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E se un amore finisce…a chi va il cane?

Lasciare il proprio partner può risultare difficile e doloroso. Lasciare il proprio animale domestico…ancora di più! Cosa succede ai nostri amici a 4 zampe quando c’è una separazione?

L’affido di animali in caso di separazione non è disciplinato da nessuna norma del nostro ordinamento, il che ci pone di fronte a situazioni abbastanza complesse.

Un accordo orale o scritto tra partner dovrebbe essere la soluzione più naturale e logica, tanto per i padroni quanto per gli animali, e basterebbe a chiudere la faccenda. Ma la strada più semplice non è sempre quella più scelta, soprattutto in questi momenti.

Da un punto di vista giuridico, il cane (o comunque l’animale a cui si faccia riferimento) risulta essere una cosa, un bene che può essere comprato e venduto come tutti gli altri. È chiaro che oggi, a differenza di diversi decenni fa, si è sviluppato un maggiore senso di rispetto e educazione nei confronti degli animali, che ha portato anche alla costruzione di profondi legami affettivi con essi, soprattutto all’interno delle famiglie.

Cosa succede, allora, quando una coppia si separa? Chi ha il diritto di tenere con sé l’animale?

Essere l’intestatario del microchip all’anagrafe non garantisce il “possesso” del cane o gatto, perché, in questi casi, entrano in gioco altri fattori da dover prendere in considerazione, primo fra tutti il tempo e la cura che si è disposti a dedicargli.

Proprio a causa dell’insidiosità della problematica ci si rivolge spesso a giudici, in particolare quando a lasciarsi è una coppia di coniugi che stanno divorziando. Il giudice non può far altro che valutare situazione per situazione, provare a stabilire quale sia effettivamente la scelta più giusta per il cucciolo ed eventualmente fare riferimento a casi simili affrontati in precedenza. Si può scegliere di adottare gli stessi principi utilizzati in occasione di separazioni con figli: il Tribunale di Foggia, per esempio, ha stabilito che un cagnolino fosse affidato ad un dei due coniugi e che l’altro potesse visitarlo in determinati giorni e ore; oppure, c’è il caso del Tribunale di Cremona che ha concesso un affido condiviso del cane, con la divisione delle spese di mantenimento al 50%.

L’idoneità ad accudire il cane per ottenerne l’affidamento può essere dimostrata in tutti i modi tradizionalmente utilizzati, come le testimonianze o le ricevute di pagamenti di visite veterinarie. Anche la componente figli non è trascurabile in tali circostanze e va anzi analizzata e considerata accuratamente.

Inoltre, il giudice può decidere di attribuire la scelta all’animaletto in questione: lasciato libero, sarà lui a correre dalla persona che sceglierà come padrone

Maria Paola Buonomo

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Maria Paola Buonomo

Laureata in Lettere Moderne, filologa in fieri, scrivo per sperimentare e accrescere il mio ego. Tra un esame e l’altro, mi cimento ai fornelli come piano b per il futuro (ma qual è il piano a?!). Sono una fastidiosissima ritardataria cronica, ma non è certo un difetto, anzi, è il mio punto forte: vivo con calma… Nel sangue mi scorre indecisione mista ad incoerenza. Il caos è il mio spirito guida. Rispetto la natura e ogni forma di vita, tranne gli esseri umani. Condivido il cuore con il mio cane.
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