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“Sei ciò che mangi” può farci aprire gli occhi

Su Netflix è da poco approdata la docuserie “Sei ciò che mangi: gemelli a confronto”, consigliata a chi vuole farsi un’idea generale sull’alimentazione vegetale. 

Siete alla ricerca di una docuserie da far vedere a tutti coloro i quali criticano lo stile di vita vegano? “Sei ciò che mangi” è quello che fa per voi.

Partendo da un esperimento molto curioso ed interessante, infatti, offre una panoramica generale sull’alimentazione vegana, mostrandone tutti i benefici.

Come annunciato dal titolo, infatti, un gruppo di esperti ha deciso di intraprendere un esperimento su un gruppo di gemelli omozigoti, cercando di studiare l’impatto dell’alimentazione sul loro metabolismo. Ognuno di noi, infatti, risponde al cibo in maniera diversa, a causa delle differenze nel nostro metabolismo. Questa regola è valida anche nel caso dei gemelli, che hanno un patrimonio genetico pressocché identico, oppure no?

Per scoprirlo, ad uno dei due gemelli è stata assegnata (in modo del tutto casuale) una dieta vegana, mentre all’altro una dieta onnivora. Per un periodo di tempo di quattro settimane, i soggetti dell’esperimento hanno dovuto attenersi ai pasti assegnati, senza variazioni. Successivamente, per altre quattro settimane, hanno potuto cucinare con maggiore libertà, pur continuando a seguire una dieta vegana e una onnivora. 

Al termine dell’esperimento, seppur sottolineando che otto settimane sono troppo poche per ottenere dei risultati ottimali, è stato dimostrato che i gemelli che hanno seguito una dieta vegana hanno ottenuto diversi benefici. Dalla diminuzione dei livelli di colesterolo alla riduzione dell’età biologica, è stato infatti evidenziato che gli alimenti di origine vegetale sono preziosi per il nostro corpo.

Prediligere la frutta e la verdura, abbinando l’alimentazione all’esercizio fisico, può infatti avere effetti significativi sulla nostra salute. 

Nel corso delle puntate, oltre alle varie fasi dell’esperimento, vengono intervistati anche diversi esperti nel mondo scientifico, al fine di delineare una panoramica del mondo dell’alimentazione in America.

Il quadro che emerge è estremamente drammatico, anche e soprattutto quando vengono evidenziati i danni che i prodotti di origine animale infliggono al nostro corpo e al pianeta. La carne e i derivati animali, infatti, sono ricchi di grassi saturi, che aumentano la quantità di grasso viscerale attorno ai nostri organi. In questo modo, possono provocare diverse malattie cardiache, ma anche diabete e addirittura la demenza.

Nel corso della docuserie, infatti, viene specificato che, al contrario di ciò che si pensa, le malattie cognitive come l’Alzheimer e la demenza sono provocate (nella maggior parte dei casi) da uno stile di vita sbagliato e non da predisposizioni genetiche. 

Negli Stati Uniti, inoltre, è stato largamente dimostrato che la dilagante presenza dell’obesità è legata ai deserti alimentari, che consistono in vaste aree urbane (spesso degradate) in cui la popolazione non ha accesso ad alimenti freschi e salutari. Al posto dei supermercati forniti di frutta e verdura, infatti, ci sono fast food e minimarket, che hanno la possibilità di vendere solamente alimenti processati e a lunga conservazione.

Per quanto riguarda gli allevamenti intensivi, inoltre, vengono mostrate diverse realtà drammatiche, in cui gli animali vivono in spazi estremamente ristretti. Al fine di crescere velocemente, vengono costretti ad assumere grandi quantità di cibo, oltre a venir sottoposti a modifiche genetiche. Per scongiurare la presenza di malattie infettive, inoltre, vengono utilizzati gli antibiotici che però, come sottolineato nella docuserie, sono estremamente dannosi.

Questo poiché gli animali potrebbero sviluppare dei batteri resistenti a tali antibiotici, portando ad infezioni che sarebbe impossibile curare. La carne può, tra le altre cose, essere un facilissimo veicolo di malattie. A sostegno della dannosità degli allevamenti per il pianeta, poi, viene evidenziato l’enorme perdita di foreste che sta interessando l’Amazzonia, al fine di creare spazio per i bovini.

Questo documentario dedica un altro grande spazio all’industria ittica, che viene descritta come estremamente dannosa da tutti i punti di vista. Come succede negli allevamenti di terra, infatti, i pesci industriali vengono ammassati in spazi ristretti, liberando virus e batteri che si diffondono a macchia d’olio, per poi finire sulle nostre tavole.

Nel caso dei salmoni selvatici, per giunta, quelli che si trovano vicino agli allevamenti muoiono a causa delle tossine rilasciate nell’acqua. Viene inoltre spiegata l’importanza di riconoscere un salmone selvatico da uno d’allevamento. Quest’ultimo, infatti, è molto più grasso e dannoso alla nostra salute. 

Sei ciò che mangi”, pur essendo stato etichettato come un vero e proprio slogan vegano, è un documentario da vedere. Può sicuramente non far cambiare idea agli onnivori più convinti. Allo stesso tempo, però, potrebbe farci aprire gli occhi su scelte alimentari più consapevoli, spingendoci a scegliere almeno un’alternativa “veggie” in più quando andremo al supermercato. 

Stefania Berdei

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Stefania Berdei

Classe 2000, scrivo di tutto ciò che solletica la mia fantasia. Studio Mediazione linguistica e culturale, poiché penso che la diversità e la ricchezza culturale siano il motore del mondo. In attesa di un ritiro spirituale su un’isola tropicale, cerco di essere ogni giorno la versione migliore di me stessa. Nel resto del tempo, mi nutro di serie televisive, film e libri.
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