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Mental breakdown: sintomi e rimedi

Auguro a tutti almeno una volta nella vita di avere una persona con cui poter essere se stessi, una persona a cui poter dire tutto ciò che vi passa in mente, una persona a cui poter confidare i vostri segreti e i vostri timori più reconditi.

Io ho la fortuna di avere questa persona, ma ancor prima ho avuto la scrittura che era per me un’amica, una confidente silente.

Nel corso degli anni ho iniziato più volte a scrivere in un diario le mie giornate, ma non sono mai riuscita a portare avanti questo progetto: sono nata e cresciuta in una famiglia dove mostrarsi deboli non era un atto compreso ed accettato facilmente.

I miei genitori hanno avuto un’infanzia ed un’età adulta complessa, ricca di dolore e nelle loro famiglie non vi si poteva concedere il lusso di essere deboli, di fermarsi a respirare. Fortunatamente il loro carattere, con la nascita mia e di mio fratello, è andato a ricevere numerose limature e a divenire da spigoloso, comprensivo.

Spesso nei momenti di crisi i miei genitori sono stati i primi a invogliarmi a fermarmi, a concedermi una pausa; “quando c’è la salute, c’è tutto” ed è solo ora che confermo e credo in questa affermazione. Pur avendo un tetto sulla testa, delle persone che mi amavano, un lavoro e serenità in ogni campo, c’è stato un momento in cui avrei voluto mollare la presa, lasciare tutto e volare in terre lontane, dove nessuno mi conosceva. Dopo un percorso di seria introspezione personale, tanta pazienza e tanti mantra ripetuti all’infinito fino al cedere tra le braccia di Morfeo, ho ritrovato me stessa (tuttora mi sto cercando). 

Ma diavolo, quanto è brutto non aver contezza di ciò che sta succedendo! Il mio corpo, la mia testa, viaggiavano senza che io potessi avere controllo; il mio cuore rimbombava senza mai acquietarsi. Ero succube dell’ansia e anche in piena notte mi svegliavo con mille parole che mi trascinavano verso il fondo. Ho sempre provato a chiedermi cosa stesse succedendo; ero in una fase di Mental breakdown.

Comunemente chiamato “esaurimento nervoso”, il Mental breakdown presenta i più comuni sintomi dopo un periodo di grande stress: mal di testa, difficoltà a riposare, extrasistole, ansia… 

Inutile entrare nel loop associando lo stress quotidiano a questa determinata situazione medica; bisogna preoccuparsi se lo stato è prolungato o se abbiamo la sensazione che esso possa non passare con un più comune riposo, sia fisico che mentale. Tanti sono i campanelli d’allarme, ma una volta appurato di cosa si tratta bisogna trovare, anche con l’aiuto di uno specialista, la terapia più adatta a noi.

Molteplici sono le piccole azioni quotidiane che possiamo eseguire per evitare l’ingresso in questo circolo vizioso: concedersi del tempo da dedicare a se stessi, chiudere il lavoro e le sue problematiche al di fuori della propria abitazione, avere il rispetto per se stessi e per i propri bisogni, applicare nella vita di tutti i giorni un po’ di sano egoismo, normalizzare i pensieri negativi e far di essi uno sprono a migliorarsi, stare all’aria aperta e “muoversi” (i famosi 4 passi bastano), seguire un’alimentazione equilibrata così da non avere alcun tipo di scompenso o eccesso.

Al tempo stesso vi sono anche dei rimedi qualora non riuscissimo ad attuare tale prevenzione; come la natura ci insegna vi è cura ai mali del corpo così come dell’anima, della mente. Nell’ultimo decennio la salute mentale ha raggiunto l’importanza che da sempre meritava e di pari passi si è cominciato a parlarne più spesso e con molti meno tabù.

Il primo passo verso la guarigione è l’accettazione, la consapevolezza di non riuscire a farcela da soli; il secondo step è parlarne (se il proprio compagno, la propria compagna, un amico, un familiare, non basta bisogna chiedere l’aiuto di uno specialista, di un terapeuta – spesso parlare ad uno sconosciuto ci viene molto più facile del parlare a qualcuno che ci conosce). 

Il resto viene da sé: c’è chi trova consolazione e risposte nella letteratura, chi nella musica, chi nello sport e chi in uno psicoterapeuta. Nessuno di noi è uguale a un altro: abbiamo tempi e modi diversi di approcciarci e di aprirci al mondo. 

Basta solo imparare ad ascoltarsi.

Antonietta Della Femina 

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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