#PILLOLADICULTURAExtraPrimo Piano

Cos’è la sindrome da ristorante cinese?

A chi nella vita non è capitato di guardare delle formiche passeggiare e avere addosso improvvisamente prurito anche tra le dita dei piedi o di associare un’emicrania a qualche morbo di cui solo 1 su 1 milione ne soffre?

Nessuno è indenne all’ansia, motivata o immotivata che sia, e ancor più nessuno si risparmia i magici voli pindarici nel mondo delle malattie che solo un ipocondriaco ben allenato conosce. 

Davvero nessuno è indenne e con l’avvento dei social network un po’ tutti cadiamo vittima del panico da pseudo – malattia; “se incontrerai qualcuno persuaso di sapere tutto e di essere capace di fare tutto non potrai sbagliare, costui è un imbecille.” (Confucio) – nulla a che vedere con la vecchia e cara cultura enciclopedica -: meno sai, più visual fai e più bufale spargi lungo la tua strada. 

Ma, ahinoi, le fake news fan parte dell’animo umano da sempre, come da sempre fa parte di noi la disinformazione o l’assenza di informazione. 

Negli anni le “bufale” che si son succedute son state talmente tante che la biblioteca di Alessandria non riuscirebbe a contenerle tutte; ce n’è una a cui son particolarmente legata essendo io molto appassionata alla cucina cinese e giapponese: la cd “sindrome da ristorante cinese”. 

Ma perché sindrome? E cos’è?

Nel 1968 un lettore – il dottor Robert Homan Kwok, o tale era la sua firma – scrisse allo statunitense New England Journal of Medicine una epistola nella quale illustrava con minuzia una serie di sintomi che sperimentava con regolarità dopo aver mangiato in ristoranti cinesi. Questa lettera riscosse così tanto successo che nell’anno seguente vi fu una pubblicazione in cui si ipotizzava un nesso tra i sintomi e il glutammato del cibo. 

I sintomi presentati erano: sensazione di bruciore su tutto il corpo, cefalea, stato d’ansia, nausea – imputati ad un consumo eccessivo di glutammato (sale di sodio dell’acido glutammico; esso è presente in molti alimenti tra cui funghi, latte, pomodori, parmigiano – 1,2 grammi ogni 100 grammi), ma studi successivi hanno smentito possibili correlazioni, tant’è che nel 2018 l’ortopedico Howard Steel si smascherò come autore della lettera, affermando si trattasse di una bufala messa in piedi dopo una scommessa con un collega e che il nome del medico fosse un nome frutto di fantasia.

Al più tardi si scoprì che un medico con stesso nome e cognome era realmente esistito, ma che quest’ultimo era morto del 2014. Nessuno ha potuto chiedere lui delucidazioni al riguardo o capire se fosse o meno estraneo ai fatti. 

Nell’epoca delle fake news non è tanto sconvolgente che esse ancora ci siano – il mondo giornalistico ne è pieno – ma quanto ancora ci sia gente che prende per oro colato ciò che un Pinco pallino qualsiasi possa dire. 

Imparate a discernere la vita reale dal virtuale, la notizia ponderata e dimostrata dall’ipotesi da un esperto improvvisato. 

La cultura è un bene comune e primario, come l’acqua: i teatri, le biblioteche, i musei, i cinema sono come tanti acquedotti.

Claudio Abbado

Siate assetati, sempre. 

Antonietta Della Femina

Leggi anche: Matrimonio in Cina: per soldi o amore?

Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
Back to top button