedere un’opzione più sana e consapevole riguardo tali problemi, affinché le donne possano avvalersi di un nuovo e non banale diritto: il prendersi cura del proprio corpo senza alcun senso di inferiorità e di vergogna.
Valeria Ruggiano
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