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Tutte le volte in cui hai avuto fortuna

Fin da piccola ti hanno detto di tenere la testa bassa.

Tu seguivi gli ordini, da brava bambina.

Ti dicevano di non rispondere se qualcuno ti avesse rivolto la parola in mezzo alla strada, di non seguire nessuno, di non accettare caramelle da sconosciuti o di vedere il loro cagnolino a pochi passi da voi. Tu non lo sapevi che male potesse farti una caramella o un cucciolo di Labrador, ma hai iniziato a immaginare la paura con queste forme, perché non sapevi che altri contorni dargli. Non sapevi cosa dovessi temere, esattamente. Non sapevi che pericolo corressi, però lo sentivi.

Questa sera cammini a testa bassa, non solo per consuetudine, anche perché intenta a guardare qualcosa sul tuo cellulare. Stai tornando a casa, passi sotto dei portici. Un ragazzo va nella direzione opposta alla tua, ti sembra di sentirgli dire “bella”, ma non ne sei sicura. Te lo lasci alle spalle. La testa però torna bassa, più bassa di prima. Arrivi a dieci metri da casa tua e senti di nuovo un “bella”. Stavolta non credi di sbagliarti, ma non vedi nessuno. Continui a camminare, continui a sentire richiami da parte di qualcuno. Ora fischia. Forse chiama il suo cane, Dio fa che chiami il suo cane. Invece chiama te. Dice un altro “bella” con più prepotenza, avrà pensato che fossi sorda. Non lo sapeva, non poteva sapere che in qualche modo eri davvero diventata sorda a quei richiami, cancellati quasi in automatico, ormai, dal tuo cervello. Ti si para davanti. Ti sto seguendo da sotto i portici, dice. Pensi: allora eri tu.

Non sai cosa rispondere, balbetti qualcosa. Quella frase ti ha atterrita. Hai paura. Non di lui, non esattamente. Potresti essere ancora una volta fortunata, potrebbe essere innocuo. Hai paura perché realizzi con certezza che tutto ciò che temi, tutto ciò che accade alle tue sorelle, tutto ciò che nonostante svariate occasioni in cui ti sei spaventata hai continuato a sentire lontano, tutto quello potrebbe accadere anche a te. Hai sempre pensato di trovare modi di difenderti. A tutti piace credere di essere invincibili, di poter sfuggire alle cose, di non dover per forza subire la sorte degli altri. E invece si è come tutti gli altri. Mi ha seguita, ti ripeti, mi ha seguita per diversi metri e io non mi sono accorta di nulla.

Pensa, pensa, pensa. Non sai che rispondergli. Non sai cosa rispondi. Ti chiede il nome. Nulla di nuovo, dovresti essere abituata, dovresti sapere cosa dire cosa fare come uscire da queste situazioni. Eppure non lo sai, ogni volta. 

Non vuoi dirgli il tuo nome, non vuoi dirne uno falso. Se passasse qualcuno e ti chiamasse salutandoti? Poi si chiederebbe perché gli hai mentito, potrebbe arrabbiarsi e tu non vuoi questo. Gli dici come ti chiami. Ora ti chiederà quanti anni hai, probabilmente. Cosa fai, dove vai. Infatti. Vuole anche presentarsi, stringerti la mano. Esiti, di nuovo. Dovrebbe capire che non vuoi, ma non desiste e gliela dai, riluttante. Chiuderai in un pugno quella mano e la laverai cento volte. Vuoi andare via, perché non lo capisce? Ti guardi intorno, cerchi vie di fuga. È sera, è già buio, ma ci sono persone per strada, grazie al cielo. E sei a pochi passi da casa tua, sei al sicuro. Non sei in pericolo. Perché tremi, allora?
Arriva infine al dunque, ti chiede di fare un giro insieme. Cosa dire, cosa dire, cosa dire. È semplice: no.
È semplice?

Non ti ascolta sul serio. Insiste: cosa significa no, dai, solo una passeggiata. Torni alla vecchia scusa, che non è una scusa. Sono fidanzata, gli dici, lui mi sta aspettando. È titubante, ti chiede se è una bugia, vuole vedere una sua foto. Sorride beffardo. Perché dovresti mostrare una foto del tuo fidanzato a uno sconosciuto? Ti giuro, no, non è una scusa, sono davvero fidanzata, lo sono da tanti anni e sono felice e ora devo andare, rispondi. Allora ti saluta, dopo minuti infiniti ti saluta: sei bella, è fortunato, se va male io poi sono qua.
Ciao, grazie, gli dici. Grazie. Lo hai ringraziato perché ti ha permesso di andare via?
Non puoi ancora tornare a casa, non vuoi che veda dove abiti. Cambi strada. Controlli che non ti stia seguendo di nuovo, anche se hai paura di voltarti indietro. Un passo dopo l’altro torni a respirare.

Ti è andata bene anche questa volta.

Giulia Gennarelli

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Illustrazione di Enza Galiano

Giulia Gennarelli

Protratta verso l’arte in tutte le sue forme fin dalla culla, sono mossa da una spiccata curiosità e un incontenibile amore. Le donne, la letteratura e le lingue sono il mio mondo e l’oggetto principale dei miei studi.
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